Diciamoci la verità: se non ci fosse il reato di vilipendio al presidente della Repubblica, vedere Silvio Berlusconi al Quirinale sarebbe il sogno di tutti, in particolare di quelle schiere di politici, giornalisti e pseudocomici che sull'antiberlusconismo militante a tempo pieno hanno costruito una carriera e che da troppo tempo sono a corto di materiale (c’è Salvini, sì, ma non è la stessa cosa). A meno che il vilipendio non venga depenalizzato, però, Silvio for president costituisce un sogno per pochi e un incubo per quasi tutti gli altri. Di certo è un sogno per Berlusconi: "il suo desiderio più profondo, e non da ora", dicono quelli a lui più vicini. Un sogno bagnato sulle cui vele la Lega sta soffiando (illudendo Silvio?) per ottenere nel frattempo la federazione del centrodestra (in pratica, l’annessione di Forza Italia) utile ad arginare la Meloni e Fratelli d’Italia, ormai quasi appaiati al Carroccio nei sondaggi. Ma è un sogno/incubo realizzabile? E davvero Berlusconi può essere presentato come una figura candidabile alla più alta carica dello Stato?
Cosa sta succedendo
Salvini ha smesso di candidare Mario Draghi al Quirinale (dopo averlo fatto con insistenza nelle scorse settimane) e, abbandonati i propositi di andare a votare il prima possibile, auspica che la legislatura si concluda nella primavera del 2023. Il leader della Lega punta ad arrivare a un partito unico con Forza Italia, “conquistando” quel che rimane del vecchio movimento berlusconiano. Ma cosa spinge Berlusconi a prestarsi a questo progetto? Per Stefano Folli di Repubblica “il tornaconto dell’uomo che ha dominato per anni la scena del centrodestra è uno solo, ma cruciale: poter inseguire il sogno, o meglio l’illusione, di succedere a Mattarella nel gennaio 2022. Può sembrare un’assurdità. […] Ma tant'è. Il fondatore di Forza Italia crede seriamente di poter ottenere il premio finale: il riconoscimento istituzionale a chi nel bene e nel male ha dominato la scena dalla fine della Prima Repubblica in poi. L'operazione con la Lega ha dunque un preciso sottinteso: ottenere il sostegno alla sua candidatura, così da creare una massa critica intorno a cui aggregare in Parlamento altri blocchi di voti fino a raggiungere il «quorum» dopo la quarta votazione. Salvini ha convenienza ad alimentare il sogno, garantendo un appoggio senza riserve: promettere non costa niente e poi chi vivrà, vedrà”.
Esiste davvero l’ipotesi di candidatura di Berlusconi?
Ne hanno parlato pubblicamente nelle scorse settimane sia Matteo Salvini che il vice di Berlusconi, Antonio Tajani.
“Assolutamente sì, Silvio Berlusconi potrebbe ambire a fare il presidente della Repubblica per quanto mi riguarda”, aveva detto il leader della Lega a Non è l’Arena.
“Non si può eleggere – aveva commentato il vicepresidente di Forza Italia a Un giorno da pecora –un candidato contro il centrodestra. E perché Berlusconi dovrebbe esser escluso? Salvini ad esempio ha detto che sarebbe un ottimo presidente della Repubblica. Io sono di parte, per me ha le carte in regola, è un grande uomo di sport e un grande imprenditore, ha dato prestigio al Paese a livello internazionale”.
Per l’ex ministro e attuale deputato di Forza Italia Gianfranco Rotondi sarebbe “la scelta di un Paese normale”, visto che Silvio è stato “il fondatore della Seconda Repubblica”, e in questo momento il centrodestra è “maggioranza elettorale nei sondaggi e nel sentiment del Paese. L’elezione di Berlusconi al Quirinale sarebbe naturale, legittima e pacificatrice. Sarebbe, sarà”.
Possibile? “Inverosimile per chiunque. Ma – scrive Salvatore Merlo sul Foglio, attribuendo a Silvio il virgolettato «Salvini e Meloni me l’hanno promesso» – non per il Cavaliere, che malgrado l’età pensa sempre che il fulmine (cioè lui) s’illumina la strada da solo”.
Berlusconi, sostenuto da Bossi, si era già candidato verbalmente alla presidenza nella Repubblica nel 2002, in caso di riforma presidenzialista.
Perché, seppur condannato, Silvio potrebbe essere candidabile al Colle?
Dopo la condanna in via definitiva il 19 ottobre 2013 a quattro anni di carcere (in gran parte condonati per l’indulto) per il processo Mediaset, Berlusconi è stato costretto a lasciare il Parlamento a causa della legge Severino, che gli ha impedito di candidarsi alle politiche del 2018. Nel frattempo però l’ex Cavaliere ha ottenuto la riabilitazione penale: gli effetti della condanna sono stati cancellati e la fedina penale risulta ripulita, dunque la sentenza Mediaset non sarebbe più un ostacolo alla sua candidatura al Quirinale. A riprova di ciò anche il fatto che il presidente di Forza Italia si sia potuto candidare già nel maggio 2019 alle europee, venendo eletto.
Come potrebbe essere eletto?
Per esseri eletti alla presidenza della Repubblica, nei primi tre scrutini serve la maggioranza dei due terzi (672 voti), mentre dalla quarta votazione in poi basta la maggioranza assoluta, cioè il 50 per cento più uno (505 voti). A quel punto se il centrodestra sarà compatto (e, nonostante il progetto Salvini-Berlusconi sia di fatto ostile a lei, difficilmente la Meloni potrebbe non sostenere Silvio), per essere eletto presidente della Repubblica a Berlusconi potrebbe mancare solo una cinquantina di voti. Voti conquistabili grazie a i qualche delegato regionale, a qualche grillino in ordine sparso e soprattutto grazie a Renzi e ai suoi: la sola Italia Viva ha 45 voti, per non parlare poi degli sconvolgimenti possibili a causa delle lotte interne al Pd e tra Pd e 5 Stelle, il tutto coperto dallo scrutinio a voto segreto.
Perché non dovrebbe essere eletto?
Oltre alla condanna (scontata “nel modo ridicolo che sappiamo, per una colossale evasione fiscale”), Massimo Fini sul Fatto sottolinea che “Berlusconi ha usufruito di nove prescrizioni e in tre casi la Cassazione ha accertato che i reati che gli venivano attribuiti li aveva effettivamente commessi, ma era passato il tempo utile per sanzionarli. Berlusconi ha tre processi in corso per corruzione di testimoni. […] Una recente sentenza della Magistratura mi ha assolto dal reato di diffamazione ai danni di Berlusconi, che aveva proposto azione civile contro di me, affermando che sulla base della straordinaria carriera giudiziaria, chiamiamola così, dell’ex Cavaliere, era lecito definirlo «delinquente naturale, pregiudicato, un uomo nefasto, terrorista, corruttore di magistrati, colossale evasore fiscale, specialista nella compravendita di parlamentari a suon di milioni di euro»”. Per Fini “ce ne dovrebbe essere abbastanza per escludere che un soggetto del genere possa diventare presidente della Repubblica Italiana. Totalmente in subordine ci sono poi dei corollari, comunque gravi, che rendono Silvio Berlusconi inadatto a ricoprire quel ruolo. Il presidente della Repubblica rappresenta l’Italia anche all’estero. Berlusconi ha al suo attivo una serie di memorabili gaffe commesse in sedi internazionali, coprendoci di ridicolo. La più clamorosa è quella ai danni del capo della Spd Martin Schulz definito, in pieno Parlamento europeo, “un kapò”. […] Poi ci sono state le corna fatte alle spalle di un ministro spagnolo durante un convegno internazionale. In altra occasione alle spalle di Putin e Obama ne prende le teste e tenta di avvicinarle come a dire che solo lui, il “Superuomo Silvio”, può far fare pace agli eterni nemici. Una cosa da asilo infantile o più precisamente da oratorio dei salesiani dove Berlusconi giocava, malissimo, a calcio”. Berlusconi for President? “Una cosa così grottesca – secondo Fini – non sarebbe possibile in nessun altro Paese al mondo, occidentale, non occidentale, democratico, totalitario. Da noi invece tutto questo passa sotto il segno dell’indifferenza. Ma sì, cosa vuoi che sia, lascia perdere, pensa alla salute, tira a campà”.
E la salute?
A proposito di salute, sempre Fini sottolinea che “il presidente della Repubblica ha importanti e pesanti impegni a livello internazionale. Come potrebbe onorarli uno che attualmente sta sotto una tenda a ossigeno, o qualcosa di similare, comparendo solo saltuariamente su Skype (in verità probabilmente su Zoom, ndr)?” Ma al di là di questa situazione potenzialmente temporanea da strascichi da Covid, a preoccupare è soprattutto quanto detto al processo Ruby Ter dal procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano, che secondo Domani “ha parlato espressamente di patologie «croniche» e «difficilmente reversibili» di natura «neurologica o psichiatrica» rivolta al tribunale e a tutti gli avvocati degli altri imputati, citando un passaggio di una consulenza medica esibita dalla difesa del numero uno di Forza Italia a inizio udienza”. Ciò che sembra importante da comprendere, a parte la reale criticità dello stato di salute fisica dell’ex Cavaliere, “è la sua capacità di intendere e volere. Per sé stesso, per il futuro delle sue aziende, di quello del suo partito e della sua eredità politica”. Oltre che, visti gli ultimi sviluppi, della presidenza della Repubblica. Alla fine del settennato, peraltro, Berlusconi avrebbe 91 anni: per quanto lui punti ad arrivare ai 120, non proprio un giovincello.
Una cosa però è certa: se restasse anche solo un decimo del Silvio che è stato, vederlo al Quirinale sarebbe divertentissimo. Da osservatori, perlomeno.