Un silenzio durato quasi tre anni, dal 14 agosto 2018 al giorno in cui crollò il Ponte Morandi. Parliamo di Marco Vezil, genovese, 55 anni e manager di Spea (per il monitoraggio della rete autostradale) e capo dell’Ufficio di Sorveglianza del Primo Tronco di Genova. Ora ha eciso di farsi interrogare dai pm. E la sua decisione arriva all’ultimo momento, poco prima che potessero scadere i termini dell’avviso conclusioni indagini preliminari e della chiusura dell’incidente probatorio e dell’eventuale rinvio a giudizio.
Insieme a lui, hanno chiesto inoltre di essere ascoltati altri nove dirigenti e tecnici di Aspi e di Spea. Fra loro l’ex direttore del settore manutenzioni Mario Bergamo e attuale amministratore delegato di autostrada Tirrenica. Ma il nome di rilievo in questa infornata di testimonianze è quella di Vezil, visto che proprio dalle sue registrazioni è nata l’indagine sui falsi report dei viadotti ed anche il filone sulle barriere fonoassorbenti difettose che hanno portato a diverse misure cautelari.
In buona sostanza, con il cellulare Vezil registrava le riunioni e i colloqui. Dopo che si venne a sapere che era lui la “spia” fu licenziato perché il suo operato – questa la motivazione e ufficiale – era “insoddisfacente”. Ma come è comprensibile, pare che in realtà sia proprio per questi audio che la società sia arrivata alla rescissione del contratto di lavoro.
Nonostante tutto, Vezil non era ancora stato interrogato dai magistrati che indagano sul Ponte Morandi e sembra che neppure nelle altre tre inchieste abbia aperto bocca. La scoperta di quelle registrazioni, infatti, avvenne grazie alle perquisizioni della Guardia di Finanza che vennero in possesso degli audio e li trascrissero.
Il 55enne è una figura cardine dell’inchiesta sul crollo, tanto che è segnalato anche nell’ordinanza din custodia cautelare, dove sono riportate alcuni stralci di quelle conversazioni: “Io sto dicendo che ci sono pericoli imminenti sulle barriere…c’è un errore nell’installazione… i lavori li stiamo facendo con gli stessi materiali, il che mi preoccupa un po’”.