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Perché sulla Rai non si parla di Loggia Ungheria e della crisi in magistratura? L’avvocato Ivano Chiesa irrompe: “L’impressione è che abbiano paura”

  • di Matteo Cassol Matteo Cassol

2 giugno 2021

Perché sulla Rai non si parla di Loggia Ungheria e della crisi in magistratura? L’avvocato Ivano Chiesa irrompe: “L’impressione è che abbiano paura”
A parte La7 e a volte Mediaset, il servizio pubblico sembra aver completamente snobbato (o occultato) il caso della Loggia Ungheria. Per questo l’avvocato Chiesa ha deciso di sollevare la questione: “Possibili errori ed eventuali condotte da parte dei magistrati in Rai sembrano un tabù”. Ma secondo il penalista “la magistratura non esiste, esistono i singoli magistrati e, come in tutte le categorie, ci sono quelli bravi e quelli no”. Ma la Rai preferisce non parlarne per “non intaccare l’aura di sacralità che sta attorno alla funzione di magistrato” nonostante l’avvocato sia convinto che “non abbiamo bisogno di alcun magistrato sacro. Non voglio nessun eroe, non voglio nessun santo. Vorrei tanto una categoria di professionisti” visto che “fare il magistrato è un mestiere difficilissimo, ma lo è anche fare il pilota d’aerei”

di Matteo Cassol Matteo Cassol

«Perché la Rai non parla del caso della loggia Ungheria e dei problemi della magistratura? Sarebbe questo il servizio pubblico?»: domande (e fervore) che arrivano da Ivano Chiesa, avvocato lombardo di lungo corso, noto ai più in qualità di difensore di Fabrizio Corona.  

Avvocato, che “anomalie informative” ha riscontrato? 

Pare che solo il pubblico de La7 o al limite di Mediaset abbia il diritto di essere informato su ciò che sta avvenendo ai vertici della giustizia italiana. Passi per lo scoop fatto da La7 con l’intervista ad Amara, però mi sarei aspettato delle trasmissioni di commento, o quanto meno la notizia, da parte del servizio pubblico. Mi domando dove sia il servizio pubblico. L’impressione è che sia un tema fastidioso. 

Dal punto di vista delle implicazioni politiche? 

Non tanto o non solo quello. Più che altro sembra che i possibili errori e le eventuali condotte da parte dei magistrati siano un tema tabù. Parlo di un altro caso che conosco, come quello di Fabrizio Corona. Quando è stato arrestato nel modo in cui tutti sanno, perché alla cosa è stata data attenzione spasmodica, ne hanno parlato ovunque, hanno fatto tavole rotonde, dibattiti, c’erano inviati e invitate vari che hanno pontificato e hanno detto di tutto senza nemmeno sapere di cosa stessero parlando. Quando invece c’è stata la revoca del provvedimento, nell’ambito della quale è stato detto ciò che dicevo io, ossia che si trattava di una carcerazione assolutamente sbagliata perché basata su una valutazione degli atti contraria a quello che scrivevano dei tecnici, qualcuno ne ha parlato? Ne hanno dato al massimo la notizia per qualche secondo ed è finita lì. Le stesse trasmissioni che hanno prima massacrato uno dovrebbero poi fare servizio pubblico di informazione quando si scopre che in realtà le cose sarebbero dovute andare diversamente. L’impressione che ho avuto, e non una volta sola, è che sulla Rai non si possa parlare male della magistratura. Parlare male della magistratura è una cosa che li mette in difficoltà, li mette in ansia”. 

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Fabrizio Corona e l'avvocato Ivano Chiesa

Si è dato una spiegazione al riguardo? 

Lo trovo pazzesco, perché prima di tutto la magistratura non esiste, è un’entità astratta: esistono i singoli magistrati, tra i quali come in tutte le categorie umane ci sono quelli bravi e quelli no, quelli perbene e quelli no. Un servizio pubblico di informazione corretta in un Paese democratico deve mettere in risalto i limiti e i problemi della magistratura o dei singoli magistrati, proprio per valorizzare il lavoro di quelli perbene e di quelli onesti e per migliorare un servizio. Se Palamara dice che il Csm è lottizzato, non è che si risolva il problema non parlandone. Risolvi il problema semmai ponendoti la domanda “come facciamo a migliorare?” E lo fai nelle segrete stanze o la fai coram populo, ossia (per chi non ha studiato latino) davanti al popolo? Una volta lo si faceva in piazza, adesso la piazza è la tv. Perché chi comanda in questo Paese? Il popolo sovrano, giusto? Le sentenze sono emesse in nome di chi? Del popolo sovrano. Quindi chi deve sapere prima di tutti come vanno queste cose, laddove in particolare si esercita la volontà popolare, se non il popolo? Siccome l’attività giudiziaria è esercitata in nome del popolo, più di tutti il popolo deve sapere. E come può saperlo, se non attraverso l’informazione? I panni sporchi quando si tratta di certi problemi non si lavano in famiglia, si lavano coram populo, invece l’impressione è non si voglia che il popolo conosca questi problemi. 

E perché? 

Per non intaccare l’aura di sacralità che sta attorno alla funzione di magistrato. Ma posso dirlo, dopo 35 anni di carriera, quale sacralità? Non abbiamo bisogno di alcun magistrato sacro. Non voglio nessun eroe, non voglio nessun santo. Vorrei tanto una categoria di professionisti che lavorino, che facciano il proprio mestiere al meglio, che vengano strapagati (perché se sei un professionista in gamba devi essere pagato tantissimo) e che quando sbagliano paghino. E non dal punto di vista economico, sai che ci importa dei loro soldi, ma da quello della carriera. Non si può pensare che vadano avanti a fare carriera indiscriminatamente tutti, perché se uno è un farabutto o un incapace la carriera non la deve fare. E questo nell’interesse dei cittadini prima di tutto e anche di quei magistrati, povere stelle, che si alzano tutte le mattine, vanno a lavorare, sono persone perbene, si fanno il mazzo ma la carriera non la fanno, perché al posto loro ci va un altro, perché la lottizzazione non me la sono inventata io”.  

Quindi cosa vorrebbe vedere in Rai? 

“Se Amara o Palamara raccontano certe cose è chiaro che bisogna saperle, bisogna fare le indagini e bisogna che il popolo capisca cosa diamine sta succedendo. Insomma io vorrei la Var anche nel settore della giustizia. Ci vuole il controllo su quello che succede e ci vogliono spiegazioni. L’informazione è uno dei capisaldi della democrazia. L’informazione politicamente corretta non va mica bene. Io voglio l’informazione non politically correct, con il Var e pure con il glutine, così vedo e giudico con la mia testa, e come giudico io deve poter giudicare la signora Pina. L’informazione non può che migliorare la magistratura, e quindi la giustizia, e quindi le tutele del cittadino. Il controllo del popolo migliora sempre le cose. Perché la Rai non dà informazione su una roba così importante? Ho la sensazione che ci sia un timore a parlare di un argomento così spinoso. Ma è un argomento spinoso riguardo al quale il popolo ha il diritto di essere informato, perché è un argomento spinoso che riguarda tutti, al contrario magari di casi di cronaca privati dei quali invece non ci si fa remore a entrare in ogni dettaglio”.  

Non sarà che un fattore possa essere Mattarella, presidente della Repubblica e del Csm? 

“Mattarella ha ragione a dire che la credibilità della magistratura va tutelata, ma non è tacendone le malefatte che si tutela la credibilità. La credibilità si tutela chiarendo al contrario chiarendo che le malefatte non sono di tutta la magistratura, ma di alcuni magistrati, piantandola di fare riferimento alla magistratura come un ente supremo che sta là in una torre d’avorio. No, sono esseri umani. Premiamo quelli bravi e cacciamo quelli che non lo sono. Non siamo una monarchia, non siamo una Repubblica presidenziale. Siamo una Repubblica fondata sul lavoro”. 

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Il Consiglio superiore della magistratura

Dal punto di vista pratico, come si potrebbero risolvere i guai del Consiglio superiore della magistratura? 

“Se è lottizzato l’unica soluzione è trovare un nuovo sistema: il Csm deve essere fatto dal popolo sovrano. La gente del popolo giudichi i magistrati, non i magistrati si giudichino da soli. L’autonomia della magistratura è sacra, guai se la magistratura viene in qualche modo toccata dal potere politico, ma ciò non vuol dire che nessuno possa controllare ciò che la magistratura fa. E chi controlla? Il sovrano. E chi è il sovrano, in un Paese democratico? Il popolo”.  

Il rischio non sarebbe quello di portare comunque la politica nel Csm? 

“A parte che le correnti ci sono già, e se c’è una corrente politica la preferisco del popolo piuttosto che dei magistrati, ma se si vuole superare anche questo problema si faccia ricorso al sorteggio. Si sorteggino i membri tra tutti quelli che hanno più di tot anni, che non hanno precedenti penali né procedimenti penali in corso e che hanno un titolo di studio magari di scuola media superiore: tutti coloro che hanno queste caratteristiche potrebbero essere chiamati in un organo del genere. Non ci vuole molto a capire se un magistrato è una persona perbene o un farabutto: si fa un servizio alla nazione, ti danno una diaria”. 

Un semplice cittadino sarebbe in grado di farlo? 

“I cittadini vengono ritenuti in grado di giudicare casi di omicidio ma non possono capire se un magistrato si comporta bene o no? Non scherziamo. Solo una visione arcaica può mettere cittadini e magistrati su piani diversi. I magistrati sono dei professionisti, e tutti i professionisti se sbagliano vengono giudicati e pagano. Se è un errore in buona fede pagano poco, altrimenti vengono radiati. Se poi uno sbaglia varie volte in buona fede sarebbe comunque il caso che cambiasse mestiere. Fare il magistrato è un mestiere difficilissimo, ma lo è anche fare il pilota d’aerei. Se un pilota anche in un buona fede distrugge a più riprese un aereo da 50 milioni, continuano forse a farglielo pilotare?” 

Questi argomenti non saranno però un po’ troppo complessi e specialistici? 

“Nel caso di Amara bastava ascoltarlo per capire che ciò che diceva era terribile: o perché vero, perché vuol dire che c’era (o che c’è) un’associazione per delinquere finalizzata a commettere abusi d’ufficio, o perché non è vero, perché in tal caso comunque c’è un signore che sta accusando la magistratura di commettere delitti seriali. Non è che ci voglia una laurea in giurisprudenza per capire che in ogni caso è una cosa terribile. E prima o poi magari hai sentito anche Palamara che parla del sistema che c’era (o che c’è) e ti chiedi «ma è indagato solo lui?» Se lo chiede anche la gente normale – conclude Chiesa – lo chiede pure a me per strada”. 

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