«Mi viene in mente Ilaria Cucchi. Lei ha una storia simile alla mia, anche lei avrà perso la voce per difendere un fratello debole e fragile, ammazzato senza perché. Ha fatto una battaglia, sono anni che chiede verità. Io spero di essere forte come lei, e le chiedo che mi aiuti». A parlare è Bahija El Boussettaoui, sorella di Youns, 39 anni, ucciso con un colpo di pistola in piazza Meardi a Voghera da Massimo Adriatici, ex assessore leghista alla Sicurezza del Comune, avvocato penalista, ex poliziotto e ora agli arresti domiciliari. E il suo appello non è caduto nel vuoto, perché Ilaria Cucchi – che abbiamo raggiunto telefonicamente – ci ha detto che non vede l’ora di incontrarla e di aiutarla in questa sua battaglia per avere giustizia.
«Per lei ci sono, spero di conoscerla al più presto e poterle dare tutta la mia solidarietà: da sorella, mamma e cittadina, perché quello che è successo è terribile» ha esordito Ilaria, sorella di Stefano Cucchi, la cui morte nel 2009 – e la successiva battaglia legale - ha rappresentato uno spartiacque per la giustizia italiana. «Capisco questa ragazza, dovrà essere fortissima e determinata perché si troverà di fronte a mille difficoltà – ha proseguito -, prima fra tutte la negazione della realtà. Spero di dirle al più presto di non mollare, non fermarsi davanti a niente, nella consapevolezza di essere nella verità qualunque cosa potranno dire sul conto di suo fratello».
Bahija, 34 anni, di origine marocchina ma con la cittadinanza italiana, nell’intervista rilasciata a Repubblica si è detta certa che non serva spiegare tanto di quel che ha portato alla morte del fratello: «Tutto è già chiarissimo: un pugno contro una pistola». Una risposta decisa, contro chi – già dopo poche ore, cercava di archiviare la vicenda come “legittima difesa”. Anche su questo, Ilaria Cucchi ci ha spiegato di vedere delle analogie con la sua tragedia familiare: «Come è accaduto per mio fratello e tanti altri, nulla giustifica la maniera in cui è finita la vita di quell’uomo. Mi auguro che ci sia la determinazione da parte della magistratura a perseguire le responsabilità senza fare sconti per dimostrare che i diritti valgono più di tutto. Soprattutto per gli ultimi – ha chiarito -, che sono indifesi e spesso di loro non si occupa nessuno. Se facciamo passare il concetto che i diritti degli altri si possono calpestare, ricordiamoci che domani potrebbero essere calpestati i nostri». E si è augurata che su questo caso non cali il silenzio: «Ai giornalisti chiedo di non far cadere l’attenzione, dobbiamo cercare di stare vicino a questa famiglia e a questa ragazza, cercando di chiamare chi di dovere alle responsabilità». Anche perché, ha concluso, «Si cerca in tutte le maniere di trovare una responsabilità nel morto stesso, purtroppo accade quasi sempre, le dinamiche sono queste, ma io le sarò vicina per andare avanti e non fermarsi di fronte a nulla».
E anche l'avvocato Fabio Anselmo, che si occupò del caso di Stefano Cucchi riuscendo a far condannare i responsabili della sua morte, ci ha confessato di essere rimasto scosso da quanto acacduto a Voghera: «È una storia terribile, figlia indiscutibilmente della cultura di questi ultimi tempi».