“Luca Morisi pare essersi rilevato il re degli ipocriti, ma ci troviamo al cospetto della diffusione di dettagli che sono gossip di basso livello e basta”: così dice a MOW il segretario generale dell’Arcigay, Gabriele Piazzoni.
“Morisi – argomenta il massimo dirigente della principale associazione Lgbti italiana riguardo al caso dell’ex capo della comunicazione della Lega di Matteo Salvini – faceva probabilmente a livello privato tutto quello che a livello pubblico tramite la cosiddetta «Bestia» stigmatizzata nei comportamenti e nella vita delle altre persone. Probabilmente ha contribuito a creare il clima di cui adesso è vittima. Il problema è però nel modo in cui i media e di conseguenza l’opinione pubblica si stanno focalizzando su questa vicenda”.
“Si stanno perdendo – prosegue Piazzoni – i contorni di che cos’è il punto: l’eventuale spaccio di stupefacenti, che è reato, mentre tutto il resto non lo è. Il fatto che fosse un consumatore di sostanze e tanto meno il fatto che possa aver avuto rapporti con persone dello stesso sesso non sono reati. E il fatto che questi ultimi aspetti siano finiti più al centro dell’attenzione che non il vero e proprio presunto reato è indice di come questa roba venga fatta anche dai media per solleticare la doppia morale che è molto diffusa e che è uno dei mali più profondi del Paese dal punto di vista di Arcigay. Ci troviamo al cospetto della diffusione di dettagli che sono gossip di basso livello e basta”.
Molti dicono cose come “ben gli sta”…
“Siamo quanto di più contrario ci sia alle modalità della cosiddetta Bestia, utilizzata per attaccare le persone sul piano politico e personale e per noi rappresentativa di una cultura dell’odio. Ma appunto per questo siamo contrari anche rivolgere un’analoga Bestia contro Morisi, anche perché qui più che altro lo si attacca su cose che, boh, appartengono alla sua sfera personale, e tutti noi ne abbiamo una. Bisogna eliminare la Bestia, non girarla contro chi l’ha creata. Questo è il punto. È più o meno automatico pensare “se l’è cercata” e “ben gli sta”, ma se vogliamo fare in modo che il dibattito pubblico nel nostro Paese diventi un po’ più decente dobbiamo abbandonare questa modalità di trattare le questioni, stando invece sul punto delle vicende”.
Il fatto che sia stato Morisi a creare questa modalità, si vedano per esempio gli anni del Berlusconismo, è piuttosto opinabile. La modalità pare molto diffusa da tempo e su tutti i vari fronti, non crede?
“Diciamo che di certo questa modalità Morisi l’ha alimentata bene… In effetti si tratta di un metodo molto diffuso che credo non abbia fatto il bene di questo Paese”.
Nella narrazione mediatica e degli oppositori, che teoricamente dovrebbero stare dalla parte dei diritti dei gay, se ne deduce che fare incontri omosessuali sia motivo di vergogna.
“È normale che ci sia la tendenza a far emergere l’ipocrisia, però il fatto che Morisi possa aver avuto dei rapporti con degli uomini non è una cosa che deve riguardare l’opinione pubblica. Adesso c’è la fiera dell’andare a ripescare tutto quello che ha detto e scritto sul tema negli ultimi dieci anni, che alla luce dei fatti riportati sembra essere più una sorta di biografia che non una critica ad altre persone. Su questo si innesta la doppia morale, quella pubblica e quella privata, che è l’ipocrisia del nostro Paese e che dobbiamo abbandonare: ognuno ha la propria cultura e le proprie pratiche sessuali, però appartengono al privato di ciascuno di noi e non è giusto che diventino oggetto di giudizio, perché se mettessimo in piazza tutto (ma proprio tutto) quello che le persone fanno nel loro privato non si salverebbe nessuno. Va superato l’assunto finto che la sessualità debba essere per forza uno e che chiunque se ne discosti sia un pervertito: ogni volta che qualche vicenda privata diventa pubblica dimostra che quella presunta sessualità “normale” nei fatti probabilmente non esiste, perché ognuno gestisce il privato a modo suo. È stupido e ipocrita che Morisi abbia contribuito ad alimentare quel meccanismo che ora fa sì che altri gli diano del pervertito, ma l’obiettivo dal nostro punto di vista non deve essere attaccare Morisi, ma promuovere la libertà sessuale. Invito tutti a darsi una calmata: un conto è l’eventuale illecito, altro conto è il privato”.
Non le pare però che un gay leggendo i giornali teoricamente progressisti in questi giorni abbia ragioni per non sentirsi a proprio agio? Non crede che si stia facendo passare l’idea che andare con un uomo per un uomo sia una cosa di cui doversi vergognare?
“Sì, infatti, il punto è proprio quello. Il fatto che questa vicenda sia esplosa negli ultimi giorni di campagna elettorale non aiuta il ricorso al politicamente corretto. Immagino che tutto faccia brodo in questo periodo. Però è sicuramente inquietante. Sembra di essere tornati ai titoli di trent’anni fa sul «torbido mondo omosessuale». È brutto vedere questa roba qua, perché sembra che il problema sia che lui abbia avuto rapporti con uomini. Capisco la pulsione istantanea di far emergere l’ipocrisia e di sfruttare la cosa, ma ci vuole la lucidità di capire che non è sicuramente un dibattito che fa crescere il Paese quello che sta avvenendo sulla questione di Morisi”.
Anche perché, tema delicato nel mondo Lgbt, non è stato lui a fare outing, ma glielo hanno fatto gli altri…
“Infatti io parlo solo del fatto che abbia avuto rapporti con uomini. Non so come si definisca Morisi dal punto di vista dell’orientamento sessuale. L’outing pare che glielo abbia fatto il suo collega di partito, il senatore Pillon, con cui non abbiamo proprio amorevoli rapporti come Arcigay. Ma bisognerebbe chiedere a Morisi si definisca omosessuale o altro. Io sono per l’autodeterminazione degli individui”.
Non molti giorni fa però era stato Alessandro Zan, il promotore del Ddl contro l’omofobia, di aver visto un parlamentare leghista baciare un uomo a Mykonos. Zan che invita a rispettare le differenze e a non discriminare in base all’orientamento sessuale, ma con uscite del genere non rischia di essere lui stesso a farlo?
“Penso che sia una cosa che nasce dall’esigenza da parte di chi sta facendo la battaglia politica sui diritti di far emergere l’ipocrisia degli altri, dopodiché anch’io trovo che questo modo di gestire le situazioni non è che faccia crescere civilmente il Paese. Lascia un po’ il tempo che trova. Noi abbiamo sempre condannato l’outing come pratica. È sempre una violenza nei confronti delle altre persone che è meglio evitare, dopodiché ci sono casi di esponenti politici con doppia morale e dunque l’outing può essere utilizzato politicamente nei confronti di qualcuno per far emergere l’incongruenza tra quello che dicono e quello che fanno. Però è sempre scivoloso andare sul privato delle persone”.
Ma poi, nel concreto, è fondata la convinzione che la Lega sia “omofoba”? Un conto è essere contrari al Ddl Zan, un altro è essere contro i gay e discriminarli. O no?
“Ufficialmente nessun partito italiano è contro i gay. Da una decina d’anni a questa parte tutti hanno abbandonato l’idea, però rimane secondo me un’ostilità di fondo all’idea che esistano le persone omosessuali o che comunque se ne possa parlare e si possa affrontare il tema delle discriminazioni nei loro confronti. Salvini dice «io non ho nulla contro i gay» però è contrario a qualsiasi forma di intervento nelle scuole per prevenire il bullismo e la violenza omofobici nei confronti di gay o lesbiche. Io trovo una grande contraddizione tra quello che si dice e le politiche che poi si promuovono. Credo sia un errore: se non si interviene, la cultura che genera la violenza e la discriminazione resta sempre uguale a sé stessa. Finché non si parla nei luoghi dell’educazione, ossia nelle scuole, del perché non è giusto discriminare, non faremo passi in avanti. Non si tratta di parlare di sesso nelle scuole, anche se farebbe bene al Paese e si eviterebbero molte malattie e gravidanze indesiderate, ma di fare prevenzione del bullismo, che purtroppo spesso nelle scuole è basato su presupposti omofobi. Su questo vedo una profonda incongruenza nella Lega. Non basta dire «quello che uno fa in camera da letto sono affari suoi», perché essere una persona Lgbt non riguarda solo la camera da letto: se io voglio andare in strada mano nella mano con il mio compagno non devo aver paura che mi tirino una sassata, così come non devo aver paura che quando alle 8 di mattina suona la campana il bulletto arrivi a tormentarmi perché ha capito che sono omosessuale. Alcuni aspetti sono privati, ma altri riguardano lo stare in mezzo agli altri. E – conclude Piazzioni – bisogna avere il buon senso di affrontarli”.