La morte a Roma dell'attrice Piera Degli Esposti ha scosso il mondo dello spettacolo. Malata da tempo era ricoverata dal 1 giugno all'ospedale Santo Spirito della capitale. Se ne va poco dopo aver festeggiato gli 83 anni: anima bolognese e talento universale, “regina scalza” della scena italiana tra teatro, cinema, televisione e letteratura: scalza perché aveva il dono di sembrare sempre a suo agio nei panni più diversi, ma amava la vita come sinonimo di libertà. E oltre ai mille ricordi sulla scena, ce n’è uno fuori-scena che ha raccontato lei stessa fra lo stupore generale. Così, lei stessa ricordava una delle giornate più drammatiche della storia repubblicana che, suo malgrado, ha vissuto molto da vicino quando, per puro caso, rimase appoggiata all’auto nella quale poco dopo venne rinvenuto il cadavere di Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse.
«Dovevo andare a Siracusa, per recitare al teatro greco, nel ruolo di Elettra. Non stavo molto bene, i medici mi avevano consigliato di evitare l'aereo, di muovermi piuttosto in treno o in nave. Dunque, chiesi all'amministratore dell'Istituto Nazionale del Dramma Antico di farmi avere i biglietti in via Caetani, nel centro di Roma, dove c'era la Fondazione del Teatro Greco. La mattina che arrivai per prendere questi biglietti, naturalmente ero da sola: tutti gli altri attori andavano in aereo. A via Caetani il portone era chiuso e sulla via c'erano solo due macchine. Una era una Cinquecento lontana – ha spiegato l’attrice - e una era una Renault rossa, davanti agli scalini. Aspettando l'amministratore, che si chiamava Aristide Brusa, ero indecisa se sedermi sugli scalini o poggiarmi alla Renault che era lì. Decisi per la Renault. Passata un'ora e più, mi sono allontanata per andare al bar a prendere certe pastarelle e un caffè e poi tornare lì. Speravo sempre, verso mezzogiorno, di vedere apparire questo Aristide Brusa. Sono rimasta appoggiata alla Renault un'altra ora e più. Credendo che ormai Aristide Brusa non sarebbe più arrivato, visto che era l'ora di pranzo, vado a cercare il numero dell'Istituto del Dramma Antico su un elenco telefonico al bar Bernasconi, per dire che non avevo ricevuto i biglietti perché il portone era chiuso. Mentre sono lì a comporre il numero – conclude Piera Degli Esposti -, sento tanta gente che urla "C'è Cossiga! C'è Cossiga!": il ministro dell'Interno stava arrivando a via Caetani. Si sentono tante sirene. Poi al bar accendono il televisore e vedo comparire la macchina su cui ero stata appoggiata tutta la mattina. La aprono e c'era dentro questo fagotto, che poi era Moro. Mi sento mancare. Mi viene a prendere la mia amica e collega Ida Bassignano, mi porta a casa sua e telefona a mio fratello Franco, che allora faceva il politico a Bologna: "Sono Ida Bassignano, le passo sua sorella". E lui furibondo: "Ma cosa vuole mia sorella, non è il momento, è successa una cosa terribile". "Ma è proprio di questo che sua sorella le deve parlare". Non mi credeva nessuno. Mi hanno convocato pure i magistrati del caso Moro, molto insospettiti: "Ma perché lei si è appoggiata proprio a quella Renault rossa?"».