Nei giorni scorsi in piazza San Giovanni della Malva, nel quartiere romano di Trastevere, è stata installata nell'ambito di un progetto artistico temporaneo una statua dedicata alla porchetta, un’opera in marmo raffigurante l’animale intero, pronto per essere fatto a fette. La creazione aveva l’obiettivo, secondo l’autore Amedeo Longo, di rappresentare una delle pietanze più popolari della tradizione culinaria del Lazio. Prevedibili gli attacchi degli animalisti e altrettanto prevedibili le reazioni degli antianimalisti, massimamente rappresentati da Giuseppe Cruciani.
“La Lega Anti Vivisezione, che di tutt’altro si dovrebbe occupare – ha scritto il conduttore della Zanzara su Libero – ha messo in scena una manifestazione, avete capito bene, una manifestazione contro la statua etichettandola come «un monumento dedicato all’olocausto animale». Olocausto animale, testuale. Altri fenomeni hanno protestato per «l’insulto al valore della vita di tutti gli esseri umani». Il portavoce di un’altra associazione ha dichiarato, invece, che il maiale marmoreo della statua «offende la sensibilità di trecentomila romani vegani e vegetariani, rappresenta un insulto al valore della vita degli animali esseri senzienti, al loro sacrificio forzato in nome di una preferenza alimentare nemmeno necessaria ma solo egoistica». Il presidente di Animalisti Italiani, tal Walter Caporale, dopo aver dato del «poveretto» all’autore della statua, ha spiegato quasi in lacrime che «i maiali sono tra gli animali più sfruttati dell’industria zootecnica, sottoposti a pratiche crudeli, mutilazioni illegali, somministrazione massiccia di antibiotici». E poi ancora «vengono abbandonati al loro destino, finché, esausti, si lasciano morire oppure vengono trascinati con un cappio all’esterno dell’allevamento, tra spasmi e grida di dolore». «Gli animali non sono panini», tuonava un altro. E mentre il povero scultore veniva sommerso di insulti e minacce di morte su Internet, al culmine della contesa si registravano altre prese di posizione decisive: un consigliere comunale ambientalista parlava con ribrezzo di «statua di un cadavere nel centro di Roma», l’ennesima organizzazione per la protezione di volatili e bestie ricordava a tutti che «la porchetta non è che un cucciolo di maiale arrostito intero per poi essere affettato», una ribalda vegana annunciava il prossimo abbattimento dell’oltraggio alla civiltà. Dall’altra parte nemmeno una debole difesa si accennava, tanto era lo spiegamento di forze degli anti porchetta. E così, alla fine, di notte, gli imbecilli che si sono autoproclamati difensori degli animali, hanno imbrattato la statua di vernice e hanno costretto le istituzioni a rimuoverla. Hanno vinto i cretini, ma la porchetta vive e combatte ancora insieme a noi”.
La statua invece per fortuna non c’è più, ed è un bene perché, con buona pace dell’autore, non è che ci faccia proprio impazzire (tutt'altro a dire la verità). Il rischio però è che in qualche modo e da qualche parti l’opera possa ritornare: “Abbiamo deciso di rimuovere la statua solo per restaurarla. Il suo destino – ha detto la presidente del I Municipio di Roma, Sabrina Alfonsi, dopo aver fatto i complimenti all’artista per aver suscitato un dibattito – sarà comunicato tra qualche giorno”.
Per Cruciani “si può discutere all’infinito del valore culturale di codesta statua, della sua bellezza o della sua bruttezza, ma nel mondo dell’arte tutto è estremamente relativo e quello che può sembrare uno scempio oggi può invece trasformarsi in un gioiello domani”. Giusto.