No, il tatuaggio a colori non è stato bandito in Europa. Tuttavia, la nuova normativa europea in vigore a partire dal prossimo 4 gennaio impone misure più stringenti per gli inchiostri colorati, i quali dovranno essere riformulati con nuove componenti. Nello specifico, l’Unione Europea ha vietato le miscele contenenti alcol isopropilico, utilizzato (tra le altre cose) anche su detergenti e disinfettanti. Questo perché iniettarlo sottopelle potrebbe irritare gli occhi, seccare la pelle e, nei casi più rari, danneggiare le terminazioni nervose. Per l’industria del tatuaggio si tratta di un problema temporaneo che verrà risolto con l’adeguamento della produzione, per noi è stata una buona scusa per parlarne con Nicolai Lilin. L’autore di Educazione Siberiana porta avanti una filosofia diversa del tatuaggio: niente colori, niente bianco, l’estetica soltanto come conseguenza del significato, dipinto con inchiostro nero e acqua di rose.
Avrai letto che l’Europa ha proibito il colore dei tatuaggi con determinate combinazioni chimiche dal 4 gennaio. Tu però hai sempre tatuato in bianco e nero.
“Si, e ti dico di più. Da noi si dice bianco e nero, ma anche il bianco non è naturale. Io sono contro qualsiasi sostanza che viene commercializzata danneggiando la natura e l’essere umano. Poi sai, in Siberia abbiamo una tradizione del tatuaggio che risale al tardo neolitico. Le nostre mummie tatuate sono tra le più antiche al mondo e non si utilizzava nessun tipo di colore se non quello proveniente dalla fuliggine”.
Dalla fuliggine?
“Esatto. Il tatuaggio moderno è commerciale, non c’entra niente con quello che faccio io. Io faccio un rituale sciamanico, il tatuaggio è nato dal fatto che gli uomini primitivi cercavano di inserire sottopelle i residui del fuoco, ovvero la fuliggine, perché credevano che il fuoco conservasse un potere magico. All’epoca il fuoco era il massimo della tecnologia, una rappresentazione divina. La fuliggine si trasformava in inchiostro e veniva messo sottopelle, a volte dove una persona aveva qualche dolore. I tatuaggi erano anche curativi”.
Tu ne hai di tatuaggi con questo inchiostro?
“Tutti quelli che ho addosso. Nella nostra tradizione si faceva solo così, solo nero e solo proveniente dalla fuliggine”.
Pensi che questo nuovo regolamento sarà un passo verso il ritorno alla tradizione?
“Spero di si, per me è un passo culturale in avanti. Ma non voglio attaccare gli altri, mi spiace per tanti validi professionisti del tatuaggio che utilizzano i colori, molti di questi sono anche miei amici. Però per me il tatuaggio non è quella roba, quello è commerciale. Io detesto le tattoo convention e tutte queste situazioni in cui il tatuaggio diventa merce. Per me è rituale, religione, un rito ancestrale molto importante. Chi viene a tatuarsi da me viene per questo. E sa che nessun altro può farlo così”.
Un simbolo non ha bisogno di colore.
“No, assolutamente. Anzi, il marchio deve essere grezzo, serio, l’estetica è una cosa in più. Può essere presente ma non deve assolutamente essere l’obiettivo del tatuaggio. La brutalità dei nostri tempi, la pochezza dei nostri tempi, è che l’estetica ha preso il sopravvento sul senso. Tanta gente si ricopre di cose belle esteticamente ma non saprà mai spiegarne il significato. Il nostro corpo invecchia, noi moriremo e i tatuaggi invecchiano col nostro corpo. Puoi farti un tatuaggio bellissimo ma tra vent’anni la tua pelle invecchierà col tuo tatuaggio e tra vent’anni sarai deluso. Per questo oggi c’è il business della cancellazione dei tatuaggi con laser, acidi e altro”.
In un’intervista hai detto che togliersi i tatuaggi è una bestemmia a Dio.
“Certo, perché è un marchio che racchiude un tuo passaggio di vita. Come esseri viventi saremo per sempre dentro un grande ciclo universale, piccoli elementi della materia di cui è composto tutto. Se vogliamo trasformare in eternità la nostra breve concentrazione di energia in questa esistenza però, risultiamo soltanto ridicoli”.
È vero che diluisci il tuo inchiostro con l’acqua di rose?
“Si. Tanti tatuatori che fanno bianco e nero usano il colore bianco per la gamma dei grigi. Io sono molto rigido su questo, utilizzo solo nero. Quando ho bisogno di diluire ed avere una scala di grigi scelgo l’acqua di rose che è quella più adatta, anche se la verità è che si potrebbe fare con un’acqua qualunque. Basta evitare quella del rubinetto perché può contenere calcare e non va bene durante la guarigione. A grandi linee però uso solo inchiostro nero e acqua per diluire”.
Come si fa ad avere un tatuaggio di Nicolai Lilin?
“Io tatuo tutti purché mi raccontino le loro storie. Io tatuo chi è disposto ad aprirsi con me, mi racconti la tua storia e io in base alla storia creo un disegno. Funziona così. Io non lavoro in base all’estetica, se da me vieni per un disegno non funziona. Io ti tatuo dopo aver sentito la storia. I tempi di attesa possono essere un mese o due, non mi piace fare il prezioso o far aspettare. Sono una persona abbastanza impegnata e proprio perché rispetto il mio tempo ho rispetto per il tempo degli altri”.
Tu potresti anche smettere di farlo, ma continui a tatuare.
“Ho cominciato quando ero ragazzo e ho passato la mia vita a farlo. È più facile che smetta di fare qualcos’altro. Il tatuaggio è un mio modo di misurarmi con il mondo, conoscerlo, vedere le persone. Io faccio lo scrittore e per me è molto importante anche conoscere la gente, le varie vicissitudini della vita: è un ottimo modo per soddisfare la mia curiosità di scrittore. Ascolto le storie e arricchisco il mio bagaglio culturale e umano. Smetterò solo da morto”.
E da morto cosa vuoi scrivere sulla tua tomba?
“Niente, io in realtà non la voglio neanche la tomba. Mi piace sapere che ci sono persone che vengono sepolte sotto un albero, vorrei una roba del genere. Poi magari i nipoti si arrampicheranno sull’albero, ci pisceranno sopra e si ricorderanno del nonno”.