La conosciamo tutti come la giornalista tv che alla guida di Report fino al 2017 ha denunciato politici corrotti, imprenditori disonesti e ogni sorta di magagno pubblico o privato. Serissima, austera, competente e pratica, senza luci da studio a piallarle la faccia o completi di lusso selezionati appositamente per lei da uno stylist (non a caso tra i titoli di coda del programma compariva la curiosa dicitura “I vestiti di Milena Gabanelli sono i suoi”). Adesso Milena Gabanelli non conduce più Report ma rimane comunque il programma che l’ha fatta conoscere al grande pubblico e che le ha tolto anche qualche ora di sonno: «Il peggior programma dell’anno? Report, mi ha provocato la gastrite e tolto il sonno. Il migliore? Sempre Report: mi ha permesso di comprare l’omeprazolo per lo stomaco e i sonniferi per dormire. Con questo programma ho rischiato l’esaurimento nervoso. Però non me l’ha ordinato il medico: è il mestiere che so fare, che mi piace e che spero sia anche utile. Ci sono state inchieste che hanno provocato l’avvio delle indagini e la modifica di alcune leggi».
Non a caso Milena Gabanelli è la tele giornalista che in Italia ha ricevuto più lettere intimidatorie per le sue inchieste.
E pensare che tecnicamente non è neanche una giornalista professionista: «Ma io l’ho dato l’esame (di stato, nel 1999 ndr). Solo che sono stata bocciata all’orale. Giustamente: mi hanno fatto dieci domande e io ho saputo rispondere soltanto a una. Confesso che non è stata una bella esperienza, tanto più che con me c’erano alcuni dei miei allievi degli stage di formazione al giornalismo che sono stati tutti promossi. Purtroppo, non ho tempo da trascorrere sui libri, né di mandare a memoria il Franco Abruzzo, quindi non credo che ci riproverò. Pazienza, resterò pubblicista a vita».
Originaria di Desio si trasferisce a 18 anni a Bologna per studiare storia del cinema. Nell’ambiente universitario bolognese fatto di femministe incallite e centri sociali lei preferisce dedicarsi alla scrittura: «Con le femministe ho legato poco perché gli uomini mi andavano bene così com’erano e poi non portavo gli zoccoli. Per stare nei collettivi invece servivano convinzioni, e io ero piena di dubbi. Cominciai a scrivere recensioni. Conservo ancora il primo pagamento della rivista Cineforum: un assegno da cinquemila lire». La collaborazione con la Rai inizia nell'87, da freelance, vendedogli pezzi concordati con Giovanni Minoli, per lo più reportage di guerra: ex Jugoslavia, Cambogia, Mozambico, Nagorno Karabah, un paio di volte ha rischiato la vita ma lei è troppo presa dal lavoro e non se ne accorge nemmeno: «Una volta mentre visionavo il materiale sulla Cecenia, ho sentito un colpo e ho visto un ramo cadermi di fianco. Mi è venuto un brivido. Perché quando avevo girato quelle scene non mi ero accorta che avevano sparato sopra la mia testa».
Perché Milena Gabanelli è così: concentrata sull’obiettivo, noncurante dei rischi, sempre alla ricerca dello scandalo ma senza sfociare nel becero sensazionalismo. il documentario della Bbc sui pedofili nella chiesa, fa sapere Rai tre, lei decise di non acquistarlo.
Quando nel 2013 fu designata dal movimento 5 stelle come possibile candidata alla presidenza della Repubblica lei preferì declinare l’offerta con una lettera pubblicata sul Corriere della sera.
Dopo qualche settimana Report si occupò di un inchiesta che coinvolgeva il partito di Grillo. In pochi giorni passò dall’ essere l’eroina dei pentastellati ad essere tacciata di alto tradimento, superfluo dire che questa reazione a Milena Gabanelli non interessò affatto.