Metto le mani avanti: molti di voi mi offenderanno, giudicheranno quello che sto per dire come oltraggioso, un’offesa allo sport più bello del mondo. Direte che questo è il campionato più combattuto e interessante degli ultimi anni, che i piloti che se lo stanno lottando meritano lodi e rispetto (verità sacrosanta, ci mancherebbe). Ma ci sono dei "ma" giganteschi. A cominciare dal fatto che il leader del campionato, Joan Mir, è tale non solo senza aver mai vinto una gara ma anche senza aver mai lottato per vincerla davvero. Così ieri pomeriggio, finito il GP di Aragona, ho pensato che questa non va chiamata MotoGP, ma è come se fosse una Moto2 potenziata. Una nuova versione della Moto2, la Moto2.1.
È normale che il momento di massima attenzione della programmazione di ieri sia stato quando Guido Meda e Sanchini hanno chiamato al telefono Valentino Rossi prima della partenza della gara? No, non lo è. Se poi alla mancanza di Vale, aggiungiamo quella di Marquez, la depressione di Dovizioso e l’assenza di personalità e rivalità forti all’orizzonte ci accorgiamo che il rischio, per il futuro, è quello di andare incontro a un campionato solo per appassionati nerd.
E questo ce lo possiamo permettere? No. Non se lo può permettere la Dorna, non se lo possono permettere le televisioni, non se lo può permettere la MotoGP in generale. Che invece ha bisogno di piloti forti, con i quali identificarsi, iconici; piloti che superano i confini del motorsport e arrivano fino ai bambini, alle casalinghe, a chi le moto non le segue. Altrimenti il rischio è quello di crogiolarsi nella nicchia e questo noi che amiamo il motociclismo semplicemente non lo vogliamo.
Provate a immaginare se Valentino e Dovizioso fossero in testa a lottarsi il campionato che putiferio e seguito ci sarebbe. E invece no. Questa stagione potrebbe diventare un’occasione persa. Forse lo è già. È vero, Dovizioso è ancora lì a 15 punti dalla testa, ma i presupposti non fanno sperare niente di entusiasmante da qui alla fine. E invece siamo costretti a entusiasmarci per una rimonta di Alex Marquez, a spiegare chi sono i primi tre sul podio ai nostri figli o ai nostri genitori distratti (“Rins? Ma chi è?” quante volte ve l’hanno già chiesto in queste ultime 24 ore?).
E badate bene, spero di sbagliarmi e tra quattro gare di essere qui a parlare di un Dovi campione del mondo. Ma così non sarà, qualcosa me lo dice. Per questo tifo tantissimo Morbidelli perché Morbido ce l’ha il carisma, la storia, la faccia per conquistare i cuori di tutti, non solo degli appassionati. Quello su cui però sono sicuro di non sbagliarmi è che una MotoGP così non scalderà i nostri cuori a lungo. Ripeto, potrà scaldare i nostri, ma il sistema ha bisogno di gente che vada oltre gli appassionati e arrivi fino a chi è appassionato non è. Ecco il motivo principale per cui c’è bisogno di una vera MotoGP e non di una Moto2.1. E ora avanti con le offese, siate clementi.
Se siete arrivati fino a qui seguiteci anche su Facebook e su Instagram