L'immagine più vivida prodotta dalle qualifiche della MotoGP ad Aragon è quella di Andrea Dovizioso che entra nel suo box lanciando i guanti in un angolo per poi camminare a passi svelti verso il suo motorhome. Per un attimo sembra un déjà vu di quanto fatto da Miller in Francia, ma i motivi sono completamente differenti.
Dovizioso ha infatti mancato l'accesso alle Q2 anche -ma non solo- per via del compagno di squadra, che sfruttando la sua scia durante tutto il turno è riuscito a far segnare il miglior tempo nelle Q1. La ragione, come spesso accade, è nel mezzo: Danilo Petrucci non ha colpe, deve correre per sé stesso e come in ogni sport è giusto cercare il miglior risultato possibile con tutti i mezzi a disposizione. D'altro canto Dovizioso è tra i quattro pretendenti al titolo mondiale, e partire così indietro (aprirà la quinta fila) non aiuta di certo quando le Yamaha, a cominciare dal leader in classifica Fabio Quartararo, partiranno dalle caselle che contano.
Va detto che Ducati non ha imposto i famigerati ordini di scuderia, ma anche che Petrucci è entrato nella squadra ufficiale con tutto l’appoggio da parte del Dovi: allenamenti, cene e tanto tempo passato assieme per consolidare squadra e amicizia. Tuttavia la MotoGP consuma più rapporti umani che benzina e, per quanto si possa pensare il contrario, le cose non cambieranno mai.
Lo ha spiegato bene Joan Mir in un'intervista dopo il podio di Misano, quando ha superato Valentino Rossi all'ultimo giro: “lui è il mio idolo, ma quando sei in pista vedi solo un oggetto. Un oggetto che vuoi superare il più in fretta possibile”. Dovizioso e Petrucci correranno uno contro l'altro e solo chi arriverà davanti avrà ragione, perché le corse sono così. Ma come è accaduto in innumerevoli occasioni una volta fuori dai circuiti, dalla stessa squadra e nella stessa situazione, è impossibile pensare che i due non si ritroveranno per scherzarci su: ricordate Agostini e Lucchinelli, rivali anche nella vita? ora sono due vecchi amici che si scambiano scherzi e ricordi.
Dovendo scommettere forte, potremmo dire che anche Valentino Rossi e Marc Marquez (tra vent’anni!) si ritroveranno a bere il famoso whisky al Roxy Bar, lontani dalla rivalità di un tempo ma vicinissimi nella passione di sempre. La verità è che un circuito, se sei un pilota, può tirare fuori da te il peggior egoista e chi corre per vincere lo sa bene: Luca Marini e Marco Bezzecchi sono amici veri, ma ricordate a Misano, quando Pablo Nieto osservava incredulo i monitor mentre i suoi piloti si scambiavano posizioni come fossero figurine? l'amicizia, in quei momenti - anche se Luca era in testa al mondiale ed ha un fratello che per Marco è una divinità- non esiste. Ci sei solo tu, la tua moto e degli oggetti davanti che vuoi spostare.
Tornando indietro con la memoria non può che venirci in mente uno dei duelli più iconici del motomondiale, visto dalla Casanova-Savelli con un cartello azzurro con su scritto Bulirone 75 sotto un temporale estivo, reso sopportabile soltanto dallo spettacolo in pista. Perché Marco Simoncelli e Mattia Pasini si giocano il primo gradino del podio per il GP d'Italia al Mugello. Loro che sono amici e corrono insieme dai tempi delle minimoto, quando il papà di Mattia aveva preso in squadra Marco, si scambiano le posizioni senza un occhio di riguardo, anzi. Dentro al casco vuoi solo fregare il tuo avversario, non conta nient'altro. Perché in MotoGP conta arrivare davanti. Davanti al compagno di squadra, al rivale di sempre e anche a chi ti ha invitato a cena la sera prima. Perché se non sei disposto a farlo, in MotoGP non ci arrivi. In fin dei conti però, siamo convinti di una cosa: storie del genere uniscono, come litigare con l'amico di sempre per la stessa ragazza. Prima o poi lei se ne andrà con un altro e a quel punto si tornerà un po’ più amici di prima.
Se siete arrivati fino a qui seguiteci anche su Facebook e su Instagram