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Valentino Rossi, le Rosse, la scomparsa del condizionale e i processi alle intenzioni

Emanuele Pieroni

18 giugno 2021

Lunedì smette, martedì resta in Petronas, mercoledì va con Ducati, giovedì sale in Ferrari e venerdì prove libere. Poi, nel fine settimana, qualifiche e gran premio. Ormai il presente di Valentino Rossi è uno slalom tra i suoi mille futuri, ma la verità è una sola e la ripete in ogni modo da mesi: non ha ancora deciso. E forse gli andrebbe riconosciuto il sacrosanto diritto di essere creduto!

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Fossi Valentino Rossi tornerei a scuola, ricominciando proprio dalla prima elementare o forse dall’asilo, nella convinzione di non sapermi più esprimere. Quando sono mesi, infatti, che ripeti le stesse cose e nessuno sembra capirti, anche il più sicuro tra i sicuri finirebbe per essere assalito dal dubbio di non saper più comunicare con il resto degli esseri umani. Lui, Valentino Rossi, che pure è uno che c’ha sempre saputo fare da questo punto di vita, si ritrova oggi dentro un paradosso che farebbe innervosire pure un Santo. Perché il concetto che ripete lui da mesi e mesi è uno e pure semplice, addirittura sintetizzato in sole quattro parole: NON HO ANCORA DECISO. Ieri, dopo l’ennesima domanda sul suo futuro, l’ha sintetizzato ancora, riducendolo a tre parole: NON LO SO.

Eppure ha dovuto spiegare che no, non abbandonerà a stagione in corso, come recitato dal mantra della scorsa settimana. Ma oggi, come se non bastasse, c’è ancora chi ha certezze sul suo futuro. Qualcuno, riprendendo una ipotesi de La Gazzetta dello Sport, lo mette al volante di una Ferrari 488 del Team Kassel nel WEC, mentre altri lo danno per certo in sella a una Ducati del suo Team VR46 Aramco, riprendendo una intervista di GPOne, e altri ancora per un altro anno con la Yamaha in Petronas. Che c’è di vero? Assolutamente niente. E cosa c’è di possibile? Assolutamente tutto. E la ragione è semplice e racchiusa in quelle quattro parole che Valentino Rossi va ripetendo da mesi e mesi: NON HO ANCORA DECISO. In che altra lingua deve dirlo ancora? Davvero in questo gioco ad azzeccare il futuro c’è il rispetto che si deve ad un campione che, a 42 anni, sembra non avere il diritto di parlare di presente ed è condannato al dovere di un futuro da rendere pubblico prima ancora che chiaro nella sua testa?

Certo, le suggestioni sono fighissime e piacciono anche a noi, ma è l’ormai mancato uso del condizionale che, oggettivamente, ci lascia un po’ di sasso. Sarebbe fantastico vederlo ancora un anno, fosse anche solo di passerella, in sella ad una Ducati del suo Team, con il fratello Luca Marini per compagno di squadra e una moto da preparare per l’arrivo di Marco Bezzecchi, un altro dei suoi ragazzi, magari nel 2023. Anche Gigi Dall’Igna, che in quanto simbolo Ducati non è proprio l’uomo più accostabile a Valentino Rossi, ha riconosciuto al nove volte campione del mondo il diritto di fare tutto quello che cacchio gli pare (soprattutto con i soldi suoi e dei suoi stessi sponsor).

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“Valentino – ha detto l’ingegnere Ducati – Può fare quel che vuole perché si è conquistato questo privilegio sul campo e se scegliesse di guidare lui una delle Ducati del suo team per noi non sarebbe certo un problema”. Anche Gigi Dall’Igna, a quanto pare, non è più capace di esprimersi, visto che le sue parole un minuto dopo si sono trasformate in “il futuro di Valentino Rossi è con la Ducati”. Ma non è ciò che l’ingegnere ha detto e le parole dello stesso Rossi, in risposta, non sono certo la conferma che nel 2022 sarà in sella ad una Desmosedici: “Mi fanno molto piacere le parole di Dall’Igna, ma non so cosa farò”. Risultato? “Valentino Rossi apre le porte a Ducati”. Ma dove? Ha solo detto che apprezza, ma che non ha deciso. Insomma: quello che dice sempre. E che nessuno sembra voler capire!

La domanda non è più se Valentino Rossi smette o non smette, ma quand’è che la smetteremo noi? Anche perché in ballo non c’è solo la lotta interiore di uno che ha sempre fatto il pilota, che da pilota è diventato leggenda scrivendo la storia di una disciplina sportiva, ma pure un mare di soldi che gravitano intorno al suo nome. Che non significa che vuole guadagnare ancora e ancora, perché probabilmente ha già il denaro che basterebbe per finanziare un piccolo Stato indipendente di Tavullia, ma che il marchio che ha creato è responsabile, in qualche modo, anche di un indotto a cui bisogna garantire una sopravvivenza. E se non ha ancora deciso è perché di argomenti da valutare sul tavolo ce ne sono tantissimi e non sono solo emotivi. E magari c’è bisogno di tempo e di giornate di riflessione vera, non condizionata da un presente che è fatto di trasferte ogni settimana e Gran Premi da affrontare tra una risposta e l’altra alle domande sul tuo futuro.

Un futuro che, stamattina, è cambiato nuovamente. Il futuro del giorno di Valentino Rossi, infatti, è a quattro ruote, con una Ferrari del Team Kassel nel campionato di Endurance, con qualche non meglio specificata apparizione in MotoGP, probabilmente per salutare i tifosi nei circuiti di quelle nazioni in cui ha raccolto più seguaci. Vero? No! Possibile? Certo. Ma senza condizionale, sia inteso! E con una cinematografica certezza: domani è un altro giorno… un altro futuro! Che poi, a pensarci bene, è un altro primato che si è conquistato, perchè a 42 anni, con la metà della vita media già vissuta circa, non è da tutti catalizzare tutti sul futuro piuttosto che sul presente.

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