GYTR, solo a sentirla questa sigla ti viene in mente la velocità e tutto ciò che di Yamaha è estremizzato verso il racing e le corse. In questi giorni, di GYTR, abbiamo provato la Yamaha R7, una sportiva che alcuni tendono a guardare con sufficienza, per via di una cavalleria non esagerata, ma che, al contrario, ha davvero tutto per far divertire sia quelli che si affacciano alla pista, sia quelli che hanno manico ed esperienza. Soprattutto, appunto, se la R7 è arricchita con il kit messo a punto da GYTR e sviluppato insieme a un certo Niccolò Canepa, uno che di corse se ne intende. E che, nonostante sia abituato a guidare potenze differenti nei massimi campionati della velocità, non ha nascosto di essersi divertito come un matto al manubrio della piccoletta e terribile di casa Yamaha. Lui si è divertito, figuriamoci noi. L’abbiamo provata al Marco Simoncelli World Circuit di Misano Adriatico nel giorno della presentazione della stagione racing di Yamaha e, ve lo diciamo alla MOW, siamo giunti a una conclusione: chi storce il naso dopo aver guidato in pista una moto così o ne capisce poco di moto oppure è convinto di essere Valentino Rossi. Amatori o meno, velocità missilistiche o meno: c’è da divertirsi e basta!
E c’è chi è pronto a farlo scendendo in pista nei vari campionati in cui la R7 è impegnata e anche in quello dedicato proprio a questo modello e avviato in collaborazione con Michelin; un campionato che permetterà non solo di confrontarsi “ad armi” assolutamente pari, ma anche di farlo su palcoscenici come quello del mondiale Superbike, vito che almeno una gara sarà nello stesso fine settimana di quelli che non scherzano. Scherzare, invece, lo abbiamo fatto noi il 28 marzo a Misano, perché la R7 GYTR è una di quelle moto che ti mette pure allegria, visto che non ti senti mai impiccato sopra qualcosa di assolutamente indomabile e che il feeling con lei è subito buono; pur avendo, però, la sensazione che lei potrebbe dare molto di più nelle mani di chi ci sa fare davvero. C’è tanta sostanza, infatti nella R7 e il kit GYTR fa il resto grazie al monoammortizzatore e cartucce forcella Öhlins, allo scarico completo Akrapovic, alla centralina dedicata con cablaggio racing che ha una risposta impressionante e ad una carena che, chiaramente, non deve accogliere fari luci e lucine varie. In aggiunta è possibile contare su una posizione leggermente diversa rispetto a quella della moto di serie, in virtù dei semimanubri in posizione differente.
Con l’aggiunta, infine, di tutte quelle "chincaglierie" che magari non contribuiscono a migliorare le prestazioni del mezzo, ma che rendono tutto assolutamente più racing, come i paraleve e i carter rinforzati per riparare il motore in caso di scivolata. Ogni turno, così, diventa occasione per sentirsi come quelli veri ed è capitato anche a noi al Marco Simoncelli World Circuit di Misano, perché la confidenza con una moto così è immediata, sin da quando varchi la linea della corsia box e affronti le Rio, senza che lo stomaco ti finisca in bocca alla prima staccata, ma anche con la consapevolezza che le puoi prendere veramente forte già alla prima uscita (gomme calde, sia inteso). Numeri che poche moto ti permettono dovendo scontare un peso diverso e potenze molto meno gestibili.
Motina un corno, quindi, per un prodotto su cui Yamaha punta moltissimo e che, grazie alle parti messe a punto da GYTR, sa trasformarsi anche in una sorta di luna park a costo relativamente basso per gli amanti della pista. E della concretezza.