A come Argentina, A come Aprilia che fa la pole e A come Aprile che è appena cominciato, ma anche A come “a Aprile in Argentina, mentre l’Aprilia faceva la pole, abbiamo capito una cosa”: la vera leggenda della MotoGP è Carmelo Ezpeleta; altro che Valentino Rossi e Marc Marquez.
Uno che non molla mai, uno a cui ne sono capitate negli ultimi anni più di quante ne sono capitate a Marc Marquez stesso; basta Pensarci un attimo: il Covid, Vale che smette, Marquez che si rompe, poi la guerra, Marquez che si rompe ancora, la crisi che imperversa e, adesso, pure gli aerei che non arrivano.
Grandi noie e piccoli guai che avrebbero scoraggiato chiunque, soprattutto a quell’età lì e dopo una vita di successi passata a macinare grana e consensi per la sua Dorna; in Argentina il buon Carmelo s’è ritrovato pure a fare i conti con l’assenza dell’ingrediente indispensabile delle gare in moto: le moto che non erano arrivate, per via di alcuni problemi agli aerei cargo che avrebbero dovuto recapitarle a Termas de Rio Hondo! Gara annullata? Manco per sogno: don Carmelo non s’arrende.
Un eroe con la faccia da Bettino Craxi e i maglioncini di un viola improponibile, ma con l’animo di un Prometeo che, dopo aver donato ai comuni mortali il sacro fuoco della passione per le corse in moto a livello globale , s’è dovuto sobbarcare la punizione di vedersi logorato ogni volta da un qualche guaio e ogni volta rigenerarsi in tempo per il prossimo spettacolo.
Resilienza, direbbe qualcuno; resistenza, direbbe qualcun altro; ezpeletismo, viene da dire a noi! Quando il mondo è finito in ginocchio per via del Covid, tutti piangevano, tutti contavano i soldi che non c’erano più e Carmelo Ezpeleta tesseva rapporti mentre redigeva un calendario, fino a mettere in piedi una stagione che comunque ha avuto una sua dignità.
In quel momento avrebbe potuto sentirsi un dio, invece s’è ritrovato con Marc Marquez fuori dai giochi sin dalla primissima gara a Jerez e pure con qualche polemica sulla spettacolarizzazione e sulla mancanza di umanità verso i piloti: don Carmelo se ne è letteralmente sbattuto, è andato avanti senza pesi mentali e pure senza pugnette varie e mentre il mondo cancellava eventi, lui, casomai, li sostituiva.
Miracoli di un manager spagnolo che sarà pure antipatico, ma che a pensarci bene sarebbe da volerlo come sindaco della città di residenza, o presidente del consiglio, oppure capo del mondo; Carmelo Ezpeleta bisognerebbe mandarlo a fare due chiacchiere con Putin, stai a vedere che lo convince a farla finita e anche con Zelens'kyj, a cui farebbe capire un sacco di cose, magari con l’aiuto di Michelin.
Arte e artigianato, dentro un uomo che ormai è arrivato alla sua età, ma che è sopravvissuto pure alle leggende che lui stesso ha creato; a Valencia l’aveva detto: la MotoGP ha un futuro oltre Valentino Rossi e se da una parte è vero che i numeri sono in calo a livello di audience in TV, dall’altra è altrettanto vero che gli investimenti degli sponsor e gli incassi di Dorna non sono poi così diversi quest’anno rispetto al passato.
Seneca diceva che nessun porto è favorevole al marinaio che non sa dove vuole andare; Carmelo Ezpeleta ha fatto di più: ha piegato i venti alle sue direzioni, che è più di vincere nove mondiali come Valentino Rossi, otto come Marc Marquez o anche 15 come Giacomo Agostini: è avere visione, è saper tenere botta quando c’è tempesta e capire il momento in cui ripartire, senza cambiare meta, magari mutando solo un po’ la rotta e senza imporsi una direzione.
Tutti, nel 2015, abbiamo pensato che il pasticcio del biscottone, quell’epilogo così tremendo di una stagione di sport, avrebbe segnato la fine anche del boss della MotoGP, che invece sta lì, perché ha saputo uscire pulito e distaccato pure da una roba del genere; con l’atteggiamento sornione di un padre che sgrida due suoi figli e, contestualmente, gli strizza l’occhio ringraziandoli: si chiama furbizia, si chiama lungimiranza, si chiama capacità.
Ragazzi, questo è un fenomeno vero! Un immortale autentico, ce ne siamo accorti da un po’, ma la prova c’è arrivata adesso, con questa storia del GP d’Argentina contratto su due giorni, quando tutti avrebbero annullato o, al limite, spostato al lunedì.
Oggi, invece, è sembrata una domenica normale e quasi nessuno s’è ricordato di quello che è successo venerdì notte, quando nel paddock c’erano la metà delle moto e pure la metà dei box allestiti.
Carmelo ha detto che si sarebbe corso e s’è corso: “La guerra non ci sta aiutando – ha spiegato – ci sono problemi, chiaramente, anche nei trasporti. Ma la guerra ne porta così tanti di problemi che noi delle corse in moto dobbiamo arrangiarci e andare avanti lo stesso per come si può” - un modo saggio per ottenere un fine che magari non sarà saggio, ma è business: lo spettacolo che deve andare avanti.
Opportunità da cercare anche nel negativo, anche nel contrario e avverso, quindi, come filosofia di uno che fa il manager, ma che è più pilota dei suoi piloti: frenare forte e dopo e aprire il gas prima e con la dovuta gradualità, analizzando i momenti, studiando l’ambiente e adattandosi alle circostanze.
L’ha fatto anche quando Valentino Rossi ha detto che avrebbe smesso, l’ha fatto anche quando s’è ritrovato di nuovo pure senza Marc Marquez, ma finendo due gare con due vincitori diversi, e entrambi inaspettati, nei primi due GP della stagione e con una Aprilia in pole position nel terzo: come se il destino avesse voluto ricordare proprio a Carmelo Ezpeleta che è vero che la fortuna aiuta sempre gli audaci.
In nome di un mantra: andare avanti senza che i pensieri diventino pesi mentali e sfruttando le circostanze come fossero venti per un marinaio che ha scelto la meta, anche se non la rotta e nemmeno la direzione esatta.
Nulla piega Carmelo e noi uno così lo chiamiamo “leggenda”, perché poi, a pensarci bene, le leggende che osanniamo regolarmente (vedasi Rossi o Marquez o gli altri della storia recente delle corse in moto) sarebbero stati solo sportivi senza Ezpeleta, che ha meriti più grandi: il merito della visione.
Alla prossima grana, mitico Carmelo!