Un Mugello surreale, colpito dalla tragica morte di Jason Dupasquier. Un Mugello senza Fausto Gresini, il primo. Un Mugello raccontato dalla voce di Giovanni Di Pillo dove però, ad ascoltarlo, c'erano soltanto gli spalti vuoti. "Un weekend stranissimo con un'atmosfera surreale - ci ha detto Giò - Di solito è la festa del motociclismo, questa volta no". La tremenda notizia della morte del ventenne svizzero ha scosso tutto il circuito, in particolare i giovani piloti che si sono espressi fortemente sul rinvio della gara: "Mi hanno colpito molto, soprattutto Aleix Espargarò che ha avuto il coraggio di esternare le proprie debolezze - ha continuato Giovanni Di Pillo - Quando morì Yasutomo Nagai volevo smettere di avere a che fare con il mondo moto, la sua famiglia però mi ha insegnato a credere nel destino, non possiamo fare altro per consolarci da questo dolore immenso".
La cosa bella del Mugello vuoto è che tutti erano rilassati, Valentino mi ha detto: "Giovanni questi giovani sono dei missili, ho fatto molto meno della pole che feci tre anni fa e questi sono davanti, fanno paura".
Che effetto ti ha fatto tornare al Mugello e commentarlo senza pubblico?
Ma guarda che dirti è stato tutto un weekend micidiale. Un’atmosfera stranissima, surreale perché il paddock era blindato e non ci entrava nessuno, era distinto come in Formula 1. Sai il Mugello è tra le più frequentate al mondo, è sempre stata una festa di pubblico pazzesca, l’unica gara del Mondiale dove la gente viene per tre giorni a condividere la passione in comune. Ecco il Mugello è un vero e proprio festival di amore per la moto e lo sport.
Vederlo vuoto fa strano?
Mah, è stata una sensazione da un lato stranissima e dall’altro incredibile e bella. Quando mai ti ricapita di stare con tutti i piloti in pace e i team manager. Non si rintanava nessuno, vagavano nel paddock tranquilli, sembrava quello aperto degli anni d’oro della Superbike. Ho scoperto un sacco di persone che non pensavo fossero così, in un clima cosi disteso è stato un piacere parlare con loro.
Ti sono mancati gli applausi?
No, Gresini. – pausa – La cosa che a me è mancata di più è stato Fausto – dice scandendo e abbassando la voce – Un punto di riferimento di ogni gara a cui sono andato da trent’anni, non era mai mancato al Mugello, era un appuntamento per rivedersi, andare a cena, ridere, scherzare, andare a pescare prima o dopo le gare. Il primo gran premio senza Fausto, mamma mia, mi ha dato una sensazione bruttissima, è mancato moltissimo.
Al Mugello ho visto cose che voi umani.... Nakano che gli esplode la gomma mentre va a 321 all'ora, Marquez al debutto che fa 600 metri attaccato alla moto con un labbro e un dente rotti, Pirro che vola a 333 e all’ospedale diceva di voler correre il giorno dopo… Se vabbè.
Un gran premio a metà in tutti i sensi…
Poi ti ripeto, ti adatti e vivi questo clima tipo bolla, una cosa stranissima. Forse quasi più piacevole, ho rotto tranquillamente le palle a tutti i piloti perché era bella come cosa potersi interfacciare così serenamente. Ma rispetto allo scorso anno è stata una festa a metà perché il sabato siamo incappati in una tragedia.
Si percepiva il silenzio più potente?
Domenica un disagio allucinante, fortissimo, la notizia è arrivata in un momento tremendo. La Moto3 è partita e non lo sapeva, la Moto2 neanche, pensa che Bezzecchi è salito sul podio così tranquillo da dire la dedico a Dupasquier sperando che si riprenda, e chi aveva il coraggio di dirglielo? Io non ce l’ho avuto, quelli della Dorna neanche. Una situazione agghiacciante.
Era giusto correre?
Non sta a me e non mi esprimo su una cosa del genere, ognuno ha detto la sua, non ho un parere specifico. Se non si corre è un atto di rispetto, ma lo è anche correre. Certo è che aver corso ha creato un disagio fortissimo a quelli che non sono i vecchi volponi, ai giovani leoni del motomondiale, i ragazzini di quest’ultima generazione. Mi sono innamorato per la loro umanità, soprattutto quella di Aleix Espargarò.
Come mai?
Mi è piaciuto da impazzire perché ha avuto il coraggio di esternare una debolezza. Già quando ha saputo dell’incidente ha chiamato Rivola, il suo team principal, dicendogli Devo andare a fare ora le FP4 e poi le qualifiche con un ragazzino che è in rianimazione? Esigo di sapere prima di partire. È l’unico che si è schierato decisamente e subito, anche dopo ha ribadito che non bisognava correre. Anche Pecco aveva le stesse sensazioni, ma le esprimeva in maniera molto più pacata pensando alla Ducati. Questi nuovi ragazzini come Quartararo, Mir, gli stessi Bagnaia ed Espargarò sono micidiali. Anche Valentino me lo diceva Giovanni sono dei missili, ho fatto molto meno della pole che feci tre anni fa e questi sono davanti, da paura.
Hanno tolto una cilindrata storica e leggendaria come la 250 con 100 kg per 100 cavalli sostituendola con un monomotore. Una pazzia, quella sì che era una vera scuola.
Come lo hai percepito Valentino Rossi?
Ho visto molta serenità in lui, nel team e in tutto. Mi ha detto che si diverte, sono contento per come sto andando alla mia età perchè sono capitato in un periodo dove c’è un sacco di scalmanati e cinque Case che vanno fortissimo. Ora è nell’occhio nel ciclone perché i risultati non vengono e la gente mormora. Sa che quando si ritira finisce un periodo di vent’anni irripetibile, della nostra vita, di tutto il motociclismo. Lui ci ha portato alla ribalta mondiale e può fare quello che vuole. Dai, bisogna avere rispetto e non sparare giudizi, solo Giacomo Agostini può parlare secondo me. Per il resto però… che peccato guarda...
Cioè?
Il Mugello non era mai stato toccato da un incidente mortale negli ultimi 45 anni. Nel 1976 ci fu un doppio incidente al debutto per una serie di decisioni sbagliate della commissioni sportiva che decise di far mettere delle reti per trattenere le moto che andavano nelle vie di fuga. Da quel momento il Mugello è stata una pista miracolata nonostante sia la più veloce del mondiale con oltre 360 km/h sul rettilineo, pazzesco. Come sempre accade c’è quel weekend dove però capita di tutto, per fatalità, perché è scritto, perché è destino, mannaggia.
Eppure il Mugello ne ha viste di tutti i colori…
Ha visto cose che voi umani non potete immaginare. Nakano che gli esplode la gomma davanti mentre va a 321 all'ora e che torna ai box a piedi, Marquez al debutto che rimane piantato allo Stivale a 330 e fa seicento metri attaccato alla moto rompendosi soltanto un labbro e un dente, Pirro che vola a 333 battendo la testa e all’ospedale diceva di voler correre il giorno dopo…se vabbè.
Nessuno ha notato che al Mugello, Assen, Phillip Island le 1000 viaggiano con i monomarcia? Prima cambiavano 25 volte a giro, queste sono macchine perfette. La limitazione dei motori è una bestemmia
A cosa hai pensato quando hai visto quell'incidente?
Ho scoperto che Jason era il figlio di un mio carissimo amico che ha corso dieci anni nel motocross con noi, pensa te… Io non so cosa dire. Sono quarant’anni che seguo le gare, ho visto gli incidenti più pazzeschi tipo quello di Pirro e altri banalissimi dove dei poveri piloti ci hanno lasciato le penne. Penso ad Alessio Perilli che casca a 60 all’ora ad Assen e dopo essere rientrato in pista per una via di fuga bagnata viene preso in pieno. È il destino che scrive le cose, se non pensi a quello non vai avanti. Il primo morto vero che ci ha lasciato senza parole, a me, Brivio e tutti gli altri della Superbike: fu Yasutomo Nagai ad Assen...
Cosa successe?
Era un ragazzone splendido, venuto dal Giappone per la Yamaha, fu centrato dalla sua moto per una banale scivolata. Mi ricordo che ci trovammo a Groningen la stessa notte ad aspettare i suoi genitori che arrivassero e con Brivio ci guardavamo, piangevamo, pensavamo davvero di voler smettere. Era il primo morto con cui ci si confrontava. Quando arrivarono però erano molto contenti e sorridenti, portarono delle candele, incenso e delle campanelline. Ci obbligarono a tornare alla curva dove morì e fecero una cerimonia bellissima, ci colpì da impazzire. Noi si piangeva come scemi e loro consolavano noi, se ne è andato facendo quello che era il suo sogno, non è morto in un incidente stradale per un ubriaco, era destino ci dicevano. Lì capimmo che dovevamo andare avanti.
Vorrei tornare ai tempi in cui Case minuscole e italiane riuscivano a vincere campionati del Mondo. Ci vorrebbero meno ingegneri e più talento. Il motociclismo mi piaceva così, quando i geni battevano i miliardi
Secondo te la Superpole è l’unica soluzione?
Boh, la Superpole è un’invenzione di Flammini che è stato l’avversario numero uno dell’attuale organizzazione, non lo so. Parliamoci chiaro, andrebbero rivisti radicalmente i regolamenti tecnici di ogni categoria. Questa 500 da 70 cavalli che chiamano Moto3 è una cosa assurda. Hanno tolto una cilindrata mondiale, storica e leggendaria come la 250 con 100 kg per 100 cavalli sostituendola con un monomotore. Mi è sembrata una pazzia, quella sì che era una vera scuola.
Lo spettacolo ne beneficerebbe?
Se si riportasse tutto al livello dei due tempi, non cambierebbe nulla nello spettacolo, anzi, avremmo meno camion e più moto leggere da competizione. Nessuno ha notato che al Mugello, Assen, Phillip Island le 1000 viaggiano con i monomarcia? Prima cambiavano venticinque volte a giro, perché avevi una moto da corsa da 3000 giri che solo i talenti veri riuscivano a domare, queste sono macchine perfette che hanno 8-9mila giri di utilizzo. Non è un caso che nelle grafiche non li mettono più. Si vedeva che andavano da 8 a 18mila, da 6 a 16mila giri, nessun motore al mondo può averli. La limitazione dei motori è una bestemmia, bisogna andare avanti con lo sviluppo anche durante la stagione, cambiare i set up e tutto questo è stato fermato per una questione di costi.
Il futuro è nel passato quindi?
Vorrei tornare ad ammirare prototipi bellissimi dove case minuscole e ridicole che si chiamavano Minarelli, MBA, Morbidelli, insomma italiane sgangherone, riuscivano a vincere campionati del Mondo. Pazzi della tecnologia che vincevano, ora corre l’MV, ma che MV? La KTM con la Triumph. Non lo so, ne ho viste troppe, ci vorrebbero meno ingegneri e più talento. Il motociclismo mi piaceva così, quando i geni battevano i miliardi. Dovremmo riportare tutto a quando c'era chi creava un mezzo con un’idea geniale e poi grazie alla mano destra del pilota lo vedeva ad alti livelli.