TikTok come piattaforma sociale, ma anche come strumento di integrazione e multiculturalità è l’argomento che hanno affrontato i ragazzi del Giffoni con Tasnim Ali. Tante le domande sulla gestione degli haters e le provocazioni, ma anche sul successo improvviso e sul profondo ed immenso senso sociale che fuoriesce dai suoi contenuti. «Il velo l’ho indossato all’età di 11 anni quando ho deciso voler diventare una giornalista. Mi dava fastidio che non potessi rispondere ai titoli dei giornali. Io ho voluto indossare il velo anche se mia madre non voleva» - racconta ai ragazzi con determinazione e tanto senso di responsabilità Tasnim Ali, soprannominata la “Tik Toker con il velo”, la cui più grande arma, confessa, è l’ironia.
Tasnim Ali ha 22 anni, è nata ad Arezzo ed è cresciuta a Roma (trasteverina doc) dove studia Scienze politiche e relazioni internazionali con l’obiettivo di diventare un giorno una giornalista. «Sui social parlo della mia cultura e della mia religione spinta dalla curiosità di altre persone». Siamo riusciti a farle qualche domanda mentre era al Giffoni Film Festival ospite dell’evento powered by Comix.
Quanti follower hai? Ti senti un certo senso responsabilizzata dal poter parlare a così tante persone?
Su TikTok ho 500.000 follower, su Instagram 100.000 e sono consapevole che sia un’enorme responsabilità perché una sola parola potrebbe ribaltare tutto, una sola parola potrebbe portare una persona a non seguirti più o a non volerti più ascoltare e potrebbe influire in modo molto negativo su molte altre persone, bisogna stare molto attenti…
Su TikTok parli spesso della tua “vita con il velo”…
Il fatto di indossare il velo fa ricadere l’attenzione sulla mia persona perché non è una cosa da tutti i giorni; qui in Italia le donne non stanno con la testa coperta e non stanno nemmeno tutte coperte di estate. Io sto a maniche lunghe in estate… ed è ovvio che susciti attenzioni. Ricevo tantissime domande, ci sono tanti dubbi e curiosità su questo argomento.
In generale che commenti ricevi?
Adesso ricevo commenti positivi, prima no. Prima era tipo “Oh Dio come fai stare così!” , “Oh Dio non muori di caldo?!”, “Ma come fai? io non ce la farei”. Cose di questo tipo...
In più di un’occasione hai parlato del rapporto che c’è tra moda e velo… parlando nello specifico di un casting che hai fatto. Ce ne parli?
Durante un casting di moda mi hanno letteralmente detto “Hai un viso della Madonna, ti togli il velo?”. Fu un’esperienza negativa per me… e questo in generale è un tema caldo perché molte ragazze con il velo non possono lavorare nel mondo della moda perché non sono disposte a togliersi il velo.
C’è un video che più di tutti ti ha fatto capire che TikTok era più di un social, ma poteva farsi uno strumento per divulgare e diffondere idee, stili di vita, avvicinare le persone e ridurre le differenze?
Non c’è un video particolare ma un insieme di video e situazioni. Ricevendo dei messaggi privati su Instagram ho capito che stava cambiando qualcosa. Mi scrivevano per chiedermi scusa anche se non mi avevano mai insultata. Le persone si scusavano perché era capitato loro di parlare male della mia religione. È stato lì che ho capito l’altissimo valore dei social. Da quel momento mi sono sentita meno inutile e ho iniziato a raccogliere tutti i messaggi.
In che senso raccogliere tutti i messaggi?
I messaggi belli che ricevo me li tengo tutti perché per me sono qualcosa di importante e prezioso. Qualcosa che mi ha dato consapevolezza e mi ha cambiato.