Arriva a EICMA 2021 da Pesaro la nuova Benelli TRK 800, la nuova adventure pronta a sbancare il mercato. Ah no, non arriva da Pesaro ma dalla lontana Cina. "Allora non la voglio", commenta qualcuno sui social attraverso un iPhone prodotto in Cina e senza sapere pressoché nulla del processo di ideazione e progettazione di un prodotto che è destinato a diventare uno dei nuovi punti di riferimento del mercato, orgogliosamente pensato in Italia.
"Boicottiamo!" dice qualcun altro mentre la buona Benelli, con quel doppio faro a LED sembra quasi sorridere, perché lei dei luoghi comuni, lei, se ne frega allegramente, lei che discende dalla TRK 502 che nei primi sette mesi del 2021 ha registrato più di 5.000 immatricolazioni.
La Casa del Leoncino si è presentata a Milano per alzare ancor di più la posta in gioco e lo fa con una 800 che ha il sapore delle moto più raffinate e un prezzo tanto accattivante quanto il suo design. Perché sì, continueranno sempre ad esserci sul mercato prodotti più esclusivi, ma chi vuole divertirsi in moto non ha bisogno di sganciare maxi assegni se con la metà del prezzo è possibile fare più o meno le stesse cose, anche senza la cavalleria monstre delle cilindrate più grosse.
Il bicilindrico da 754 cc della nuova Benelli, ad esempio, sprigiona 76,2 cavalli, per quasi 230 kg di peso. Non sono numeri da primato ma la la ruota da 19 pollici anteriore, assieme al serbatorio da 21 litri ne fanno un’ottima viaggiatrice. Il tutto corredato da display TFT da 7 pollici che non ha nulla o quasi da invidiare a quello di moto più costose, da una forcella Marzocchi con steli rovesciati da 50 mm completamente regolabil, da un mono regolabile nel precarico e nel freno idraulico in estensione, e da un impianto frenante dotato di pinze ad attacco radiale a quattro pistoncini all'anteriore, con disco da 320 mm.
Ma è soprattutto il design di questo modello a farle fare un salto quantico rispetto alla già vendutissima TRK 502 X. Modernissimo, curato anche in dettagli come la veduta laterale del motore, ordinata come neppure le giapponesi sanno più essere. Una moto bella, quindi, sopra ogni cosa, che solo per questo motivo saprà di certo incontrare i favori del pubblico.
Ma quindi, dove sta l’inghippo? A tanti non va proprio giù il fatto che uno storico marchio italiano non sia più prodotto in Italia, bensì in Oriente dove, tra l’altro, sempre più brand hanno delocalizzato la propria produzione, e vorrebbero in ogni modo sabotarlo. Forse però si dimenticano che a Pesaro Benelli impiega svariate persone per la parte di progettazione, marketing e sviluppo, contribuendo così a tenere in vita un marchio che, altrimenti, sarebbe in estrema difficoltà come molti altri della nostra tradizione motoristica.
Non accusateci di essere poco patriottici, sarebbe effettivamente bello se la produzione tornasse in Italia, non solo quella di Benelli. Ma è tanto bello quanto utopistico a causa di costi del lavoro effettivamente poco concorrenziali che farebbero lievitare il prezzo a cifre che non sarebbero convenienti per nessuno. Ma soprattutto, ciò che una parte di pubblico continua a non considerare è che non esiste attualmente pressoché alcun marchio che non delocalizzi almeno una quota della propria produzione. E, ancor di più, non esiste ragione per ritenere che questa prassi significhi di per sé un abbassamento della qualità complessiva di un prodotto. Lo vediamo tutti i giorni, con oggetti che usiamo senza che la loro provenienza, o qualsiavoglia dubbio sulla loro qualità, sia minimamente oggetto di nostra attenzione. In Cina, così come in molti altri paesi che fanno della manodopera uno degli asset trainanti della propria economia, le cose si possono fare benissimo. Anzi, probabilmente si possono fare anche meglio che altrove. Ciò che conta è l'indirizzo che a queste produzioni viene imposto. E, scusate se è poco, nella itlianissima sede della Benelli, le idee a questo proposito sono estremamente chiare.