Il giorno dopo è sempre il tempo delle riflessioni, certo è che risulta difficile spiegare come sia possibile lavorare come rider e, durante il servizio solo per aver provato ad aiutare una ragazza in difficoltà, ricavarne trenta punti di sutura esterni e altrettanti interni al volto.
Un danno enorme (un mese di prognosi) quello che ha subito Michele Dal Forno, 21 anni, studente di Verona che si guadagnava da vivere con l’attività di delivery, che sabato sera è stato aggredito con una coltellata che gli ha sfregiato la guancia sinistra da un minorenne di origine albanese già denunciato due volte (una a marzo 2021 quando aggredì un tabaccaio ed una ad agosto 2020). Michele si era soltanto avvicinato a una ragazza che stava discutendo con l’aggressore per chiederle se stesse bene. L’arrestato, 16 anni che abita in centro, si trova ora nel carcere minorile di Treviso e il suo arresto è stato convalidato.
Per comprendere meglio il clima che si respira a Verona dopo quanto avvenuto, abbiamo contattato Luca Castellini, leader di Forza Nuova e della curva dell’Hellas, che ha puntato il dito contro l’integrazione e la gestione dei giovani con origini straniere di seconda o terza generazione.
Castellini, a Verona c’è un problema o è un episodio isolato?
A Verona esiste un problema legato alle baby gang e, come in tutte le altre città italiane e da diversi decenni in Europa, alle seconde o terze generazioni di stranieri. Che hanno la cittadinanza, ma dimostrano il fallimento di questa società multietnica.
Che cosa si è sbagliato, secondo lei?
Che questa società globalizzata crea sacche di persone problematiche. Oggi in Italia sono giovani, ma tra qualche anno saranno trentenni o quarantenni ghettizzati in quartieri come le banlieue parigine. L’Italia e Verona stanno andando in questa direzione e gli ultimi fatti di cronaca non fanno altro che dimostrare la situazione di degrado in cui vivono questi giovanissimi.
Quali sono le ragioni di questa ghettizzazione?
Come sosteniamo da sempre noi di Forza Nuova, il fallimento della società multietnica è dato dalla spinta e dalla forzatura in funzione del mercato, che intende formare individui spuri che rispondano alle regole di mercato. In questo modo, vengono creati individui che, pur essendo nati qui, non sentono di essere né italiani né del paese di origine. Non è un problema etnico, ma una realtà che fa i conti con il degrado.
Qual è la vostra proposta politica?
Abbiamo sempre chiesto il blocco dell’immigrazione e l’avvio di un umano rimpatrio. Oggi possono sembrare proposte anacronistiche, ma perché questa Europa ormai è stata violentata dal punto di vista identitario e ne paghiamo le conseguenze. Dovremmo almeno limitare i danni futuri per l’Italia che non è a livello di Olanda o Francia.
Un po’ utopistiche come proposte in un mondo come quello attuale, non crede?
Sì, ma io mi metto nei panni di un marocchino di terza generazione in questo contesto storico ed è normale che si senta diverso, perché viene da un’altra cultura e per il colore della pelle. Questi elementi lo portano a unirsi ai propri simili ma contro un nemico esterno. E questo ce lo dimostrano le cronache. La soluzione è un controllo serrato del territorio e bisogna cercare di evitare la creazione di quartieri etnici, che poi non diventano altro che dei ghetti.
Al ragazzo accoltellato, invece cosa sente di dire?
Io stesso vorrò incontrarlo. In queste ore in tanti si sono mossi a suo favore, anche con una raccolta fondi o la proposta di una medaglia al valore. L’aver deciso di difendere una ragazza in difficoltà senza essersi voltato dall’altra parte come spesso accade è encomiabile, un raggio di sole nel buio.