Manca ormai poco all’incontro di boxe tra Mike Tyson e Jake Paul, il match tra l'ex pugile ormai leggenda e il seguitissimo youtuber statunitense, che di certo farà molto discutere e verrà seguito da milioni di persone. Sulla scorta del precedente evento simile, quello tra Floyd Mayweather e Conor McGregor, stavolta sarà Netflix a trasmetterlo e sarà preceduto da una miniserie di tre episodi per mostrare la preparazione, gli allenamenti e l'avvicinamento dei due atleti all'evento. Non a caso la piattaforma ha pubblicato la data attraverso un trailer sui propri canali ufficiali, dopo che l'incontro, inizialmente in programma lo scorso 20 luglio, era stato rimandato per un problema all'ulcera di Tyson, 58 anni compiuti lo scorso giugno. Una sfida che, senza avere nessuna valenza ufficiale, sarà formata da otto round da due minuti ciascuno ed è in programma il 16 novembre alle 2 di notte, ora italiana, allo stadio AT&T di Arlington, in Texas, davanti a circa 80mila persone. Ma perché, al di là di tutto il clamore suscitato, questo evento non andrebbe seguito? Lo ha spiegato sulla sua pagina Facebook, seguita da oltre 120mila follower, l’esperto di boxe Marco Nicolini. Ecco il suo lungo post.
Si avvicina il momento di Jake Paul vs Mike Tyson, un evento che io perderò volentieri ma al cui riguardo, dato che in molti mi chiedono pareri o aggiungono il mio tag ai video degli allenamenti di Tyson, rendo volentieri il mio pensiero. Se non lo facessi, rischierei di far passare il mio come un atteggiamento snob, facendolo francamente stridere con la mia storia personale. Non guarderò il match partendo dall’assunto inoppugnabile per cui Mike, con questo match fuori dal tempo, non restituirà la giovinezza a nessuno: né a noi, né a se stesso. L’amore che in tanti nutriamo per Iron Mike ha varie ragioni, tutte legate alla straordinarietà del suo avvento nel mondo dello sport, all’unicità dei risultati dei suoi primi anni di carriera, alla riconoscibilità del suo comportamento sul ring. Un ventenne di meno di un metro ottanta che saliva sul quadrato a testa bassa fissandosi gli scarpini senza calzari e gettava nel terrore i giganti di due metri che si svuotavano d’aria al collidere con i suoi devastanti ganci: questa è l’immagine che ci portiamo dietro degli anni in cui eravamo tutti giovani o giovanissimi. Mike Tyson ha iniziato il pugilato arrivandoci dalla strada, ha fatto la trafila dei ragazzi poveri del ghetto sopportando colpi pesanti e duri sacrifici; ha tenuto il mento fuori dal fango ed ha cominciato la difficilissima scalata al tetto del mondo, quella che riesce ad uno su cento milioni. Grazie ad un fisico eccezionale e grazie ad un allenatore di grande spessore, che gli fece da padre prima di spegnersi improvvisamente, Mike sbalordì gli appassionati, gli scommettitori, i giornalisti ma, soprattutto, i primi avversari. Probabilmente, con Cus D’Amato ancora vivo, Mike Tyson avrebbe avuto più remore al compiere azioni discutibili quando non addirittura criminali. La condanna per lo stupro di Desiree Washington, purtroppo, rimane un’ombra sulla condotta di vita di Mike. Non sono qui, però, per dare patenti morali, ma per descrivere due pugili, ad uno dei quali rimango molto affezionato. Arriviamo, quindi, all’altro angolo, quello occupato dal ventisettenne Jake Paul, fortunato youtuber diventato multimilionario con la subitaneità e la sproporzione con cui i nuovi tempi e le nuove tecnologie dispensano fortune con modalità simili alle lotterie. Nella difficoltà di riuscire a spendere i propri soldi, Paul si è dato alla boxe, aiutato da passabili doti fisiche, giungendo a percorrere la strada del professionismo con la fortuna di poter organizzarsi gli eventi e scegliersi gli avversari. Tra loro mai seri pugili professionisti, a meno che non si consideri Tommy Fury uno dei tali, ma semmai altri youtuber, un giocatore di basket, molti lottatori Mma... La lista dei suoi avversari - inutile negarlo - corrisponde a pugili estemporanei che sono passati nel suo libro paga. Nel frattempo, però, Jake Paul si è allenato da professionista, ha potuto contare su tecnici e allenatori e, anche se in una misura molto distante dagli standard qualitativi dei migliori cruiser, è migliorato. Nei fatti, sta per andare in scena un match tra un pugile dalla carriera galattica, venuto dal nulla, ammirato da tutto il pianeta, ed un altro che la carriera se l'è pagata ed inventata. Se sarà un'esibizione, si tratterà solo di una recita, quindi non meritevole di attenzione; mentre - infatti - il match tra Tyson e Roy Jones jr del 2020 era la riproposizione di leggende che avrebbero potuto anche inscenare un balletto, Jake Paul non merita tanto onore, nemmeno pagandoselo con i milioni guadagnati con le sue oziose attività. Ancor più grave sarebbe se il match fosse realmente un combattimento. Il ring professionistico non è un posto per quasi sessantenni. Sia chiaro: in una birreria, tirare una sberla a Mike sarebbe garanzia del farsi una settimana in ospedale, ma la boxe professionale è principalmente uno sport. Uno sport messo in scena da atleti giovani e preparati. Jake Paul ha ventisette anni ed è superallenato. Mike Tyson ha cinquantotto anni e non conduce assolutamente una vita da atleta, nonostante quel che filtra dai filmati in cui si allena. Il fisico è impressionante, ma ce l'ha così da sempre: è per lui una costante... La sto facendo troppo lunga ma, insomma, credo di aver risposto circa il perché non guarderò il match; e se per questo Netflix non vorrà mai trasformare in sceneggiatura uno dei miei romanzi, pazienza.