A casa ho una bacheca in cui attacco tutto quello che leggo in giro, veramente qualsiasi cosa. Ci vado in pellegrinaggio almeno una volta al giorno e spesso, non dicendomi niente, mi spiega tutto quello di cui ho bisogno. Mesi fa ci attaccai un commento visto sui social, sotto a una vecchia fotografia di Sebastian Vettel ai tempi del dominio Red Bull.
“Ma voi ve lo immaginate Vettel vestito di un altro colore? No perché a me fa impressione vederlo con i vecchi colori della Red Bull, non riesco neanche a pensare a come sarà il prossimo anno, in un altro box, con una tuta che non sia quella Ferrari”.
Oggi è il giorno giusto per tirarlo fuori, quel bigliettino. Nella prima di tre giornate che avranno il sapore aspro della malinconia e la consistenza tremenda della consapevolezza. Domenica Sebastian Vettel correrà la sua ultima gara come pilota Ferrari dopo sei anni di gioie e dolori. Il terzo pilota più vincente della scuderia dopo Schumacher e Lauda lascerà casa.
Nessuno è pronto, nemmeno lui.
Si piangerà tanto ad Abu Dhabi, si piangerà tanto nelle case di chi Vettel lo ha amato, lo ha maledetto per non aver riportato a Maranello un sogno che sembrava alla sua portata e poi, alla fine, lo ha perdonato. Così come lui, Sebastian, alla fine ha perdonato la Rossa.
Sono i più grandi amori quelli capaci di farti più male, no?
E negli ultimi anni Vettel non aveva più la rabbia del pilota, ma la delusione di un amante ferito, sconfitto, deluso. Si sono dovuti dire addio malamente, con una telefonata al retrogusto di tradimento, per poter accettare la fine di una storia d’amore che non aveva più vie d’uscita.
È giusto, è il momento di cambiare. Per la Rossa, che punta sui giovani, per Sebastian, che in una nuova realtà potrà cercare la redenzione, o solo divertirsi ancora un po’ prima di andare in pensione, con la consapevolezza di aver dato tutto in uno sport di cui, per anni, è stato protagonista e monarca assoluto. È giusto, per Ferrari, per lui, per i tifosi, per Leclerc. Ma, alla fine, la domanda su quella bacheca rimane la stessa: voi ve lo immaginate Vettel vestito di un altro colore?
E nella retorica di una domanda che non ha niente a che fare con i motori, i giri veloci e i record da battere, quella risposta non fa più paura.
No, io Vettel non riesco a immaginarlo vestito di nessun altro colore. Forse perché una volta che ti vesti Ferrari poi ci rimani incastrato dentro, nel bene e nel male. Forse perché le storie così, fatte di delusione ma di amore sconfinato, sono quello che fanno grande questo sport.
O forse solo perché Sebastian Vettel, di rosso, sarà davvero sempre vestito. Almeno un po’.