Intimissimi paga Chiara Ferragni per farle indossare improbabili completini sexy e convincere il pubblico delle mamme che sì, anche se hai partorito un paio di bambini e non sei proprio l’icona della sensualità puoi indossare delle mutandine retate e scattarti foto stravaccata sul letto. Risultato? Un milione di like, commenti e articoli vari che osannano il suo coraggio e la sua “normalità”. Che noia.
E poi c’è Cindy Crawford che pubblica una foto su Instagram in cui reinterpreta la famosissima pubblicità della Pepsi degli anni 90. Ha 55 anni ed è sempre stupenda, raggiante, sexy e inarrivabile. Cosa c’entra Chiara Ferragni con Cindy Crawford? Assolutamente niente, non hanno nulla in comune, anzi, non sono neanche della stessa specie.
Da una parte l’influencer n.1 nel mondo, colei che ha inventato l’arte del vivere letteralmente ogni instante della propria vita online. La ragazza della porta accanto che ce l’ha fatta, che ha dimostrato che si può vivere una vita da sogno anche senza essere particolarmente speciali. Grazie a lei tantissime ragazze, che nella vita forse avrebbero potuto ambire al massimo a fare le commesse da Zara, (lavoro comunque rispettabilissimo), vivono alla grandissima sponsorizzando tisane depuranti e creme anti brufoli.
Dall’altra una vera, autentica top model di quel periodo, i favolosi anni 80/90, in cui le modelle non erano solo delle tipe magre che indossano vestiti per i cataloghi ma erano considerate alla stregua di semi divinità. Ancora oggi a 55 anni suonati guardi Cindy Crawford e pensi: “io non sarò mai così” .
Sarà che forse sono un po’ controcorrente ma a me questa moda delle influencer e della loro finta normalità mi è tremendamente venuta a noia, e francamente preferirei un ritorno alle super modelle e alla loro iconicità.
Premesso che chiunque con un minimo di intelligenza sa benissimo che Chiara Ferragni & company di ordinario e normale non hanno nulla, anzi, probabilmente sono molto più fake e costruite di quanto poteva essere una Linda Evangelista negli anni 90. La Ferragni è in realtà una pubblicità vivente, basta vedere le storie in cui sponsorizza lo yogurt Yomo; dalla sua espressione si capisce benissimo che le fa proprio schifo ma continua a mangiarlo e abbozza anche mezzo sorriso. Probabilmente per il suo lavoro mangerebbe anche la merda ed è giusto che sia così, altrimenti non avrebbe mai costruito il suo impero digitale.
Alla fine dei conti forse era più sincero e vero Il rapporto tra top model e pubblico. Da una parte c’erano queste donne stupende e fuori dal comune che potevano avere accesso ad una vita favolosa e dall’altra tutti gli altri; quelli che lavoravano 8 ore al giorno per vivere e che compravano i vestiti in saldo. Magari a 16 anni ti capitava anche di sognare di diventare come loro ma nel profondo sapevi già benissimo che era un traguardo irraggiungibile e ti limitavi ad ammirarle su Vogue.
Adesso invece le ragazze guardano Chiara Ferragni nel suo completino sexy di Intimissimi e pensano: “Se lo indossa lei che non ha un corpo perfetto ed è sexy quanto un tostapane posso decisamente farlo anche io”.
Così in un attimo ci ritroviamo circondati da foto di zie concettine varie in pose sensuali che sponsorizzano la loro vita come fossero dive di Hollywood. E non ci sarebbe nulla di male se questo non portasse inevitabilmente a delle sonore delusioni. Magari qualche commento cattivo o più semplicemente la presa di coscienza del rendersi conto che non basta un coordinato sensuale per trasformarsi in influencer di successo. Chiara Ferragni sarà pure la ragazza della porta accanto ma evidentemente di un quartiere con poche case.