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V per Vaccino (o per Viagra). È la seconda volta che la Pfizer salva il mondo

  • di Marco Ciotola Marco Ciotola

10 novembre 2020

V per Vaccino (o per Viagra). È la seconda volta che la Pfizer salva il mondo
Pfizer ha appena annunciato un vaccino anti-covid “efficace al 90%”, che rappresenta però solo l’ultima tappa delle rivoluzioni medicinali introdotte dal colosso farmaceutico statunitense. Dalla cura anti-Covid al Viagra, un altro farmaco che, a modo suo, ha salvato il mondo

di Marco Ciotola Marco Ciotola

La news di punta delle ultime ore è di sicuro l’annuncio di un’efficacia al 90% del vaccino anti-covid targato Pfizer, pronto ad arrivare a questo punto prima di metà 2021 su scala globale.

Sviluppato insieme alla tedesca BioNTech, ha sorpreso in molti per rapidità e percentuali di successo nelle sue fasi di test, che sembrano mostrare effetti concreti su 9 pazienti su 10, sottoposti a due somministrazioni a distanza di 3 settimane.

Un’efficacia tale da rendere la soluzione a pieno titolo come la più affidabile, scalzando a questo punto i piani di primato del trio AstraZeneca-Oxford University-Advent-Irbm (azienda di Pomezia); tale da spingere la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ad affrettarsi nel promettere “l’arrivo nell’Unione europea di 300 milioni di dosi a seguito della firma - che arriverà presto - con il duo Pfizer-Biontech”.

È solo l’ultimo tassello di una storia farmaceutica di successi e rivoluzioni. Una storia che – contrariamente alla vulgata un po’ populista – tende a mostrarsi molto lontana da una psicosi della dei guadagni a ogni costo, sulla pelle delle persone: Pfizer ha già dichiarato che non si fermerà al via libera delle Autorità di regolamentazione, ma metterà in stallo il rilascio del prodotto fino a quando non sarà conclusa la fase di 2 mesi di osservazione degli eventuali effetti collaterali su metà dei pazienti.

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Il Viagra della Pfizer

Il lavoro di Pfizer è iniziato nella seconda metà dell’800 con la cura di un'altra piaga dell'epoca: i vermi intestinali. Charles Pfizer, migrante dalla Germania e chimico specializzato, fondò l'azienda un anno dopo il suo arrivo a New York con il cugino Charles Erhart, un pasticcere, nel 1849.

Il primo sviluppo medicinale, un antiparassitario chiamato santonina, trattava i parassiti intestinali, allora comuni e temutissimi negli Stati Uniti. L’attività si è poi intensificata con la crescita delle richieste di antidolorifici e disinfettanti nel corso della guerra civile, fino alla svolta degli anni ’40, quando Pfizer è la prima azienda a produrre in massa la penicillina.

Eppure, uno dei suoi farmaci più nominati e conosciuti è il Viagra, che agisce contro la disfunzione erettile. È stato scoperto nel 1989 e approvato solo nel 1998; il suo successo ha portato Pfizer a cruciali operazioni di fusione con una serie di altre aziende.

Queste includevano Warner-Lambert, Pharmacia e Wyeth, mentre in tempi più recenti ha provato ad acquisire – per la bellezza di 69 miliardi di dollari – la rivale britannica AstraZeneca, che ha però respinto l’offerta.

I decisi passi avanti in ottica vaccino potrebbero contribuire a porre fine all'antipatia che l'opinione pubblica – e non di rado la stessa politica – mostrano per le grandi imprese farmaceutiche.

La pandemia sta sconvolgendo gli assetti sanitari globali e tagliando migliaia e migliaia di miliardi di dollari all’economia mondiale, per un crollo del 5% del PIL quest'anno. Inutile specificare che una possibile soluzione, seppure non immediata, possa essere inquadrata come una svolta storica, sottolineata dalle stesse parole del CEO Albert Bourla:

“Oggi è un grande giorno per la scienza e l’umanità. La prima serie di risultati del nostro studio di fase 3 sul vaccino Covid-19 fornisce la prova iniziale della capacità di prevenire il Covid-19”.

 

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