Il Wheels And Waves è un festival? Forse. Di certo non è un raduno, perché il punto fondamentale dell’evento è farne parte: guidare, correre, raccontarsi. Con lo stile, ma anche con i mezzi con cui ci si presenta. Per anni il Wheels And Waves è stato un ritrovo distante da tutto il resto, una settimana di ritiro spirituale in cui la gente partiva per raggiungere Biarritz con lo stesso spirito con cui gli americani viaggiano fino al deserto del Nevada per il Burning Man.
Al Wheels And Waves c’è tanta preparazione, una cultura del motore importante insomma, roba su cui si possono scrivere dei libri. E poi il surf, un po’ nella pratica, sulle onde, ed un po’ nelle scelte di vita. Quest’anno, per la prima volta, il WAW ha messo in piedi due edizioni: quella francese, tornata dopo gli anni della pandemia, e un nuovo appuntamento italiano a Lido di Camaiore. Che, lo sappiamo, poteva essere tutto, a cominciare da un set per Instagram e continuando con un film senza spettatori. Invece, nonostante la comunicazione sia stata leggera - e iniziata a luglio - chi c’era ha dimostrato che un evento così lo si può fare anche in Italia. Per raccontarvi cos’è stato davvero il Wheels And Waves Italy a Lido di Camaiore abbiamo parlato con chi l’ha vissuto più di tutti: espositori, organizzatori, partecipanti. Ecco quello che ci hanno raccontato.
Alberto / Vibrazioni Art Design
Alberto Dasasso è l’uomo che devi chiamare se vuoi una casa racing, heritage, design industriale e post atomico. Fa cose bellissime con materiali di recupero e costruisce moto. Colorate, estreme, bellissime. Al Wheels And Waves ha tolto la maschera da saldatore e portato le sue cose. Il primo WAW della penisola l’ha vissuto così: “Era organizzato bene, chiaramente considerando l’ambito italiano, il che non vuole essere una nota negativa. Diciamo che essendo stato ad un paio di edizioni di Biarritz, nel 2014 e 2015, credo che da noi abbiano fatto un ottimo evento, in pieno stile Wheels and Waves. La cosa che ho apprezzato di più dopo un periodo di stallo forzato, per quanto io non sia un grande frequentatore di eventi, è stata un’occasione bella e piacevole per rivedere le facce e le persone che non incontravo da tempo. Si è ripresa un po’ di socialità. Mi è piaciuto che abbiano cercato di replicare il format originale: l’idea di avere un quartier generale dove rilassarsi o fare quattro chiacchiere e altre location in cui c’erano dei temi un po’ più specialistici: la pista da flat o la gara con le moto sulla battigia ad esempio, hanno dato l’impressione di differenziarsi un po’ rispetto a quella che normalmente è la sede di un evento. Hanno fatto tutto bene, chiaramente la prima volta è sempre un po’ un rodaggio e purtroppo il mare non ha permesso di fare grande spettacolo col surf, d’altronde la componente atmosferica ci mette del suo”.
Giuseppe / South Garage
Giuseppe Carucci è partito da Caggiano 10 anni fa e si è conquistato la scena internazionale. Moto raffinatissime, uno stile esagerato. Oggi ha la gestione di Triumph Milano e una serie di punti di riferimento per l’heritage: uno Store, l’Atelier in cui vengono costruite le moto e South Garage Bistrot. Al Wheels And Waves, chiaramente, è un’istituzione: “Raramente in questo paese si parla più inglese che italiano, invece questo è stato un evento internazionale”, ci racconta al telefono. "Ha portato gente da tutta Europa: soprattutto Francia, Germania, Svizzera e Austria. E poi c’era un grande sfondo culturale alla base, generalmente i raduni di moto sono cose molto piatte, invece Wheels & Waves ha portato in Italia un format innovativo sfruttando una grande esperienza. Che ne so, la Beach Race - che è una revocazione della Race of Gentleman fatta sulle spiagge del New Jersey - è una roba che noi vedevamo nei blog, sui libri, ma che nemmeno io da cultore avevo mai fatto. C’è stata una grande coerenza, del pubblico e nel mood, grande coinvolgimento insomma. La gente era presa, le persone compravano t-shirt, giacche, tute… e questo per sentirsi parte integrante di un mondo che li attraeva. Una cosa del genere, in Italia, non l’avevo mai vista. Credo che l’anno prossimo sfioreranno l’ingestibilità: i contenuti che sono stati prodotti attireranno talmente tante persone che sarà grandioso. E c’è un altro aspetto fondamentale, ovvero che il comune di Camaiore si è dimostrato molto aperto a condividere strategie e iniziative, a differenza di Biarritz dove negli ultimi anni si tendeva quasi ad osteggiare l’evento".
Domitilla e Pierpaolo / Officine Vivaldi
Domitilla dice una cosa del Wheels And Waves: “Se non lo conosci è inutile che vieni alla prima edizione, se ci conosci allora ci sarai per forza e non te lo puoi perdere”. Ed è così anche per Officine Vivaldi che costruisce, restaura e inventa mezzi speciali: Airstream, scuolabus americani e vecchie glorie dell’automobilismo diventano foodtruck, cocktail bar e, più in generale, qualunque cosa vi venga in mente. Pierpaolo e Domitilla ci parlano così dell’evento: “C’erano veramente molti stranieri alle gare e questo è stato pazzesco. Il Wheels And Waves è molto bello da vedere, gareggiare però è tutt’altra cosa. Vedere un Land Rover Defender dell’88 arrivare da Lido di Camaiore con la maggiolina e la moto sul portapacchi è stato emozionante, non c’è molto altro da dire. Poi le moto pre anni Cinquanta, le pre Settantacinque… E i personaggi, sempre unici. C’era questo Alvin, il cosiddetto messicano, che segue tutta la parte di design del Wheels And Waves. Ha partecipato a tutte le gare con moto molto colorate, vestito col poncho, ed è stato bello conoscerlo. E poi i belgi di Mystic Motorcycles con le pre anni cinquanta: tutti personaggi. Noi durante la pandemia abbiamo avuto un bambino quindi è un po’ cambiato tutto, è stato bello ritrovare tante persone. Bello poi che siano riusciti ad integrare questa cosa in un contesto come Forte Dei Marmi, un po’ fighetto, lo spirito del WAW, non era per niente scontato. Ho sentito il commento di uno al bar che vedeva queste persone a fare colazione in tuta da aviatore, non ci poteva credere. In Italia è stato tutto condensato in tre, cinque chilometri al massimo. Mi faceva un po’ sorridere che alcuni visitatori italiani fossero spiazzati dal fatto di dover prendere l’auto o la moto per vedere la gara di flat track che non era al villaggio, evidentemente non sanno che a Biarritz devi fare più di 100 chilometri e passare il confine. Qui è tutto molto più comodo, anche se un pochino più piccolo. D’altronde era la prima edizione. A Biarritz è più esclusivo per un italiano: sono 1.300 chilometri e ti partono tremila euro, magari li dividi però sai… Ti devi prendere le vacanze. Qui è stato più un evento da weekend, si percepiva che c’erano anche un po’ di turisti. Lì un po’ più chiuso, costoso, questo più aperto. E se magari non potevi andare a Biarritz, qui potevi toglierti lo sfizio. Di surf abbiamo visto poco, magari il mood: siamo in pochi surfisti veri, c’è un bel poseraggio. Ma è anche bello così, fare il medico e il motociclista nel weekend. La motocicletta livella, unisce tutti sotto la stessa passione”.
Alessandro Petersen / Koba
Assieme al fratello Davide gestisce Koba, la società che ha organizzato, con la collaborazione dei francesi di Biarritz, l’evento a Lido Di Camaiore. “È stata una sfida, ma siamo molto contenti - racconta al telefono - E stiamo ricevendo solo feedback positivi, a partire da come è andata sul posto. Buona parte dei brand che hanno deciso di partecipare sono già nostri clienti e si sono un po’ fidati del rapporto che abbiamo. Però sono tutti gasati, abbiamo già fissato il debrief per parlare dell’anno prossimo. Noi, anche a causa della pandemia, lavoravamo a questo progetto da tre anni e anche Biarritz è saltato per due edizioni, quindi la priorità l’abbiamo dovuta dare a loro. Abbiamo cominciato a comunicare WAW Italy a luglio e non è stato facile.Ed è stato internazionale, motivo per cui tutto lo speakeraggio delle gare è stato fatto in inglese. Per l’anno prossimo vogliamo aumentare la quantità di contenuti, sia come brand che come espositori in genere. Con le gare ci siamo, magari possiamo aggiungere qualche chicca. Con Koba facciamo questo. Per Wheels And Waves siamo in società al 50% coi francesi, che hanno fatto tutte le gare: sono gasatissimi, non si aspettavano questi numeri e questa felicità. Ed è bello soprattutto che ci siano stati tantissimi stranieri, due ragazzi sono venuti dall’Australia. Follia! Però l’Italia è l’Italia: già il WAW è un marchio fortissimo, se poi ci aggiungi la Toscana, il mare… È stato l’evento più sfidante che abbia fatto in dieci anni. Perché questa è una fiera, un festival, sono sei eventi in uno. Chiamarlo raduno è sbagliatissimo. Per noi è stato devastante ma bellissimo. Abbiamo lavorato venti ore al giorno”.
Andrea / BMW Motorrad Italia
Andrea Frignani gestisce la comunicazione di BMW Motorrad Italia, per cui segue anche diversi eventi durante l’anno, dal racing all’heritage. E lì, a Lido di Camaiore, c’erano anche quelle BMW che rappresentano al meglio il classico contemporaneo, R18 e gamma nine-T: “È stata una sorpresa: mi aspettavo meno pubblico dall’estero, già dalla prima giornata c’erano tanti stranieri. In primis francesi, forse per la paternità dell’evento. C’era un bel respiro internazionale. Noi eravamo lì a raccontare un po’ quello che facciamo nell’heritage, con alcune nine-T e le big boxer R18, oltre a moto customizzate con gran gusto da Unit Garage, che interpretavano in maniera molto stilosa questi modelli. L’atmosfera, le persone e lo stile sono stati un po’ quelli di Biarritz, anche come set up. E poi le gare: flat track, enduro… è stato interpretato bene lo spirito ma con un po’ di gusto italiano, è stata una prima edizione che ha funzionato”.