Dal giorno del debutto in tv, nel 1977 come centralinista in Portobello condotto da Enzo Tortora, Paola Ferrari non ha più abbandonato il piccolo schermo. Ancora oggi è tra i volti simbolo della Rai e di certo quello più rappresentativo per il racconto del calcio, come negli ultimi Europei in corso. La sua carriera, però, non è costellata solo di presenze, ma di vere e proprie rivoluzioni: è stata la prima donna a condurre la Domenica Sportiva (dopo 42 anni di presenza solo maschile), la prima donna a presentare 90° minuto e la prima donna a guidare Dribbling.
L’abbiamo contattata a margine di quello che definisce «il frullatore» delle partite “spezzatino”, che la tengono costantemente impegnata, perché negli ultimi giorni è diventata addirittura trend topic per un accavallamento delle gambe “alla Sharon Stone” che ha mandato in visibilio i social. Lei non si è scomposta, abituata a essere sempre sotto i riflettori, e da grande professionista ci ha fatto una risata ed è passata oltre. Ma la giornalista è anche una persona che non si è mai tirata indietro nell’esprimere quel che pensa, a volte attirandosi le ire dei colleghi (e soprattutto delle colleghe). E anche questa volta, a ogni domanda ha risposto con la consueta schiettezza: dal femminismo che non la rappresenta («come fascismo e comunismo sono concetti del passato»), alla battaglia sulle parole scatenata dalla scrittrice Michela Murgia («assolutamente inutile, sono altre le cose importati»), o sul gesto di Rula Jebreal di non partecipare a Propaganda Live perché unica donna («io sono sempre da sola, però faccio sentire la mia voce più degli uomini»). Dopo tante polemiche, ha sentito persino di tendere la mano a Diletta Leotta («Insieme in studio? Due generazioni a confronto, perché no…»), ma su certi atteggiamenti fatica a perdonare, riferendosi alla rottura dell’amicizia con Daniela Santanché («se mi viene fatto del male in modo gratuito faccio fatica»). Mentre sulla Nazionale di Roberto Mancini è convinta che comunque andrà «ha già vinto per l’amore che ha saputo ricreare».
In questi giorni sui social si è parlato solo di due argomenti: la Nazionale italiana che continua a vincere e del tuo accavallamento delle gambe alla Sharon Stone. Che effetto ti ha fatto?
Mi ha divertito, però non mi turba un fatto così casuale. Però effettivamente c’è stato più Var sul mio accavallamento che su quello che accadeva in campo. È stato trend topic per un giorno intero, mi ha fatto piacere, qualche bacchettone mi ha persino sgridato, ma non è responsabilità di nessuno: siamo in diretta per diverse ore e può succedere di tutto. Sicuramente non mi ha distratto dal mio amore per l’Italia e il bel momento che stiamo vivendo. Certo non mi aspettavo gli insulti sessisti, ma ormai mi sono abituata.
Sui social ci si chiede ancora che tipo di biancheria indossavi…
Ancora??! No, ma veramente… non sono abituata a queste cose, pensa che sono da 30 anni in tv e ho sempre chiesto ai registi di non riprendermi il seno, nonostante sia piuttosto abbondante. Di questo Europeo mi ricorderò, fra le tante cose belle, anche di questo. Siamo in un frullatore, capita.
Qual è il rapporto con il tuo corpo?
Spero di non essere giudicata solo per quello, visto che sono una professionista. Cerco sempre di essere precisa, sia nella preparazione che nel trucco e nelle luci. Sono di scuola berlusconiana, ho cominciato da ragazza quando ti dicevano che entri nelle case degli italiani, quindi sempre al meglio possibile. Mi tengo bene, faccio ginnastica il giusto ma non troppo, faccio attenzione a quello che mangio, prendo gli integratori, sono in forma e soddisfatta. Non posso avere il fisico di una ventenne, ma non ho mai fatto ricorso alla chirurgia estetica pur avendo avuto due figli, poi accetto anche i difetti. Però sono più magra di quando avevo 25 anni, quindi benissimo così.
Ti senti femminista o è un concetto che non ti appartiene?
I termini del passato, come femminismo, comunismo, fascismo, non appartengono più a questo millennio. Se intendi se sono una persona che si è sempre battuta per l’uguaglianza delle donne sul posto di lavoro e in società, lo sono da quando ero ragazza. Non per questo sono favorevole alle quote rosa.
Come mai?
Perché i nostri spazi ce li dobbiamo conquistare e non dobbiamo farceli regalare. Bisogna meritarli, anche se può essere più difficile da donna, ma non si può imporre per legge. Dev’essere una mentalità che gli uomini devono acquisire. Non sono neanche per difendere sempre le donne, se fanno qualcosa di sbagliato lo dico. Ognuno è responsabile di quello che fa come persona umana.
Cosa ne pensi della battaglia della scrittrice Michela Murgia sulla declinazione delle parole?
È assolutamente inutile! Se vuole farla, che la faccia se ci crede. Ma se fossi io direttore di Rai Sport e mi chiamassero direttore o direttrice non cambierebbe assolutamente nulla. Alcuni termini sono più facili da declinare, professore-professoressa, dottore-dottoressa, ma non sono queste le cose che ci offendono. È invece il bullismo sul nostro corpo che fa male, io ne sono vittima da sempre. Ha fatto benissimo a indignarsi Vanessa Incontrada quando le facevano notare qualche chiletto in più, ma io avrei dovuto entrare in depressione da anni per le cattiverie che mi hanno rivolto. Questo lo trovo grave contro le donne. Oppure mi ha fatto soffrire la pallavolista che, solo perché incinta, ha perso il contratto. Direttore-direttrice, va bene ma non lo trovo determinante.
Eppure, certi gesti vengono rivendicati, anche in tv, come a favore delle donne. Come quando Rula Jebreal non accettò l’invito di Propaganda Live perché unica donna ospite.
Io sono sempre l’unica donna, in quasi tutte le trasmissioni di calcio che ho fatto. Meno male che ce ne sia almeno una. Io faccio sentire la mia voce più degli uomini. Penso che in quel caso sia stata una casualità, perché conosco il programma e chi lo conduce e non mi sembra che siano misogini. Ce ne sono di trasmissioni del genere, che usano il corpo delle donne per attirare telespettatori. È un discorso che ho fatto tante volte, ma vedo che non interessa a nessuno…
Il riferimento mi sembra chiaro verso Diletta Leotta, che hai criticato apertamente. Ma ti sei pentita di quelle dichiarazioni?
Preferisco non aggiungere altro, perché le cose che dico vengono spesso interpretate in modo troppo “colorato”. Le auguro molta fortuna, il prossimo anno con Dazn avrà tutto il calcio e quindi sarà per lei un momento importante.
Prima o poi ti piacerebbe averla in studio, o viceversa essere invitata da lei, anche solo come gesto simbolico di riappacificazione?
Magari fra due generazioni a confronto ci potrebbe essere uno scambio culturale. Perché no…
In tv hai fatto praticamente tutto, ora ti manca un ruolo dirigenziale?
Se devo guardare le barriere che ho aiutato a demolire nel giornalismo sportivo televisivo sono molte e sono contenta di averlo fatto. Mi piacerebbe vedere una donna diventare direttore della Gazzetta dello sport, ma ora mi occupo di tante altre cose, come di docufilm. Finirò gli ultimi anni in Rai, dopo questa meravigliosa esperienza degli Europei, essermi spesa come volto dell’Italia femminile e arrivare con la mia azienda ai mondiali in Qatar. Poi cercherò altre strade, perché devo sempre essere in movimento.
Prima hai parlato di insulti sessisti. Ricordo che anni fa sei stata la prima anche a denunciare quello che accadeva su Twitter nei tuoi confronti.
Sono stata la prima a denunciare il cyberbullismo su Twitter. Perché mi butto a capofitto, non ci penso tanto. Allora tutti dicevano che ero pazza, poi abbiamo visto che piaga è stata. Ne parlavo già otto anni fa quando mi prendevano in giro. Sono anche stata vicepresidente dell’Osservatorio sul bullismo e il doping.
Ma ti vedresti mai fuori dalla Rai?
In questo momento la vedo difficile. Mi piacciono le sfide, come quella di Dazn che è diretta da una donna molto brava come Veronica Diquattro. Però io sono Rai, sono legatissima alla mia azienda che mi ha dato tantissimo e qualcosa anch’io le ho restituito. Delle offerte mi sono arrivate, ma sto bene dove sto. Non so cosa farò domani. Mi sveglio al mattino, ho delle intuizioni e delle sensazioni e poi decido. Sono molto molto istintiva come carattere, anche troppo.
Vista la tua istintività, fu un errore la candidatura in politica?
Fu una scelta di cuore, perché ero molto legata a una donna che però alla fine mi ha profondamente tradita. Rimango attenta e ricettiva al mondo della politica, ma non credo seguirò la strada di alcuni miei colleghi come David Sassoli che ora ha un ruolo imporrante in Europa. Mi piace ancora raccontare i fatti. Se la politica serve a fare qualcosa di buono per gli altri la farei volentieri, ma rimango sempre prima di tutto una giornalista.
Quando ricordi di un tradimento è chiaro che tu stia parlando di Daniela Santanché, con la quale si è rotta una grande amicizia. Ma oltre a essere istintiva, sai anche perdonare?
È una domanda complicata. Non sono una che dimentica con grande facilità. Se mi viene fatto del male in modo gratuito faccio fatica. È uno dei miei difetti, ho un po’ la memoria dell’elefante. Non sono una che tiene il muso, io mi arrabbio, sono fumantina, mi accendo come una torcia però poi mi dispiaccio quasi subito. Ma nelle cose che ti feriscono personalmente cambio completamente pelle e faccio fatica ad archiviare. Peccato, perché fa più male a me che agli altri, ma è la mia natura.
Chi vince questi Europei?
Intanto la Nazionale di Roberto Mancini ha fatto rinnamorare della maglia azzurra gli italiani. Per questo sono convinta che li abbia già vinti questi Europei, con il bellissimo gruppo che l’allenatore ha saputo formare e i valori che ha saputo infondere. Per vincere, però, oltre alla tattica e alla tecnica serve la testa. La Francia è una corazzata e resta la favorita, noi speriamo di arrivare a Wembley in finale e poi ce la giochiamo.