Nessuno avrebbe scommesso un euro sullo Sheriff Tiraspol eppure la vittoria contro il Real Madrid ci ha fatto ricredere nell'imprevedibilità della Champions League che vede sempre le solite squadre qualificarsi ai gironi. La squadra della Transnistria è prima a punteggio pieno e non ha assolutamente voglia di smettere di sognare. L'ultimo ostacolo per la qualificazione adesso è il San Siro contro un Inter che ha disperatamente bisogno di fare punti. Ma quello che più ci ha impressionato è quello che si cela dietro alla squadra proveniente dal campionato moldavo ma che, in realtà, nasconde (anche se non vorrebbe) una storia particolare alle sue spalle. A raccontarcelo è Nicolai Lilin celebre per aver pubblicato il libro "Educazione Siberiana" poi adattato in film da Gabriele Salvatores. Lo scrittore ci ha infatti svelato come gli abitanti di quella "striscia di terra" vengono ignorati e descritti come un popolo di terroristi quando in realtà è tutto il contrario. La Transnistria per oltre vent'anni ha subito guerre atroci e pesanti embarghi che l'hanno lasciata sola tra le macerie. Ed è proprio grazie al marchio "Sheriff" che adesso è diventata una Nazione autosufficiente e funzionante. Peccato che non venga riconosciuta come tale. Ecco cosa ci ha detto.
Lo Sheriff arriva a San Siro dopo una grande vittoria contro il Real Madrid, come la vedete?
Finalmente il mondo si accorge che noi transnistriani esistiamo. Siamo un paese che vive sotto un pesante embargo da molto tempo, la comunità internazionale fa finta di non vederci e ci tratta come pericolosi terroristi. Qua escono situazioni che mostrano una faccia diversa della Transnistria.
Quanto conta il calcio per riconoscere un paese?
Moltissimo, quando la politica diventa arretrata, c’è lo sport che supera questo ambiente. Parliamo di un paese che tutto il mondo si ostina a non vedere e alla fine arriva una squadra e batte il Real Madrid. Se non ci fosse il calcio saremmo sempre nel dimenticatoio purtroppo.
La situazione è simile a quella del Kosovo, sportivamente parlando?
Da parte loro c’è stata una grande attenzione mediatica internazionale. Sai il Kosovo è un paese fortemente voluto e sostenuto dall’occidente in chiave serba e antisocialista. In questo non vedo nessun male, credo profondamente nel diritto di autodeterminazione dei popoli e onore a loro che sono stati riconosciuti. Non vedo però come altre popolazioni non possano esigere lo stesso trattamento.
Come mai venite ignorati?
Non rientriamo nel programma geopolitico degli Stati Uniti. La Transnistria non è voluta da loro e veniamo trattati come gli ultimi. Noi siamo indipendenti, abbiamo una frontiera fisica, c’è l’esercito, ci sono le strutture, il governo, il popolo, hanno la loro moneta e pagano le tasse. È una cosa oscena perché poi sento la gente dire che dobbiamo aiutare gli africani e chi per loro…
Cioè?
Io sono pro immigrazione, ma come cazzo fai ad aiutare un popolo che viene da lontano e allo stesso tempo far marcire chi abita nel suo paese e non vuole andare via, vuole essere semplicemente essere riconosciuto e lasciato in pace. È questa la vera menzogna delle oligarchie occidentali. Quando mandi la Nato a massacrare la gente in Libia e in Siria e lo fai perché credi nella democrazia… dai sono guerrafondai di merda. Ancora peggio quando mi parli di inclusività, del politicamente corretto, i matrimoni gay e il rispetto delle minoranze.
Ma perché i transnistriani non entrano in queste politiche?
Questo avviene perché l’occidente ha un’ideologia profondamente marcia e ipocrita. Opera con doppi standard. Perché l’africano sì e altri no? Peraltro questi ultimi non chiedono nessun tipo di aiuto, vogliono soltanto essere indipendenti. Mia figlia non può visitare la Transnistria e le nostre origini perché dobbiamo ottenere mille permessi nemmeno fossimo in guerra.
Grazie al tuo libro però qualcosa è venuto fuori…
Credimi, decine di migliaia di persone mi hanno contattato dopo educazione siberiana per chiedermi cosa fosse, per capire di più su questa Nazione. La gente vive all’interno di una bolla mediatica. Sono stato attaccato duramente da alcuni giornalisti che in diretta mi dicevano che non esisteva, una roba di un becero che non sapevo cosa dire.
Perché te lo dicevano?
La linea del padronato per il quale loro lavoravano, l’interesse politico era quello di far finta che non esistesse. Al pubblico occidentale non bisognava raccontare questa cosa. Eppure la Transnistria è in Europa, è molto prima della Russia, confina con la Romania che fa parte dell’Unione Europea. Questa è la tragedia. Adesso finalmente si inizia a parlare senza termini dispregiativi. Poi sento di dire che il governo laggiù è corrotto, dove non lo è? Parliamoci chiaro, i politici di oggi sono dei pezzi di merda. Il popolo non è cattivo, la cultura esiste. C’è gente che si è impegnata per mandare avanti questa squadra di calcio, perché credono davvero in questo potere che lo sport è veicolo di riconoscimento.
La Sheriff è un marchio, è il governo e ha una squadra di calcio. Di cosa si tratta?
È giusto spiegarlo. C’è stata una feroce guerra con i moldavi dove, pur perdendola, hanno massacrato due intere città. Intervenne la 14esima armata russa che separò le fazioni e fece il garante di pace e tuttora lo è. Quando nel 1992 la Transnistria è rimasta tagliata fuori da tutto hanno dovuto ricreare un paese da zero. La Sheriff erano tutti rappresentanti di forza (esercito, kgb e militari) e come modello hanno fatto una simbiosi simile a quello cinese, dove c’è un partito che controlla il mercato libero. Era un holding che agiva sugli interessi della Nazione. Quando dicono “ahhh ma questi sono dei mafiosi” è totalmente sbagliato. Questi sono al potere perché all’epoca non c’era nessuna alternativa. Questo era un paese in fiamme e anno dopo anno hanno costruito il loro impero, le strutture, hanno ridato la vita a una situazione drammatica.
Vi fa arrabbiare che il nome dello Sheriff Tiraspol è associato alla Moldavia come Nazione?
Guarda non mi fa arrabbiare, anzi è un vanto, è una figata. Sono molto appassionato di sport soprattutto di lotta, judo e mma e quando vedo i nostri ragazzi transnistriani o moldavi partecipare e vincere mi sento bene. Noi tutti siamo fratelli, tutti quelli dell’ex Unione Sovietica siamo legati culturalmente. A parte le malvagità di certi loro politici nazionalisti. Il popolo moldavo sono fratelli, ho un sacco di amici, amo i poeti e la letteratura, l’arte. Noi abbiamo molti punti in comune che ci legano e quei pochi che ci hanno visti separati nel 1992 non meritano di esistere.
Sei contento quindi?
Assolutamente. Vorrei solo che un giorno la Transnistria torni a unirsi alla Moldavia, rimanendo un paese con le proprie regole. Ho grande rispetto per loro. Quella dello Sheriff è anche una vittoria loro. Il primo che mi ha scritto un messaggio di condivisione della felicità è stato un mio carissimo amico moldavo che tifava per lo Sheriff. Comunque i moldavi sani di mente capiscono che la Transnistria è un entità legata anche alla loro cultura.
Adesso cosa stai facendo?
Sta uscendo una versione nuova di “Putin l’ultimo Zar” con un capitolo sulla gestione del coronavirus in Russia. È stata esemplare, gestita in maniera totalmente diversa e dovrebbe essere approfondita. Ho concluso poi un nuovo libro di favole siberiane per grandi e bambini “Le fiabe della terra siberiana”. Non ho mai smesso poi di fare tatuaggi, ho iniziato a otto anni rubando la bacchetta a un maestro. È un’arte che mi dà molto equilibrio, riesco a comunicare con il mondo e ascoltando le storie dei clienti trovo spunti per la scrittura.
Qua invece come è stata gestita la situazione secondo te?
Credo in una cosa, se esiste uno stato di emergenza le leggi non devono mai cambiare. Da noi sta succedendo sempre. Sembra che ci abbiano messo le mani al collo e le stiano stringendo. Un giorno inventano una roba poi un’altra. Sono di un pensiero abbastanza rispettoso nei confronti del vaccino, nella mia famiglia qualcuno se lo è fatto, però io non sono per l’obbligo. Se una persona non si sente di iniettarsi qualcosa che non è ancora stato sperimentato, ha diritto a non farlo.
E sul Green Pass invece?
Ovviamente totalmente contrario. Non ha niente a che fare con la gestione della malattia. È un modo velato di imporre i limiti dei cittadini sfruttando l’emergenza. Noi sappiamo che anche le persone vaccinate possono ammalarsi e trasmettere il Covid. Hanno diviso la società in due parti e hanno limitato la mia vita da cittadino. Se mi sono vaccinato posso andare alla Scala altrimenti no. Non va bene, anche se ho il Green Pass posso infettare le altre persone. Questo è un dato di fatto, è una vergogna dei politici che stanno giocando su queste cose. Siamo di fronte a un cambiamento del rapporto sociale. È una cazzata.