I conti si fanno sempre alla fine. Però anche i traguardi di mezzo percorso a volte servono per misurarsi, capire e, magari, trovare un altro ritmo, oltre che un’altra prospettiva, per tutta la metà che manca ancora. Pecco Bagnaia nella sala stampa di Brno ha quella faccia lì che è tipica di chi ha più dolore al cuore e pensieri in testa rispetto alla stanchezza, anche mentale, di un fine settimana che è stato ancora una volta da giudizio sospeso. Perché prima è andato tutto male, poi c’è stata una domenica così e, a fine giornata, si rimane sempre un po’ col dubbio su salvare qualcosa o buttare via tutto. Il pilota butterebbe via tutto, perché vincere è sempre e solo tutto quello che conta. Il ragazzo, invece, prova a far prevalere la ragione. E, questa volta, ci mette in mezzo pure un po’ di cinico realismo: “Una volta ero il più forte in frenata, adesso sono tra i più scarsi”.

E’ un altro, l’ennesimo, modo per dire che la sua Desmosedici non gli permette di guidare nel modo che lui vorrebbe e che, senza scomodare complottismi vari e teorie assurde, che sì, lui è il primo a ammettere di essere un pilota totalmente diverso da Marc Marquez e di aver bisogno, piuttosto, che tutto funzioni secondo schemi precisi. Adattarsi è un verbo a cui ci si adatta male, ma è innegabile che Pecco Bagnaia ci sta provando. Al di là di contraccolpi psicologici, botte di autentica sfiga, errori non sempre suoi e tutte quelle storie lì che si possono tirare in ballo ogni volta che si parla di un campione che sembra un po’ perso. Ecco, Bagnaia sembra perso, ma ribadisce di non esserlo. Semmai si sente sballottato dai dubbi, he è qualcosa di ben diverso. Però, anche dopo Brno, la classifica dice che il divario dall’unico rivale realmente agguantabile, Alex Marquez, è decisamente minore rispetto a quello di quando ci si era salutati al Sachsenring. E l’altra metà del 2025 dovrà servire, almeno, a centrare quell’obiettivo lì, essere il primo degli umani in classifica generale, oltre che a capire una moto che, volente o nolente, sarà la sua pure nel 2026, visto che le regole impongono di cambiare poco o niente per l’ultima stagione prima della grande rivoluzione.
Mete e metà, quindi, come due parole che servono a capire dove andare, ma pure a prendere realmente coscienza di dove si è arrivati, magari al netto di rabbie e frustrazioni. “Oggi da metà gara mi sono sentito un po’ meglio e ho provato a spingere per andare a prendere almeno il podio – ha spiegato – Pedro, però, in alcuni punti riusciva a andare veramente forte. Comunque non penso, una volta che gli sarei arrivato sotto, che sarei riuscito a avere lo spunto per superarlo anche. In generale, tuttavia, il buono di questa gara è stata la pole di sabato e pure l’essere stato veloce nella seconda parte. Prima o poi una soluzione la troveremo”. A che cosa? Al problema di sempre: non riuscire a frenare nell’unico modo che Pecco conosce, ossia fortissimo e più tardi degli altri. “Quando qualcuno, in passato, provava a superarmi in staccata andava lungo – ha ripetuto – adesso, invece, mi passano tutti in staccata. Cosa mi porto via di positivo da questa prima metà di stagione? La costanza e l’essere maturato e cresciuto sugli errori in gara”.
Non sarà mai abbastanza per sorridere per uno che fa il pilota, ma forse è abbastanza per trovare, prima di tutto, la pace di un ragazzo che comunque ha saputo rimanere lì a provarci con quell’ostinazione che è tipica dei campioni. “Il dna di questa moto è questo, c’è poco da cambiare – dice ancora Bagnaia – Non credo che durante questa stagione miglioreremo questa cosa, la situazione è questa e dovrò provare a adattarmi e andare forte in altri modi, almeno fino ai nuovi test del nuovo anno. La prossima pista è l’Austria, lì ho sempre fatto la differenza nel T1, quindi vedremo”.
Ecco, la vera novità su Bagnaia riguarda, probabilmente, proprio l’aver capito che mettere troppo le mani sulla Desmosedici non servirà a niente se non a impazzire di più e che, tutto sommato, tutto quello che c’è da fare è provare a diventare un pilota in grado di guidare sopra i problemi. Così da poter competere veramente, poi, con quelli che sanno farlo già (e che vestono anche gli stessi colori). Il tutto, comunque, insieme a quella Ducati verso cui, nonostante tutto quello che si legge in giro, non ha mai perso la fiducia. “Alla fine – dice ancora quasi in uno sbotto di realismo – è solo Marc che è riuscito a fare la differenza con la nostra moto, mentre ho visto l’Aprilia e le KTM veramente molto incisive in certe zone del tracciato. Se mi dicessero che in una gara da fare subito risolverei tutti i miei problemi certo che rinuncerei ad andare in vacanza”.