The Voice. Per chi è cresciuto a pane e motori era TheVoice, lo speaker di quel "buongiorno Mugello" che ti accordava il cuore (magari dopo una notte di casino pazzesco) ai giri dei motori delle moto che stavano per scendere in pista, il giornalista che ci ha raccontato gli anni ruggenti della Superbike. Era "TheVoice" perchè la sua voce era stata capace anche di un mezzo miracolo, quando, sussurrata al capezzale di Giancarlo Falappa, fece risvegliare il pilota marchigiano della Ducati da un coma profondissimo. Quella voce, adesso, s'è trasformata in un addio silenzioso: Giovanni Di Pillo è morto. Aveva 67 anni e da qualche tempo era ricoverato in ospedale. Poi, ieri sera, la fredda notizia. Davanti alla morte non c'è molto da aggiungere: arriva, ammutolisce, spiazza. Al limite si prova a raccontarla.
Raccontare, appunto, il verbo che per Giovanni Di Pillo era diventato professione, mescolandosi a quell'amore immenso, viscerale e prepontente, per tutto ciò che avesse un motore e magari pure due ruote. Quella professione lo aveva portato a essere la voce di un mondiale, punto di riferimento per tutti: insomma, il massimo che si può raggiungere, quando per arrivare a certi livelli non bisognava saper solo mettere due parole in fila. Però se chiedevi a Giovanni Di Pillo chi fosse e cosa facesse, non ti rispondeva mica d'essere uno dei più importanti giornalisti italiani del motorsport! No, lui ti rispondeva: "sono lo speaker del Mugello". Perchè Giovanni Di Pillo era così e non c'entra niente l'umiltà. C'entra, piuttosto, la stravaganza di chi antepone i sogni ai titoli. Di Pillo sognava che la sua voce e il suo nome fossero accostati per sempre al circuito dei circuiti, all'ultima delle piste vere, e poco importa se esserci riuscito è, sulla bilancia dei pesi sociali, meno di tutti gli altri traguardi, magari più convenzionali, che ha raggiunto in carriera. Si chiama Bellezza. Si chiama Rarità. Si chiama agire secondo il dovere che senti e non secondo il dovere che devi.
"Vivere dev'essere inseguire i sogni sapendo che non importa se per caso non li raggiungi. Il senso è inseguirli, raggiungerli, al limite, è la gioia in più" - L'aveva detto proprio a noi di MOW in una intervista recente. Era il periodo del lockdown, era il periodo in cui il mondo subiva e mentre subiva cambiava. Era il periodo che in qualche modo ha segnato uno stacco profondo anche per il motorsport. Tanto che all'ultimo Mugello - con quella voce che solo ora ci rendiamo conto essere giàun po' spezzata - Giovanni Di Pillo non aveva mascherato la sofferenza e il dolore per quei prati mezzi vuoti. E ci aveva messo pure un po' della sua rabbia, che quando è sana dovrebbe essere chiamata grinta, per provare a spiegare che non esiste valutazione sbagliata, non esiste leggenda che smette, non esiste crisi economica che possa mettere in discussione Sua Maestà Il Mugello. Adesso, però, quel luogo che è cattedrale della Velocità, ha perso la sua voce. Senza fiatare, prima del tempo, proprio quando non era il momento, anche se non è mai il momento. E "arrabbiati", adesso, siamo tutti noi davanti a quel buongiorno urlato a cui possiamo reagire solo con un addio commosso!