Nuova puntata dello scontro, potenzialmente molto costoso, tra Elon Musk e Joe Biden (o comunque la sua amministrazione). In risposta alla proposta di far pagare più tasse ai più facoltosi d’America, l’uomo più ricco del mondo ha lanciato un sondaggio tra i suoi 63 milioni di follower su Twitter per decidere se vendere o meno una parte di Tesla: “Ultimamente – ha scritto – si parla molto di guadagni non realizzati come mezzo di elusione fiscale, quindi propongo di vendere il 10% delle mie azioni Tesla”.
Il tema è quello dell’ipotesi di prelievo fiscale sulle “plusvalenze virtuali” di chi possiede titoli il cui valore è salito, proprio come quelli di Tesla, secondo una proposta di legge dei Democratici in Senato. Una norma che metterebbe nel mirino circa 700 tra le persone più ricche degli Usa, dalle quali “succhiare” risorse per finanziare il maxi piano da 1.800 miliardi di dollari di Biden che conterrebbe misure sociali e ambientali.
“Rispetterò i risultati di questo sondaggio, in qualunque modo andrà”, ha scritto Musk su Twitter, tirando in ballo il presidente americano con un gioco di parole, “abiden” anziché “abide” (rispettare), contestando il riferimento all’elusione fiscale e sostenendo che il suo unico modo per pagare le tasse sarebbe vendere le azioni. E il risultato è stata la vittoria del sì, con il 58% delle preferenze.
Lo farà? Di certo il mercato pare credergli, visto che dopo il sondaggio il titolo Tesla è sceso del 7%. Elon detiene azioni Tesla per circa 250 miliardi di dollari (20,7% del totale), e il 10% che potrebbe vendere si aggirerebbe sui 25 miliardi. Secondo quanto riportato dal Daily Mail, Musk ha pure un’opzione per acquistare 22,86 milioni di azioni Tesla a 6,24 dollari ciascuna, una frazione infinitesimale dell’ultimo prezzo di chiusura, pari a 1.222 dollari. L’opzione scadrà il prossimo agosto.
Solo pochi giorni prima il tycoon di origini sudafricane aveva raccolto la sfida del direttore del Programma alimentare delle Nazioni Unite, dicendosi disposto a vendere azioni Tesla per un controvalore di 6 miliardi da destinare alla lotta alla fame nel mondo, a patto che dall’Onu spiegassero come intendessero impiegare quelle risorse per risolvere il problema.