Venerdì 2 febbraio 2007, durante gli scontri pre-match del derby siciliano Catania – Palermo, morì l’ispettore di Polizia Filippo Raciti.
Antonino Speziale, allora 17enne, si ritrovò indagato e processato per omicidio. Secondo il Tribunale, avrebbe usato un sottolavello come ariete di sfondamento, causando la morte dell’ispettore per trauma epatico. Oggi, 15 dicembre 2020, Antonino Speziale torna ad essere un uomo libero. In un mondo che non era quello che ha lasciato, con una pandemia in corso, ma pur sempre libero.
Per tante persone, però Antonino, sarebbe dovuto uscire di galera diversi anni fa. Anzi, non sarebbe mai dovuto entrare in carcere. Ci sono state molte contro-inchieste, perizie giuridiche e testimonianze che smontano la verità processuale. La versione più sostenuta è che Raciti non sia morto per una carica con quel sottolavello, ma per essere stato investito proprio da un Discovery della Polizia in retromarcia, nel mezzo del parapiglia da scontri. Non ci sono mai state prove schiaccianti contro Speziale, c’è un video in cui si vedono dei ragazzi lanciare in aria il sottolavello, ma non si vede l’impatto sull’ispettore Raciti. L’impatto del sottolavello, simulato dai RIS di Parma su un manichino attrezzato, non poteva causare quelle quattro fratture alle costole e altre lesioni riportate. E’ un caso torbido, su cui davvero ci vorrebbe chiarezza da parte delle Istituzioni, anche perché la fiducia dei cittadini nei confronti degli organi di Polizia è ai minimi storici, al netto dell’essere ultras.
Tutte le tifoserie, oltre le rivalità campaniliste, hanno sostenuto a più riprese e continuativamente la causa di Antonino. Raccolte fondi, atti dimostrativi, semplici cori dedicati durante una partita. Più della lotta alla tessera del tifoso, il caso Speziale ha unito gli ultras sotto un’unica bandiera, che recita due parole: SPEZIALE LIBERO. Per comprendere meglio cosa significhi per il movimento ultras la liberazione di Speziale, abbiamo contattato due esponenti delle curve, Sesto Terrazzini dei Warriors Palermo e Giancarlo Capelli alias il Barone della Sud del Milan, e un giornalista, Pierluigi Spagnolo, autore di due libri sugli ultras: “Ultras i Ribelli degli Stadi” e “Contro il Calcio Moderno”, uscito in libreria l’8 ottobre 2020.
“Non la chiamerei una vittoria, purtroppo ha solo scontato una pena su una situazione che ha mille dubbi, controversa, dove posso anche evitare di esprimermi visto che ci sono state tante, tantissime valutazioni di persone ben più competenti di me. Nessuno restituirà mai questi 13 anni ad Antonino, poi un domani magari scopriremo la verità, che sarebbe dovuto al ragazzo e alla sua famiglia!” ci ha Sesto Terrazzini, uno dei capigruppo dei Warriors Palermo.
“La vicenda di Antonino ha coinvolto tutto il mondo ultras. Io sarò sempre un Ultras, nel migliore dei modi sarò dalla parte del mio mondo e del movimento, e questa notizia mi riempie di gioia, sono molto contento che Antonino torni finalmente libero, e penso che alla fine la verità verrà fuori come deve venire. Tutti sbagliamo e facciamo errori, ma dobbiamo pagare solo per quello che abbiamo effettivamente commesso” Giancarlo Capelli, il Barone della Sud.
Il giornalista Pierluigi Spagnolo ha invece espresso una considerazione più ampia sul mondo ultras: “Antonino Speziale ha scontato per intero la pena, questo permette a tutti di analizzare la vicenda giudiziaria con maggiore serenità, con più distacco. E direi che, alla luce di alcuni elementi probatori emersi negli ultimi tempi, si potrebbe anche immaginare di avviare una revisione del processo. Il caso Speziale-Raciti, assieme all’omicidio di Gabriele Sandri, hanno caratterizzato l’annus horrobilis per il calcio italiano. Perché i due episodi, seppur differenti, hanno impresso una brusca accelerazione alla repressione del tifo organizzato, introducendo novità come quella dei biglietti nominali, dei tornelli e della figura degli steward negli stadi. Il declino del movimento ultras italiano comincia proprio da lì, ancora più irrimediabilmente. Per questo appurare la verità sul caso Raciti assume una rilevanza ancora maggiore. Per scacciare l’idea che si sia individuato un capro espiatorio, sulla cui testa far ricadere addirittura un omicidio, per poi legittimare il giro di vite ulteriore verso gli ultras. In conclusione, ritengo che non si debba mai aver paura della verità. Bisogna avere il coraggio di capire se davvero la morte dell’ispettore Raciti può essere stata provocata da una manovra errata del mezzo della polizia e se lo Stato ha sbattuto a lungo in galera per omicidio un ragazzo che in realtà non lo aveva commesso. Sarebbe una mostruosità, un errore terribile, roba da non far dormire la notte chiunque abbia una coscienza”.
Al netto dei giudizi, del dolore, della sofferenza e degli errori, un ragazzo che ha vissuto gli ultimi 13 anni della sua vita in galera, quelli che per tutti noi sarebbero formativi, oggi torna a casa, da una famiglia che non gli ha mai fatto mancare il sostegno. Speziale è libero.
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