“In Italia o ti vendi o muori. Io preferisco morire”. L’ex ballerino professionista di Amici di Maria De Filippi, Valerio Pino, ha passato un anno orribile. L’ha raccontato nella trasmissione spagnola Salvame, scoppiando in lacrime e lanciando pesanti accuse al mondo della tv italiana rea di “mettergli il bavaglio”. Bene, l’abbiamo chiamato per toglierglielo. Noto anche per le sue dichiarazioni scottanti, negli anni ha fatto incazzare il gotha dello showbiz nostrano dalla stessa De Filippi a Barbara d’Urso passando per Alfonso Signorini. Oggi, a 40 anni, non ha più voglia di fare l’incendiario. Ma nemmeno di morire pompiere. L’etichetta di “malo de la película”, dopotutto, gli sta bene. A differenza del Ddl Zan.
L’abbiamo vista recentemente in lacrime alla tv spagnola quindi la prima domanda è d’obbligo: come sta, Valerio?
Sono ancora vivo. Potrebbe già essere un buon titolo per l’intervista, una notizia.
In effetti è da un po’ che non la si vede nella tv italiana...
Da dieci anni.
Forse l’ultima volta è stata sul palco dell’Ariston a Sanremo con Gianni Morandi?
Sì.
E poi cos’è successo?
È stata una mia scelta. Sono andato a vivere un anno e mezzo in America, poi un anno in Messico, sono stato anche a Londra e in Francia, in Portogallo… Ho viaggiato molto.
Mi scusi, stava scappando?
No (ride). È solo che amo la vita gitana, un po’ da zingaro. Credo che viaggiare sia proprio una mia dipendenza. C’è chi ce l’ha per la droga, chi per il potere, chi per i soldi. Direi che a me è andata meglio.
Nel frattempo, lavorava?
Sì, sempre nello spettacolo. Comunque, in Spagna e anche in Italia ho lavorato molto forse ancora nei momenti d’oro. Voglio dire: quando i cachet erano dignitosi. Quindi non spendendo denaro in alcol o in stupefacenti, riuscivo a investire tutto sui viaggi. Adesso sono tornato a Roma ma non mi chiedere come mai perché me lo domando ogni mattina quando mi sveglio. Sono qui con meno di tremila euro sul conto.
Sarebbe perfetto per Pechino Express…
Non mi hanno mai voluto. Credo di essere stato proposto ma evidentemente starò sulle palle pure a loro.
Sta sulle palle a un bel po’ di persone, pare…
Eh già, per molti sono il malo de la película (ride).
Come se lo spiega?
Sono andato sempre contro il sistema perché non ne sono servo. Quindi, semplice: tagliato fuori. Tagliato fuori perché ho avuto le palle, tra l’altro le ho anche grosse di natura, di dire quello che realmente pensavo. A differenza di altri, non sono stato furbo a non toccare magari quelli più potenti limitandomi solo a dare delle opinioni su personaggi di poco conto… Non ho questa capacità di pronunciarmi solo su chi mi conviene, capacità che invece ha, per esempio, Fabrizio Corona: lui dice tante verità ma ci fa molta attenzione. Per questo, nonostante tutti i processi, le condanne anche pesanti e le sue ammissioni sull’uso di droghe, riesce ancora ad andare in tv. Invece un Valerio Pino che a differenza di tanti altri è un professionista non lo chiamano, perché?
Forse perché è riuscito a far incazzare addirittura Maria De Filippi, a suo tempo...
Sì beh, un po’ tutti se è per questo. Ma il problema è il sistema.
Ok, mi racconti di questo sistema.
Intanto già parti male se salta fuori che sei omosessuale perché se non hai poi il culo parato, è complicato per te fare carriera. Invece se tu, soprattutto se sei figo, fai finta di essere etero, di avere una compagna a fianco, come hanno sempre fatto moltissimi attori italiani, allora sei già sulla strada giusta. Io non ho mai fatto cose del genere. Ho lo stomaco delicato. Mi sarebbe solo venuto da vomitare. Ma purtroppo in Italia o ti vendi o muori: io preferisco morire.
Quella che mi descrive sembra, precisa precisa, la storia di Gabriel Garko…
Va beh, che lui fosse gay lo sapevano anche i sanpietrini. Tra l’altro a me piacerebbe fare l’attore, anche perché se l’ha fatto lui… Non l’ho mai conosciuto personalmente e quindi non so nemmeno dove lui abbia studiato recitazione. Io ho studiato recitazione con la compianta Jenny Tamburi a Roma e anche a Miami. Tornando alla tua domanda, però, il punto cruciale è questo: cosa ha dovuto fare Gabriel Garko con Alberto Tarallo per essere protagonista di quelle quattro fiction sfigate? Cos’ha dovuto fare per costruire tutto quel castello di bugie che è la sua carriera e guadagnare tantissimi soldi prendendo per il culo le casalinghe di Voghera e il pubblico in generale?
Suona come una domanda retorica.
Sto solo dicendo che desta la mia curiosità. E che le risposte, qualunque esse siano, sarebbero interessanti da avere.
Pensa davvero che attualmente essere omosessuali sia ancora un problema se si vuole lavorare in tv? Se oggi Garko avesse 20 anni, dovrebbe fare lo stesso iter, secondo lei?
Va beh, Gabriel Garko oramai è un giocattolo rotto. Nonostante abbia una grande quantità di melma che si fa fatica a pulire, di sicuro mantiene delle amicizie, degli incastri che gli consentono ancora di farsi vedere in tv. Ma alla fine è così: fondamentalmente per lavorare in quell’ambiente ti devi fare il bagno nelle fogne. Però devi aver cura di farlo con le persone giuste. Così entri nei giusti canali.
Sempre fognari?
Ovvio! Io ho preferito fare altro. Forse perché ho semplicemente studiato nella mia vita: mi sono fatto il culo fin da bambino con la danza. Questo mi ha permesso di avere un mestiere, di saper fare qualcosa e di saperla fare bene. Di conseguenza, quando andavo a fare le audizioni, mi prendevano perché ero bravo. La popolarità poi è arrivata inaspettatamente, non avevo nemmeno 25 anni, ero senza produttore né nulla. Ero solo col mio talento e tanto è bastato per lavorare sia in Italia che in Spagna. Senza scoparmi nessun autore né nessun dirigente. Alla fine, mi sono proprio auto-tagliato fuori da tutto perché, ahimè, si era arrivati a un punto di disperazione senza ritorno nell’ambiente dello spettacolo. Se vuoi fare le cose in modo sano e pulito, tesoro mio, ti fai il segno della croce e ti tappi il naso o vai in un altro Paese.
Lei però in tutta questa disperazione, nelle fogne che mi sta descrivendo essere il mondo della tv vorrebbe tornarci, mi pare...
Sicuramente! Per quanto io non abbia messo incinta una latino-americana a caso, non sia finito in galera, non abbia storie di droga - le uniche cose per cui la tv italiana ti chiama oggi come oggi -, ho dalla mia un curriculum di tutto rispetto. Anche se in Italia l’unica a credere in me è la mia agente, una persona pulita - per esempio, non è mai stata indagata - e di classe. E poi è una donna, quindi non uno di quei viscidi e squallidi manager che ti chiedono di andarci a letto per portarti a fare un’ospitata in tv.
Me ne parla come fosse una prassi. Per combattere questo tipo di “prassi” qualche anno fa è nato il movimento #metoo. Da allora a oggi, non mi risulta però ci siano molti attori uomini a lamentare avances o molestie da parte di registi e produttori. Come mai, secondo lei?
Perché il sesso tra omosessuali forse è ancora visto come una cosa più squallida, in un certo senso. Se denunci qualcuno dicendo che ci sei stato per fare un film, il messaggio che passa è che in ogni caso sei andato a letto con un uomo. E questo può ledere la tua immagine agli occhi del pubblico per come ancora oggi è la mentalità in generale, sia in Italia che all’estero. Se sei una donna e vai con un uomo, sia pure per ottenere una parte, comunque hai fatto del sesso “normale”, etero. Se invece si tratta di un rapporto tra due maschi, prima di tutto devi porti il problema dell’opportunità di farlo sapere. In ogni caso, mi auguro sempre che tutti questi pezzi di sterco possano venire fuori, prima o poi.
La sensibilità su queste tematiche però sta cambiando. Per esempio, si parla molto del Ddl Zan...
Trovo che approvare una legge di protezione nei confronti della comunità LGBT sarebbe alquanto pericoloso.
Pericoloso?
Sì. Il discorso è serio: secondo me i primi omofobi siamo proprio noi gay. Approvare una legge di protezione significherebbe confermare che la comunità LGBT sia fragile e debole, incapace di difendersi da sola. Ormai si sente dire sempre: “Poverini questi froci, queste lesbiche, questi travestiti… hanno bisogno di essere protetti”. Ma poverini di cosa? No. Dobbiamo imparare a difenderci con i nostri mezzi come abbiamo sempre fatto, tirare fuori i coglioni. Vuoi dirmi che secondo te una volta che dovesse venire approvato questo Ddl Zan, non ci sarebbero più aggressioni omofobe? Solo perché i poveri disagiati che le fanno avrebbero paura di qualche multa o sanzione maggiore? Voglio dire: le droghe sono proibite, ma l’80 % della società si droga lo stesso. Piuttosto di continuare a parlare di Ddl Zan, sarebbe più importante firmare per il referendum contro la caccia in modo da andare a proteggere chi davvero non può difendersi da solo.
Ok, ma nella pratica come ci si dovrebbe difendere, secondo lei, nel momento in cui si viene insultati, aggrediti o menati per strada?
Guarda, da piccolo - stiamo parlando di almeno 30 anni fa, quindi erano tempi decisamente diversi e con mentalità ancora più chiuse rispetto a quelle di oggi - andavo a danza e alle elementari come alle medie mi chiamavano “Ricchione”. Io li ammazzavo di botte, loro se ne tornavano a cuccia e non si permettevano più.
Senta, questa storia che sostiene di essere il figlio di Corrado, invece?
Io sono figlio di Corrado Mantoni. Io sono Valerio Pino Mantoni. Piaccia o no alla mia famiglia e anche alla vedova di Corrado, questo è. Ne sono convinto, sento di esserlo.
Da cosa lo deduce?
Ho fatto le mie investigazioni e non ho dubbi. Intanto, quello che pensavo essere mio padre biologico non poteva avere figli perché aveva gli spermatozoi morti per via dell’alcol. Ho anche ritrovato delle foto di mia mamma insieme a Corrado, per quanto lei stessa neghi di aver avuto una relazione con lui. Però mi chiedo: come mai la vedova di Corrado mi ha licenziato dal corpo di ballo de La Corrida nel 2003 dopo una sola puntata? Evidentemente, ero troppo scomodo, le davo fastidio. Chissà come mai...
Ho letto che la famiglia Mantoni sarebbe intenzionata a passare per vie legali a meno che lei non smentisca questa affermazione. È vero? Le è arrivata una diffida?
Assolutamente no. Non ci sarebbero nemmeno gli estremi perché non ho offeso la memoria di Corrado né loro. Ho semplicemente chiesto aiuto per ricostruire la mia situazione, magari potevano sapere qualcosa.
Se me lo lascia dire, fuori dai denti, non è che lei somigli molto a Corrado, comunque…
È che ho la testa a mia madre. In ogni caso, io la somiglianza la vedo. Poi sono l’unico della mia famiglia ad avere passione e talento per il mondo della danza e dello spettacolo. Come si spiega? Sento di averli ereditati da lui.
È innamorato, attualmente?
Non voglio rispondere, mi vergogno.
Ha scritto un libro sul sesso che faceva nei camerini di Amici e oggi una domanda sull’amore la imbarazza?
Ho avuto un anno molto difficile. Ci sono state fasi della mia vita in cui ho pensato di essere dipendente dal sesso, chi veniva a letto con me mi definiva “sex machine”. Oggi però non sento più nemmeno la voglia di farlo. Non la ritengo una cosa importante. Il libro che dicevi, L’amore in camerino, è di dieci anni fa. Ora sono cambiato. C’è chi dice che a 40 anni inizi una nuova giovinezza, speriamo. Per ora, sarà il periodo, ma questi 40 non mi paiono un granché. Spero che la macchina del sesso torni presto a funzionare.
Glielo auguro.
Sì, ma sai qual è la verità?
Mi dica…
La verità è che non mi vuole nessuno.
Grazie per la sincerità.