Di animali e dintorni ho iniziato ad appassionarmi dall'infanzia, ma ho tradotto questo interesse negli studi dell'università cercando letture che trattassero la categoria "animale" sotto vari punti di vista. Penso a Volodine, o a Borges, ma anche allo stesso Kafka.
Ma Willy Guasti all'epoca avrebbe soddisfatto la mia curiosità, almeno a livello scientifico e più tecnico. Divulgatore col pallino degli animali, specie quelli estinti, come si definisce lui, ha capito che la comunicazione di temi scientifici non è relegata a riviste o programmi settoriali, ma può avere un tipo diverso di narrazione, come sui social con il suo Zoosparkle. E il cambio di registro comporta anche un aumento e una variazione della platea, che è variabile importante per spunti nuovi e freschi nella trattazione.
Quando nasce la tua zoo-passione e quando arriva l'idea o l'impressione che Instagram potesse essere un mezzo giusto per divulgare le tue conoscenze zoologiche?
Con questa passione ci sono nato, ma credo che l’evento scatenante sia stato quando da molto piccolo ho visto Jurassic Park per la prima volta. Ho iniziato a fare divulgazione per passare il tempo ormai 7 anni fa, più o meno (poco dopo aver iniziato l’università) e oggi è il mio lavoro a tempo pieno. In realtà prima di approcciarmi a Instagram sono passato da YouTube. Instagram ho iniziato ad usarlo dopo, quando ho capito che era un buon modo per rimanere in contatto con chi mi segue e fare contenuti più immediati (dal punto di vista del tempo impiegato per realizzarli) rispetto a YouTube.
Azzardo nel dire che questi mezzi sono un po' delle cattedre virtuali, in questo senso. Cosa cambia nel rapporto con gli "studenti virtuali"?
Onestamente non la vedrei come una cattedra, né in realtà ho la pretesa di insegnare, ad essere onesto; mi è capitato di fare laboratori a scuola in passato, e l’approccio didattico è un po’ diverso dai video in cui faccio divulgazione. Però so che qualche professore fa vedere i miei video ai suoi studenti.
La cosa mi fa ovviamente piacere. La differenza più ovvia è che sul canale è come fare lezione a decine di migliaia di persone che non conosco e che non vedo in faccia. Come sensazione è un po’ strana, onestamente.
Differenza di pubblico, ma anche di registro.
Bè, più che altro perché appunto, l’approccio dei video è più divulgativo e meno didattico; e ovviamente, se c’è un docente in aula mi posso prendere giustamente meno libertà su eventuali battute. Anche se non ne abuso comunque, nei video sono chiaramente più libero nella scelta delle parole.
Ma, tra quelli che hai provato e che quotidianamente utilizzi, quale social hai trovato più duttile alla tua mission?
Il mio progetto si articola su varie piattaforme; Instagram è utile per gli aggiornamenti, i contenuti “veloci” e anche quelli più personali, YouTube per i video costruiti e Twitch per le dirette. Sono tutti e tre parte del progetto e servono ognuno ad una cosa diversa, perciò non saprei scegliere tra i tre, perché mi servono tutti.
Osservando il tuo profilo mi sono imbattuto in un pokedex, ma non solo. La tua vulgata è anche molto vicina al mondo del gaming - penso ad esempio all'uso che fai di Twitch, piattaforma simbolo di questa categoria di intrattenimento. Era un obiettivo\passione che ti segue dall'inizio o è nata in corsa?
Mi sono approcciato solo da un annetto a Twitch; ora sono partner, e utilizzo la piattaforma per le dirette (in cui faccio divulgazione con vari format). Mi trovo bene per i contenuti dal vivo, e mi piace differenziare i contenuti in base alla piattaforma. Uso il gergo del gaming perché mi diverte, ma non sono un gran videogiocatore, anzi, gioco pochissimo e a pochissima roba.
Gli stessi Pokemon sono nati dalla passione per il collezionismo di insetti di Satoshi Tajiri.
In qualche modo anche il mondo del gaming si presta bene ad essere un veicolo funzionale di divulgazione?
Credo che alcuni giochi si sposino bene con la faccenda, io stesso ho fatto qualche prova, ma per il momento davvero poco. Ho in mente di portare qualche contenuto basato su giochi in cui si ha a che fare con gli animali (gestionali in cui si costruisce un bioparco, e cose simili).
Altro punto interessante è l'interesse per gli animali estinti, che sembrano degli esseri lontanissimi, e invece...
Lo sono per davvero. Almeno, da un punto di vista temporale (chi più, chi meno). Da un punto di vista spaziale, no. Camminiamo sullo stesso pianeta in cui vivevano anche loro, ed è tremendamente affascinante sapere quanti cambiamenti si sono susseguiti prima della comparsa della nostra specie. Questo per quanto riguarda gli animali preistorici, perché in realtà ci siamo adoperati per farne fuori un bel po’ negli ultimi secoli. E quando l’estinzione tocca anche ad animali ritenuti molto carismatici che gli esseri umani di poco tempo fa hanno anche visto, la cosa comincia a fare un certo effetto.
A giugno dello scorso anno, sulle pagine di Pnas, usciva uno studio che apriva le porte ad una sesta estinzione di massa [da 450 milioni di anni, la Terra ne ha viste passare già cinque, ndr]. L'espressione fa paura, i dati peggio: nello studio sono state esaminate le condizioni di salute di oltre 29 mila specie vertebrate. Ci sono 515 specie a rischio estinzione, ossia con meno di 1000 esemplari. Tra queste, il 47% è continentale e il 53% insulare. La maggior parte delle specie a rischio (30%) vive in Sud America, il 21% vive in Oceania, un altro 21% in Asia, il 16% in Africa, l’11% nel Nord e centro America e l’1% in Europa. Comincio dal chiederti: si può evitare o irreversibile?
La cosiddetta “sesta estinzione di massa” causata dall’essere umano è un fenomeno conosciuto in realtà da diversi anni. Non ho le competenze per dare una risposta definitiva ad essere onesto, ma una cosa è certa: una specie estinta è estinta. Quindi se mi stai chiedendo se sia possibile tornare a prima di quando l’essere umano iniziasse a fare il matto in giro, allora direi che non c’è modo. La tendenza secondo molti non potrà mai essere frenata al 100%, ma si può comunque tamponare la ferita e salvare il salvabile. Invertire completamente il trend è una cosa che ritengo poco probabile, ma si possono mitigare (e non poco) gli effetti.
La comunità scientifica come lo considera? Come un evento all'interno dei macro-cicli di rinnovamento della vita o è un evento estremo esacerbato dall'evoluzione umana?
È assolutamente un fenomeno legato all’attività antropica, e al riscaldamento globale che deriva da essa. A volte passa la notizia che gli scienziati stiano ancora dibattendo sulle cause del riscaldamento climatico; questa retorica fa molto comodo a chi nega che la nostra specie non sia colpevole, e che dipenda dai vulcani, dal sole o da altro ancora. In realtà la comunità scientifica è praticamente unanime dell’interpretare i dati come la prova del fatto che è causata dalla nostra attività.
L'animale che vorresti essere?
Non saprei, me ne piacciono talmente tanti che anche quando mi chiedono “l’animale preferito” rimango sempre muto. Perciò risponderò in modo originale: un granchio violinista.