È evidente che a Fedez importi più far parlare di sé che farsi voler bene. Ce lo ha dimostrato negli anni: con i suoi cambi di posizione, con le bugie calcolate, con gli scandali, con i tentativi di rientrare in un mondo che ormai non gli apparteneva più, quello del rap, che aveva messo da parte per dedicarsi alla vita accanto alla Ferragni. Finita la storia e chiuso il teatrino, eccolo di nuovo lì: tenta di rifarsi il look da bad boy, il rapper incazzato. Anni spesi a ripulire la sua immagine dai vecchi testi politically incorrect, a raccontarsi come bravo ragazzo, sensibile ed empatico, difensore delle minoranze, militante di sinistra che detesta il Codacons e non ha paura di esporsi o di essere denunciato, perché lui doveva stare “dalla parte dei buoni”. Tutto questo, finché non è arrivata la separazione: nel buio più totale di un’immagine nuovamente infangata, lo vediamo seduto al congresso di Forza Italia Giovani, accanto a Giuseppe Cruciani e Stefano Benigni. Per non dimenticare la vacanza di lusso sullo yacht con La Russa e Santanché. Ma a fine estate, evidentemente non aveva letto abbastanza articoli su di sé, e allora ecco la trovata: pubblicare in anteprima il testo di una canzone sui social. Risultato? Ha scatenato la bufera. E, come sempre, lo accontentiamo. Non è una novità: il trasformismo di Fedez era già evidente, ad esempio, nel testo contro Tony Effe: “L’infanzia difficile di un benestante”, pieno di stereotipi stucchevoli che dovrebbero solo farlo arrossire, soprattutto dopo essersi atteggiato a outsider con lo smalto sulle unghie per mostrarsi “diverso”.

Ed ecco il nuovo testo, che si apre con un dissing a Esse Magazine. Fedez ha avuto dissapori con Antonio Dikele Distefano, direttore di Esse Magazine, per presunte censure e dichiarazioni considerate da lui false o tendenziose. L’accusa? Dikele sarebbe influenzato da artisti a cui deve favori o antipatie. La replica della rivista: con l’artista era stato concordato di non pubblicare un’intervista. Fin qui, tutto nella norma. Poi arriva la barra: “Ieri una femminista che combatte il revenge porn mi ha mandato un video di De Martino sull’iPhone, la polizia postale non le farà un sega, qui scatta l’arresto solo per una sega”. Fedez, ma tutto ok? Prima il trend del momento era difendere i diritti LGBT e litigare con Gasparri sul razzismo, ora invece è dare ragione a Salvini? La verità è che non riesce più a essere credibile come paladino della giustizia: passa dall’altra parte solo per ottenere la reazione opposta, farsi notare facendo indignare. No comment, comunque, sulla rima sega / sega e sul resto della barra. E ovviamente spuntano i nomi giusti per garantire visibilità alla canzone:
- Carlo Acutis: “Hanno fatto santo un 15enne, il suo miracolo? Giocare alla Playstation senza dire bestemmie”.
- Charlie Kirk: “Hanno sparato a un antiabortista americano, oh tranquilli raga il Papa è ancora in Vaticano”.
- Elly Schlein: “Io condanno Israele, ma ho tanti amici ebrei”.
E infine la ciliegina sulla torta: la provocazione a Jannik Sinner, l’uomo del momento, definito “purosangue italiano con l’accento di Adolf Hitler”. Su internet già si grida alla denuncia. Fine. Ottima pubblicità. Complimenti, Fedez. Il testo non è solo discutibile: è anche povero, privo di profondità e senza bellezza ritmica. Ma almeno, così, verrà ascoltato.
