Cosa rende una moto emozionante? Spesso siamo portati a pensare che ad avere carattere - come dicono i vecchi tromboni sui social - siano soltanto le moto spigolose, quelle che fanno benissimo una cosa, ma piuttosto male tutte le altre. Come fa a emozionare una moto perfetta (o quasi)? Come può rubarti il cuore una moto che fa bene più o meno tutto? Ecco, dopo aver guidato per un paio di settimane la Ducati Multistrada V4 S Grand Tour, un’idea, noi, ce la siamo fatta. La Multi Grand Tour è una - un’altra - delle moto che vorremmo in garage e ora vi spieghiamo perché.
Com’è fatta?
Partiamo dalle basi: cos’è una Multistrada Grand Tour? Una Multistrada V4 S Grand Tour è una Multistrada V4 S bombardata con pressoché ogni ben di Dio sia possibile trovare nel catalogo accessori firmato Ducati. La già ricca V4 S - già equipaggiata, quindi, con sospensioni elettroniche dotate di tecnologia Ducati Skyhook - si arricchisce in questa maniera di: borse laterali, sistema radar con Adaptive Cruise Control (ACC) e Blind Spot Detection (BSD), sistema TPSM che mostra la pressione degli pneumatici sul cruscotto, faretti supplementari, cavalletto centrale, manopole riscaldabili, sella pilota e passeggero riscaldabile, tappo serbatoio hands-free, grafica dedicata. Presenti, naturalmente, come sulle sorelle, l’ABS cornering, il Ducati Quick Shifter, traction control e wheelie control che lavorano separatamente, il Vehicle Hold Control (che aiuta nelle ripartenze in salita), le cornering lights, il dashboard TFT da 6,5” con funzione mirroring e possibilità di visualizzare navigatore cartografico a colori, e un vano dedicato allo smartphone, ora ventilato. Identico, analogamente, è l’equipaggiamento dal punto di vista della meccanica e del telaio.
La Grand Tour è costruita attorno allo stesso monoscocca in alluminio presente su V4 e V4 S (al pari di tutte le ulteriori declinazioni, come Pikes Peak, RS e Rally). Su di esso è imbullonato il telaietto posteriore, in acciaio: un dettaglio che strizza l’occhio all’off road e alla possibilità di riparare quest’ultimo separatamente, in caso di gravi danneggiamenti. Sotto il serbatoio, da 22 litri, fa bella mostra di sé il poderoso V4 introdotto nel 2021. Con una cubatura di 1.158 c.c. e nonostante l’assenza di una distribuzione desmodromica (che aveva fatto gridare allo scandalo, ai duri e puri, e che naturalmente è già finita nel dimenticatoio, una volta appurata la bontà anche di questo progetto), è in grado di erogare 170 CV a 10.500 giri/min, con una coppia massima pari a 125 Nm a 8.750 giri/min. Come accennato, la forcella dotata di tecnologia Ducati Skyhook Suspension, è a steli rovesciati, da 50 mm di diametro, ha un’escursione pari a 170 mm ed è regolabile elettronicamente nel freno idraulico, in estensione e compressione. La sospensione posteriore è di tipo progressivo, ha 180 mm di escursione e vede la presenza di un monoammortizzatore completamente regolabile, anch’esso gestito elettronicamente e di tipo Ducati Skyhook Suspension.
Sempre sul fronte della ciclistica, da sottolineare è la scelta di equipaggiare anche questa Grand Tour con un cerchio anteriore da 19”, abbinato a un 17” al posteriore. È questa una soluzione che ha fatto storcere il naso agli stessi puristi che si erano indignati per l’assenza del Desmo: la Multi si è sempre contraddistinta sul mercato per la scelta di adottare un disco anteriore da 17”, l’ipotesi di andare a fare la guerra alla GS, anche su questo fronte, pareva rischiosa, oltre che immotivata. I dati di vendita e l’ampliamento della gamma verso la sportività (con l’introduzione dei modelli Pikes Peak e RS, dotati appunto di una ruota da 17” all’anteriore) e verso l’avventura, con l’introduzione della Rally (sulla quale, comunque, si è deciso di non azzardare l’adozione di un 21”) hanno - guarda un po’ - dato ragione ai ragazzi di Borgo Panigale. A fermare i 235 Kg in ordine di marcia (senza borse laterali e con serbatoio vuoto), ci pensa un impianto frenante composto, all’anteriore, da due dischi semiflottanti da 330 mm, con pinze Brembo monoblocco M50 Stylema ad attacco radiale a 4 pistoncini e pompa radiale, e al posteriore da un disco da 265 mm, sempre con pinza Brembo, questa volta a due pistoncini. L’altezza della sella varia da un minimo di 790 mm con sella ribassata e sospensioni ribassate, a un massimo di 875 mm con sella alta opzionale, in posizione rialzata, e sospensioni standard. L’altezza della sella standard è di 840 mm. Capitolo prezzi: per mettersi in garage una Multi V4 S Grand Tour servono almeno 27.590 euro. Tanti? In realtà no, considerando la tecnologia di cui è espressione questa moto e l’equipaggiamento che caratterizza questo allestimento. Si tratta di un prezzo del tutto in linea con le sue principali competitor, a parità di accessori e allestimento.
Ok ma come va?
La prima sensazione, in sella alla Multistrada V4 S Grand Tour, è quella di un certo stupore. La guardi sul cavalletto e ti immagini un pachiderma da alzare, una montagna da muovere, perlomeno in parcheggio. Gli uomini Ducati, tuttavia, sono riusciti nel miracolo: una volta messa in posizione verticale, la Multi, anche da ferma, rivela immediatamente tutto l’incredibile lavoro di concentrazione delle masse, fatto dagli ingegneri di Borgo Panigale. La moto sembra decisamente più leggera di quanto non riveli la bilancia (siamo nell’ordine dei 257 Kg, con il pieno di carburante, circa 10 Kg in meno della BMW GS 1300 dotata di radar e di sospensioni Sport), pur non essendo dotata di soluzioni tecniche così smaccatamente volte ad abbassare il baricentro della moto, come nel caso del motore boxer di BMW o del serbatoio ribassato di KTM. La seduta è comoda, nonostante la sezione centrale della moto mantenga una certa snellezza. Il manubrio, largo e rivolto verso il guidatore, dona una piacevole sensazione di padronanza. Una volta acceso il quadro, tramite il pulsante di accensione keyless, il dashboard da 6,5” rivela una grafica ormai familiare all’interno della gamma Ducati. Le informazioni restituite al guidatore sono davvero molte e forse si potrebbe fare qualcosa per semplificare il colpo d’occhio, ma in generale tutto è facilmente intuibile e la possibilità di muoversi all’interno dei menu è semplice e intuitiva. Si tratta di un aspetto non secondario se consideriamo che ognuno dei riding mode disponibili (Touring, Urban, Enduro e Sport) è personalizzabile secondo i gusti e le esigenze del guidatore. Ciò si traduce, in particolare, nella possibilità di regolare le modalità di erogazione della potenza, scegliendo tra i Power Mode (High, Medium, Low), l’intervento del traction control e del wheelie control. È inoltre possibile regolare le impostazioni delle sospensioni attraverso i Load Modes, selezionando ad esempio se si viaggia con o senza bagagli e/o passeggero. La moto è equipaggiata anche con un sistema di auto-livellamento che rileva automaticamente il peso e regola di conseguenza il precarico della sospensione posteriore.
La sensazione di agilità e leggerezza restituita a moto ferma si amplifica, come naturale, una volta in movimento. Selezionando la modalità di guida Urban, la moto si rivela assolutamente a suo agio, anche nei contesti solitamente più indigesti per moto di queste dimensioni e potenza, come il centro di una città di grandi dimensioni. L’elettronica rende, così, il motore super trattabile fin dai regimi più bassi, riducendo al minimo l’intervento del freno motore e, di conseguenza, la sensazione di on-off, particolarmente fastidiosa in queste situazioni. Ma è non appena le strade si aprono davanti a lei che la Multi V4 S Grand Tour comincia a regalare le emozioni più forti. Il motore, tanto per cominciare, finalmente libero di esprimersi, mette a disposizione del guidatore una pastosità e una potenza che raramente ci è capitato di percepire così sfruttabili. Bella la libertà concessa alla moto dai tecnici Ducati, con riguardo ai sistemi di aiuto alla guida, in particolare in modalità Sport. Selezionate questo riding mode e la Multi non disdegnerà di puntare il muso al cielo, alle aperture di gas più decise, in prima e seconda marcia. Il motore, superati i 4.000 giri/min, diventa rabbioso, pur senza mai mettere in difficoltà nella guida. Il 19” all’anteriore rende la guida un po’ più rotonda, rispetto a un 17”, ma nulla toglie alla possibilità di divertirsi con una guida decisamente votata alla sportività, anche in sella a questa versione della Multistrada. Ottimi, manco a dirlo, l’impianto frenante, sempre potente e modulabile, e il cambio dotato di quick shifter.
Davvero impressionante è, inoltre, il funzionamento di questa Multi nei trasferimenti autostradali. È in questo contesto, infatti, che le scelte progettuali relative alla sua forma e al design della parte anteriore, rivelano tutta la loro appropriatezza. Quel muso, apparentemente tanto voluminoso, trova alle alte velocità la sua ragion d’essere, fornendo al pilota una protezione davvero sontuosa. Un grande contributo, in questo senso, è fornito anche dal parabrezza, regolabile manualmente in altezza. Entrate in autostrada, settate il cruise control adattivo a velocità warp e potrete accomodarvi in sella, pronti ad essere spostati da punto A a punto B a medie imbarazzanti, nel massimo del comfort. A proposito di cruise control adattivo, anch’esso merita qualche considerazione. Il sistema lavora alla grande e denota tutto il lavoro di affinamento svolto dai tester Ducati per renderlo quanto più “italiano” possibile nel suo funzionamento. Se altri sistemi analoghi resi disponibili da altri costruttori applicano, infatti, logiche estremamente cautelative, nella regolazione delle distanze e nell’intervento su freni e acceleratore, il sistema messo a punto a Borgo Panigale funziona come il piede di un rappresentante di commercio, stufo di passare la vita dietro a gente che non ha ancora imparato come si usano le autostrade.
Sempre sul fronte del comfort una segnalazione a nostro avviso molto interessante: la Multistrada V4 S Grand Tour, al pari degli altri modelli della gamma Multistrada V4, monta nella zona frontale, sotto gli sfoghi laterali del radiatore, due convogliatori, dotati di uno sportellino reclinabile. Si tratta di una soluzione finalizzata a convogliare aria pulita nella zona delle gambe, al fine di mitigare il calore proveniente dalle ventole, su una moto che, sebbene non ci sia parso scaldasse in maniera particolare, è comunque equipaggiata con un propulsore ad alte prestazioni che sconta la necessità di sottostare alle norme anti inquinamento Euro 5. Ebbene, tutta l’esperienza maturata da Ducati Corse nel settore dell’aerodinamica torna utile in questo frangente, risultando incredibilmente efficace nel mitigare una potenziale problematica sempre più diffusa sulle moto contemporanea. Bravoni!
Quindi?
Guidare la Ducati Multistrada V4 S Grand Tour è una delle esperienze motociclisticamente più appaganti che possiate fare in questo momento, là fuori. Sedersi su quella sella, tanto per cominciare, restituisce nettamente la sensazione di essere alla guida dello stato dell’arte della tecnologia motociclistica attualmente disponibile. Pensate a qualsiasi tipo di tecnologia e vi accorgerete di averla a vostra disposizione. Non solo, potrete goderne con un livello di messa a punto ai vertici in ogni ambito. Difetti? Stupidaggini: il parabrezza non è elettrico (ma serve davvero? con una mano si regola alla perfezione) e il tappo serbatoio keyless un po’ cervellotico nel funzionamento. Con la Multi Grand Tour godrete in città, tra le curve e persino in autostrada. Il tutto con un’armonia di funzionamento e con una qualità che forse nessun altro modello, in questo momento, può vantare.