L’enduro è stato messo sotto la lente d’ingrandimento del WWF, che accusa comportamenti scorretti da parte di chi va con la moto nei boschi, al punto da proporre l’annullamento di alcune competizioni (poi fermate a causa del covid). Perché l’enduro, a volte, uccide le piante e fa fuggire gli animali. Non sempre però, ed è innegabile che perdersi nei boschi sia una delle cose più divertenti che si possano fare in sella ad una moto. Ne abbiamo parlato con Simone Zignoli, motociclista e viaggiatore. Se non lo conoscete provate a rimediare, fatevi un regalo. Leggete questo articolo, la sua storia ed il suo viaggio con Marika.
Ciao Simone. Il WWF ha lanciato un allarme ambientale contro il mondo dell’enduro.
“Comincio col dire che non sono un pilota di enduro né tantomeno un agonista. Sono un viaggiatore, mi piace l’avventura. Ho fatto diversi viaggi anche in aree protette, nei parchi. Seguo l’adventouring per Yamaha a cominciare dal Tenere Spirit, un progetto in Sardegna per andare alla scoperta di tutto il territorio. E credo che qualsiasi attività andrebbe fatta con logica e cervello. Il campionato italiano Motorally, come altri, è in aree circoscritte, ispezionate e sotto approvazione della FMI”.
Anche perché normalmente chi pratica queste attività è molto attento all’ambiente.
“Assolutamente, e io sono il primo che ci tiene all’ambiente. Sono anche favorevole all’agonismo, anche perché nelle competizioni spesso si sfruttano sempre gli stessi tracciati e si tratta di aree sotto controllo. Ma solleverei un altro quesito: ne parlavo con Maurizio Sanna, che è un istruttore FMI di secondo livello nonché un dakariano d’esperienza. Ad oggi c’è troppa gente che si improvvisa istruttore di enduro o agenzia di tour e questo forse va a danneggiare l’ambiente più di quanto possa fare un professionista. Andrebbero stabilite delle regole tra la forestale e le scuole e circoscritti i percorsi, perché c’è sempre chi se ne sbatte e finisce per deturpare il territorio”.
Quindi enduro solo attraverso le scuole?
“No, per carità. Però credo che chi si approccia all’enduro, che magari fa più danni, dovrebbe avvalersi di istruttori federali. Reali però, non gente che si improvvisa e fa turismo. Punterei lì il dito, perché come ogni cosa dipende anche dalla gente che hai davanti. Se l’endurista di turno entra in un parco naturale per fare lo stronzo e rompere tutto sono io il primo ad arrabbiarmi. Tutto deve essere fatto con consapevolezza e rispetto per la natura, come facciamo in Sardegna. Solo strade bianche, accessibili all’enduro e percorribili da tutti”.
A proposito, quando comincia il Ténéré Spirit?
“Tra pochissimo. Sono quattro date di turismo itinerante nell’Isola di Culuccia. È un progetto verde legato all’ecosostenibilità, di natura e fauna. Arriviamo lì con la moto, ma dopo si passa all’e-bike, ai mezzi Marine per andare a vedere l’Arcipelago della Maddalena. Qualsiasi attività è fattibile, basta rispettare sé stessi in primis e poi gli altri ed il territorio. Abbiamo scelto percorsi fattibili per tutti, poi Maurizio gestisce la parte più legata alla moto e io quella dell’experience, che ruota proprio attorno al concetto del fondersi con la natura”.
Il WWF ha fatto bene ad ammonire gli enduristi?
“Io sono favorevole all’enduro, ma con attenzione. Se sei in un’area in cui è vietato devi rispettare le regole. Poi ci sono quelli che mettono lo scotch sulla targa ed entrano lo stesso, ma non sono per niente d’accordo. Anche perché se uno vuole girare senza targa può farlo, esistono posti incredibili fatti appositamente per quello. Ma se parliamo di un sentiero di montagna vietato ai mezzi ai motore e vado a rompere i coglioni a chi fa trekking o pascola il bestiame… le sanzioni sono giuste. Ci vuole testa e disciplina, un po’ quello che serve adesso col covid. Sai cosa? Ci sono un sacco di leoni virtuali, ma i leoni della savana sono in pochi”