Fermi tutti, abbiamo il colpevole del riscaldamento globale. Tanto per cambiare, è l’uomo. No, non l’uomo in quanto essere umano, ma l’uomo in quanto maschio. Due rapporti usciti in questi giorni additano infatti gli uomini come maggiormente responsabili del riscaldamento globale rispetto alle donne. Il primo è uno studio svedese, il secondo è un lunghissimo quanto vago e fuffoso manifesto politico dell’Eeb (European Environmental Bureau, Ufficio ambientale europeo) intitolato “Perché il Green Deal ha bisogno dell’ecofemminismo”: siamo dunque arrivati all’estensione dell’accusa di mascolinità tossica anche al comparto ambientale (l’unico peraltro in cui l’aggettivo potrebbe avere qualche senso).
Secondo i ricercatori scandinavi, le abitudini di consumo degli uomini fanno sì che a essi sia riconducibile l’emissione di più gas serra rispetto alle donne. Le differenze riguarderebbero soprattutto l’uso dell’auto e la dieta: gli uomini spendono di più in carburante e in carne, una fonte significativa di emissioni di anidride carbonica.
"Il modo in cui si spende è molto stereotipato: le donne spendono più soldi per la decorazione della casa, la salute e i vestiti e gli uomini spendono di più per il carburante per le auto, per mangiare fuori, per l'alcol e per il tabacco".
Lo studio, pubblicato sul Journal of Industrial Ecology, ha preso in esame voci come cibo, arredamento, vacanze e trasporti. In media, gli uomini sarebbero responsabili di quasi il 16% in più di emissioni di gas serra rispetto alle donne, nonostante spendano solo il 2% in più per il loro stile di vita. Il rapporto ha rilevato che le donne hanno maggiori probabilità di acquistare prodotti relativamente "a bassa emissione", tra cui beni relativi alla salute e vestiti. Gli uomini invece spendono di più per quelli che lo studio ha definito articoli "ad alta intensità di gas serra", con benzina e gasolio che sarebbero la causa principale della differenza (non è stato considerato il carburante per veicoli da lavoro). L’analisi è stata svolta sulla popolazione svedese, ma per i ricercatori i risultati “sono in linea con precedenti ricerche sulle differenze di genere nell'uso dell'energia e sembrano essere rilevanti per un certo numero di Paesi”.
Annika Carlsson-Kanyama di Ecoloop (società di ricerca che ha guidato lo studio) ha detto che gli uomini dovrebbero considerare le donne come modelli da seguire: "Uomini e donne spendono i loro soldi in modo diverso. Se gli uomini spendessero meno in carburante e più per comprare cose per la loro salute o per abbellire le loro case, abbasserebbero le loro emissioni. I governi dovrebbero spiegare agli uomini quanto sono alte le emissioni causate dalle loro spese”.
Carlsson-Kanyama ha ricerca che la ricerca potrebbe provocare un dibattito problematico: “Parlare del fatto che uomini e donne influenzano l'ambiente in modo diverso può mettere a disagio. Non si tratta di incolpare, si tratta di pensare a strumenti politici che potrebbero ridurre le emissioni di gas serra".
Parallelamente, il Green Deal dell’Ue è stato criticato per non aver incluso il presunto legame tra genere e ambiente: "La crisi climatica – ha detto il ministro austriaco Leonore Gewessler – colpisce uomini e donne in modo molto diverso. Per esempio, la maggioranza delle persone colpite dalla povertà energetica sono donne. È quindi fondamentale tenere conto delle differenze di genere nell'equazione, se vogliamo sviluppare soluzioni e una trasformazione che funzioni per tutti».
"Le politiche del Green Deal europeo – ha aggiunto Nadège Lharaig dell’EeB, l’Ufficio europeo che ha pubblicato Perché il Green Deal europeo ha bisogno dell'ecofemminismo – sono nella migliore delle ipotesi indifferenti rispetto al genere e nella peggiore ampliano le disuguaglianze di genere”.
“Gli impatti ambientali – si legge al tal proposito nel rapporto dell’Eeb – sono legati al genere. Per esempio, gli uomini causano in media dall'8 al 40% in più di emissioni rispetto alle donne, principalmente a causa della loro mobilità e del loro comportamento alimentare”.
Ci sono però diversi problemi se la strada che si sceglie di intraprendere, tanto per cambiare, è quella identitaria. Tra questi problemi c’è il fatto che la stessa ricerca svedese ha dimostrato che le emissioni sono minori quando si tratta di famiglie: una donna single, così come un uomo single, consuma in media di più di una donna o di un uomo che faccia parte di un nucleo familiare composto da più individui. “La spesa per l'alloggio e il trasporto tra le famiglie con più membri è condivisa”, riducendo così le emissioni pro capite. In altre parole, i componenti di famiglie tradizionali sono più ecologici dei single. Dunque le donne single inquinano di più delle madri di famiglia. Non certo una conclusione che faccia il gioco della causa femminista. Dunque attenzione a prendersela con gli uomini, se non si vuole rischiare di ricevere un’obiezione “tossica” ma incontrovertibile.