Continua a far parlare di sé il mediomassimo statunitense Jon “Bones” Jones per le sue “attività” extra-ottagono. Il campione più dominante della storia della UFC non riesce a scrollarsi di dosso l’etichetta di persona esageratamente folle e ne combina un’altra. È infatti apparso sul suo profilo Instagram un inquietante video dell’atleta mentre si dilettava nella caccia al cinghiale direttamente sopra ad un elicottero McDonnell Douglas MD-530FF.
“One shot, one kill, lots of bacon” questo il titolo dei quindici secondi di follia, rimanda al colpo secco con il quale ha freddato l’animale che, più precisamente, si trattava di un Pècari, mammifero simile appunto al cinghiale, ma appartenente alla famiglia dei Taiassuidi specie che vive prevalentemente nel Nord America, nata da un’introduzione accidentale dei maiali da parte dei primi coloni americani. Un colpo secco e deciso, come recita anche il titolo, sparato con un fucile semiautomatico che potrebbe ricordare un AR-15 vista la particolare configurazione allungata del calcio. Non contento ha poi postato una foto col trofeo di guerra appena conquistato. Immediata la reazione divisa del pubblico social tra chi elogiava il colpo sottolineando come questi animali siano dannosi per gli agricoltori e le indignazioni per aver ucciso a sangue freddo un essere vivente innocente.
Pronta la risposta di Jon Jones che si è scusato, ma non troppo: “Mi dispiace se questo video ha turbato qualcuno di voi, ma allo stesso tempo sono eccitato per la carne che porterò ad Albuquerque. Scommetto che la metà di voi offesi ogni weekend mangia salsicce e bacon”. Un altro scivolone dunque per una leggenda delle arti marziali miste la cui attenzione mediatica del fuori è riuscita a superare i titoli vinti. Le sue uniche due sconfitte sul campo, per esempio, sono arrivate per squalifica, una contro Matt Hamill per aver sferrato gomitate discendenti al volto vietate dal regolamento e l’altra dopo la vittoria nel 2017 contro Daniel Cormier, per essere risultato positivo al Turinabol, uno steroide anabolizzante. L’inizio dei suoi problemi a cavallo del 2015 quando pochi giorni prima di un match era stato multato con 25mila dollari per la positività alla cocaina. Pochi mesi dopo, invece, fu coinvolto in uno scontro con tre auto per essere passato con il semaforo rosso, fratturando un braccio ad una donna incinta abbandonando poi la scena dell’incidente. All’interno della macchina saranno trovati resti di marijuana ed una pipa per fumarla. Jones si consegnerà spontaneamente un giorno dopo venendo arrestato e rilasciato su cauzione. A luglio dello stesso anno si giocherà la possibilità di vincere il titolo fallendo il testo antidoping dell’USADA che gli rifilò 15 mesi di squalifica.
Dopo segnali di ripresa ad una vita normale, è arrivata a giugno 2020 quando il boss della Federazione, a causa dei problemi legali del mediomassimo, si è rifiutato di offrirgli un nuovo contratto portando lo statunitense a ritirarsi provvisoriamente dalle scene. Chi vive di quello sport però è uno squalo ed il sapore della gabbia è troppo forte per privarsene tanto che sarà il number one contender (si parla di metà del 2021) per il titolo dei massimi. Un salto di categoria per chi detiene il record storico di difesa di un titolo e a soli trentatré anni ne ha combinate di cotte e di crude.
Bad Boy può anche andare bene, leggenda perché le qualità nell’ottagono sono inequivocabili. Ma è giusto continuare a dare spazio a chi dovrebbe essere (e non lo è) un esempio per uno sport già di per sé considerato crudo e non educativo? È chiaro che quando la card degli incontri recita Jon Jones tutto il mondo sarà di fronte allo schermo, ma è davvero così necessario?