Non c’è pace per Renato Vallanzasca. L’ex bandito della Comasina condannato al carcere a vita per più delitti (che gli sono costati altrettanti ergastoli) resterà dietro le sbarre. Lo ha deciso la Cassazione che ha respinto il ricorso presentato dalla difesa. Ma l’ex moglie – che continua a essere legata a lui a livello emotivo – non ci sta a promette battaglia. Abbiamo infatti raggiunto telefonicamente Antonella D’Agostino, scrittrice e regista di film di denuncia come La casalese Operazione Spartacus (presentato alla Mostra del cinema di Venezia) o Storia di un Attimo (girato tutto in carcere, con detenuti come attori). Antonella a MOW ha dichiarato prima tutto il suo sconforto e poi la volontà di continuare ad aiutare Vallanzasca a rifarsi una vita fuori dal carcere: «Io mi sto riprendendo da un intervento e avevo programmato di guarire, poi venire su a Milano e riportarlo a casa sua. Ma mi avete avvertito voi di quanto deciso dalla Cassazione. Adesso sto così male… sono stanca, ma voglio riportarlo a casa».
Antonella poi ha continuato: «Se ci fossi stata io con lui, non avrebbe fatto certe cazzate». Si riferisce al 2011 quando a Renato Vallanzasca gli venne concesso il beneficio del lavoro esterno subito revocato perché nelle ore fuori dalla prigione incontrava un’altra donna. Ma soprattutto all’ultimo episodio che sembra aver messo una pietra tombale sulla sua libertà, quello del 2014, quando durante il regime di semilibertà concessogli dal carcere di Bollate venne sorpreso a rubare in un supermercato alcuni capi di biancheria intima e materiale da giardinaggio. «Se fossi stata con lui non sarebbe accaduto – precisa – perché è stata una svista, non una rapina. Renato ha una certa età, non voleva rubare quelle cose. Semplicemente non le aveva messe nel cestello e poi se le era dimenticate addosso. Anche perché – sottolinea – quelle mutande non poteva neanche mettersele a causa di un intervento alla gamba che non gli avrebbe permesso di utilizzarle». Insomma, una svista, al massimo una leggerezza, comunque qualcosa che D’Agostino non ritiene così grave per farlo “marcire in prigione”.
Qui sotto il trailer del film di Antonella D'Agostino, Operazione Spartacus - La Casalese («Nel personaggio femminile io un po' di mi riconosco» ci ha detto)
Vallanzasca, 71 anni e detenuto nell’Istituto penitenziario di Bollate, aveva chiesto la libertà condizionale o in subordine la semilibertà, ma secondo la Cassazione i suoi comportamenti non sono allo stato “oggettivamente tali da riflettere il definitivo ripudio del passato stile di vita e l'irreversibile accettazione di modelli di condotta normativamente e socialmente conformi”. Una decisione in linea con quella già presa a giugno 2020 dal tribunale di sorveglianza di Milano che respinse le istanze di Vallanzasca per la “mancata emersione di atteggiamenti del condannato che segnino, nei confronti delle numerosissime vittime degli innumerevoli e gravissimi reati, anche al di là di risarcimenti di tipo economico, pur possibili alla luce della non seriamente contestata percezione di somme di denaro per pubblicazioni, diritti di autore, anche per lo sfruttamento cine-televisivo dell'esperienza di vita del condannato, un'evidente ed effettiva resipiscenza”. Vallanzasca, insomma, per i giudici non si è mai pentito.
Sentenze sulle quali sempre l’ex moglie – che ha ottenuto il divorzio nel 2018 – promette di appellarsi: «Appena mi potrò muovere dimostrerò al Tribunale di Milano che dal maggio 2005 al febbraio 2012, cioè quando eravamo insieme, non è mai successo niente, Renato non ha mai commesso un reato o non gli è stata contestata una infrazione. Non sarà un caso, no?». E comunque, D’Agostino – nonostante i due non siano più legati dal vincolo del matrimonio – ha ribadito: «Io non lo abbandonerò mai, non ho buttato via 20 anni della mia vita per farlo marcire in carcere».
L’ormai ex “bel René” sconta infatti una detenzione quasi ininterrotta dal 1981, quando venne arrestato dopo la terza evasione. L’ultimo scivolone nel 2014, quando ammesso alla semilibertà, Vallanzasca “ha nuovamente commesso il delitto di rapina che costituisce l'ordinario dispiegarsi della sua personalità criminale” (le mutande e gli oggetti da giardinaggio, ndr) e anche “l'avviato percorso di 'mediazione penale' – viene segnalato nella sentenza - ha un carattere piuttosto astratto e a-specifico, in quanto caratterizzato da manifestazioni formali e senza un reale, pur possibile, effettivo confronto con le vittime dei reati”.
A seguire il trailer di Storia di un attimo, girato da Antonella D'Agostino interamente in carcere