Mai vista così tanta. Pioggia, intendiamo. A Perpignan batte sul tetto di legno della nostra casa nel campeggio vista mare che abbiamo scelto. L'idea, in partenza, era di dividerci tra il nostro California e una tenda portata al seguito. Ma con tutta quell'acqua, la sola idea di montarne una senza riparo era quanto di meno intelligente si potesse decidere di fare. Dopo aver optato per una sorta di bungalow in versione (apparentemente) extra lusso, abbiamo cercato disperatamente un locale per poterci sfamare. L’ultimo posto aperto chiudeva alle 10:30. Un posto tipico, per fortuna: il Macdò, come lo chiamano da queste parti. Per fortuna che le ragazze del McDrive sono le più carine mai viste in un McDrive. Sorrisi oltre il vetro e poi rientro in camera. Ema e Cosimo ci aspettavano lì. Cosimo già docciato, Ema con il sottotuta da ballerino che si lamentava del freddo nelle camere. A ragione, perché l’unico condizionatore che andava era quello che dava sulla cucina. Lo abbiamo impostato a manetta e dopo aver mangiato, fumato, chiacchierato, rifumato, ancora chiacchierato e fumato di nuovo (sì Ema prima si lava i denti e poi fuma l’ultima, assurdo) siamo andati a letto. La paura di dormire al freddo è morta alle 5 del mattino, quando ci siamo alzati per il troppo caldo. Il condizionatore da ore stava andando a 30 gradi. Fuori la pioggia devastava il campeggio. Dentro, eravamo in Camerun.
Alle 8 tutti in piedi definitivamente. Bagagli, ci vestiamo, andiamo a fare colazione in una pasticceria, pain au chocolat, croissant au beurre ed espresso non malvagio per non essere in Italia. Ema chiaramente fuma. Poi torniamo alla palafitta, carichiamo il VW California, Ema spegne l’ultima, e lui e Cosimo sono pronti ad altre tre ore sotto la pioggia. Destinazione: Cervera. È questa la tappa di oggi.
Cervera è la città di Marc Marquez. Per arrivarci, sulla strada verso Valencia, basta una deviazione. In questo viaggio di celebrazione a Valentino una sosta a vedere il museo, conoscere i compaesani del suo acerrimo nemico ci sta. E magari andiamo pure sotto casa a cercare di incontrarlo, eh? Dopo un’ora e trenta siamo costretti a fermarci. Piove troppo. Cosimo oltretutto non ha nemmeno lo scaldacollo. Benza, caffè, sosta bagno e sigaretta (Ema). Alle 14 chiude il museo, arrivo previsto ore 13: dobbiamo muoverci.
Incredibilmente ce la facciamo e appena arrivati a Cervera i commenti sono:
- Non c’è nessuno
- È una città fantasma
- Svariati paragoni con Tavullia, sempre riduttivi per Cervera naturalmente. Tipo: ah, qui non c’è neanche una bandiera, la città non è niente di che.
E, oltretutto, il museo è chiuso. Ma è chiuso solo perché non c’è nessuno a visitarlo e la ragazza in biglietteria è salita al secondo piano.
Il museo è all’interno di un palazzo di Cervera. A Marquez è stata dedicato parte del primo piano. Nella stanza accanto ci sono le Madonne del '500. E le due cose vicine non stonano: sempre di arte sacra parliamo. L’entrata è gratis e anche se piccolo il museo Marquez è una goduria. C’è la sua primissima moto, una minuscola Yamaha, ci sono i suoi stivali dell’epoca, i guantini, il caschetto, le foto. In una c’era già un bambino Marc con altri bambini e al centro Emilio Alzamora, che anni dopo diventerà il suo uomo di fiducia. E poi tutte le sue moto, e le coppe, e le medaglie e molte carene appese ai pilastri. Cosimo si emoziona, Ema pure e se potesse si accenderebbe una sigaretta.
Finita la gita al museo ci fiondiamo al Casal de Cervera, la casa sociale in centro città.
Anziani che giocano a carte intorno ai tavoli e noi che ordiniamo pimienti (i friggitelli), i moscadillo, lo jamon, il queso, le patate bravas, gli hamburger e la cerveza. Accendiamo la telecamera e, come vedrete nel video che documenterà tutto il viaggio, cominciamo a chiedere a tutti quelli che troviamo tre cose:
1) dove è la casa di Marquez
2) cosa pensate del ritiro di Valentino Rossi
3) chi è più forte tra Marquez e Rossi?
E se non ci stupiamo delle risposte alle ultime due domande, è la risposta alla prima che ci sorprende: perché tutti ci indicano senza problemi dove abita il Nostro. Alla faccia della privacy. C’è un problema però: il nostro spagnolo non ci consente di capire benissimo le indicazioni stradali. Però…
Però arriviamo nella zona giusta, ci aiutiamo con Google immagini, chiediamo a qualche local e alla fine eccola lì. Trovata. E come nel manuale del perfetto stalker, l’appostamento te lo giochi tutto nei primi minuti. Non facciamo in tempo a scendere dal California che Cosimo urla: eccolo, è lui è lui, coi cani! Facciamo i cento metri alla Jacobs con scarpe bagnate e Gopro in mano. Svoltiamo l’angolo e invece di trovarci lui, davanti al cancello, con le chiavi nella toppa e il sorriso meravigliato, c’è la sua dog sitter. I cani, i due bassotti, Cosimo non se li era sognati: c’erano davvero. La dogsitter o è gentilissima o ci percula bene. All’inizio ci sembra gentilissima, col tempo capiremo che ci ha perculati. Ci dice che è dal fisioterapista e che tornerà tra mezz’ora. Aspettiamo, facciamo altri giri perlustrativi, alla fine ci decidiamo: e suoniamo. Risposta? Nessuna. Sentiamo solo i cani abbaiare. Così andiamo avanti altre 3-4 volte. Fino a quando non ci arrendiamo.
Questo viaggio è un Mow goes to Valencia, non MOW goes sotto casa di Marquez. Quindi ripartiamo. Anche perché Cosimo ed Ema si devono sparare altre 4 ore di moto. Salutiamo Marquez, sperando che si affacci dalle vetrate del primo piano: ma niente. La Bat Caverna di Marquez è inespugnabile: dall’esterno si vede poco e niente e chissà, magari Marc non c’era davvero o magari, più probabile, vive in una zona della villa che da fuori non si nota. Però ha smesso di piovere e, da stasera, a Valencia le temperature sino di dieci gradi più alte. Stiamo arrivando Vale…