Dove finisce il messaggio di body positivity e dove comincia l'accettazione sociale dell'obesità? Perché i problemi alimentari legati al sovrappeso sono percepiti così diversamente dall'anoressia? La cover di Vanity Fair di Vanessa Incontrada è davvero un messaggio positivo per l'accettazione del proprio corpo? Ne abbiamo parlato con il Dott. Attilio Paolo Buccomino, chirurgo estetico, che ci ha detto la sua sulla pericolosa linea di confine tra body positivity e obesità.
In questi giorni si sta parlando moltissimo di Vanessa Incontrada e del suo messaggio di body positivity lanciato attraverso la cover di Vanity Fair. Come giudichi l'approccio a questa tematica?
La cover di per sé ha senz’altro l’obiettivo di trasmettere un messaggio positivo, con il tentativo di sensibilizzare il pubblico a un problema reale come quello degli stereotibi di bellezza. Fin qui tutto chiaro, ma dal mio punto di vista spesso si fa un po' di confusione tra il cercare di migliorarsi - rendendo il proprio aspetto più armonioso, magari ricorrendo anche alla chirurgia - e il doversi trasformare in modelle a tutti i costi. Noi medici sappiamo bene che la maggior parte delle donne ha solo il desiderio di "mettere a posto" alcuni inestetismi che rendono difficile l’accettazione delle proprie particolarità, e in questo non c'è nulla di sbagliato.
Cosa c'è che non va quindi?
Si tenta di normalizzare un'immagine attraverso una fotografia che è comunque chiaramente modificata. Il corpo della protagonista risulta privo di inestetismi, fatta eccezione per il leggero sovrappeso: non ci sono rughe, smagliature, iperpigmentazioni, cellulite... tutte cose abbastanza comuni in una donna ‘normale’. Se l’intento era quello di fare una copertina vera, senza filtri, credo che avrebbero dovuto farlo fino in fondo, senza dover ricorrere a fotoritocchi. In questo modo sarebbe passata meglio l’idea di cui sopra, che ha spinto gli autori del servizio a creare un prodotto editoriale del genere.
I messaggi di body positivity sono sempre positivi? O si rischia di sfociare in qualcos’altro?
Dal mio punto di vista passa troppo spesso un’immagine errata: l’accettazione dell’obesità è errata e far passare come normale il sovrappeso o addirittura l’obesità è sbagliato. Al mondo in qesto momento, secondo i dati OMS, le persone che soffrono la fame sono l’11% della popolazione mondiale (820 milioni di persone). Nel mondo gli obesi sono circa 2 miliardi, ossia 1 abitante su 4. L’obesità è considerata un indice importante per quanto riguarda l’incidenza delle malattie oncologiche (l’obesità aumenta di circa di 15 volte la mortalità dovuta a tumori del colon, del pancreas, dell’endometrio, ecc.). Tutte queste malattie sono derivanti dagli incrementi del deposito di grasso, principalmente quello viscerale. Nelle donne abbiamo anche l’aumento degli estrogeni che il tessuto adiposo crea, causa di incremento del tumore mammario e dell’endometrio. A fronte di questi dati cambia la visione che abbiamo riguardo all'accettazione dei corpi, anche perchè alle malattie tumorali seguono quelle del muscolo scheletrico, dovute dal peso, quelle endocrinologiche e quelle cardiache. Teniamo presente che solo in Italia il 9% della spesa sanitaria è legata alle malattie da sovrappeso. In ultimo vorrei fare un esempio chiarificatore di molte delle iniziative di questo periodo: la campagna "I'm no angel" del brand Lane Bryant, con protagonista la famosa modella curvy Ashley Graham era una vera e propria strategia di marketing legata alla commercializzazione di prodotti per il mondo curvy.
Quindi percepiamo in modo diverso due problemi alimentari, che riguardano comunque il corpo, come l'anoressia e l'obesità?
Sì. In sostanza i media attaccano l’anoressia ma sostengono il modello curvy: per me sono due facce della stessa medaglia, in entrambi i casi si nasconde un problema ma fa più scalpore l’immagine di una modella pelle e ossa rispetto a una ‘in carne’, come se tutto ciò rappresentasse una forma di ‘benessere’ e non un problema fisico altrettanto pericoloso.