“Un Gp non è soltanto una corsa di macchine ma la vetrina di un Paese. Dal punto di vista culturale, economico e di valori. Il campionato è seguito da 2 miliardi di telespettatori, ogni evento dà lavoro, per un periodo fra due settimane e un mese, a 8.000-15.000 persone. Con un indotto economico di 100-150 milioni di euro, parlare solo di sport è riduttivo”: parola di Stefano Domenicali, il boss della Formula 1 (ex team principal Ferrari), sentito da Libero.
Sul made in Italy: “Sono italiano e ho la responsabilità in un ambito internazionale di trasmettere il valore dell’italianità attraverso idee innovative, capacità di relazione, compromessi necessari per fare passi avanti. Ferrari, Pirelli, AlphaTauri, Dallara sono i nomi più noti. Ma ci sono altre aziende di software presenti in tutti i componenti che fanno funzionare i sistemi della F1 e molto altro. Per non parlare di alcuni partner commerciali: sono entrati in mercati che non avrebbero mai raggiunto in così breve tempo”.
Sulla crescita di interesse per la F1: “Abbiamo conquistato un pubblico non fanatico di corse. Creando contenuti diversi per persone diverse, i giovani hanno bisogno di intensità: nuove telecamere, nuovi tipi di narrazione”. E per Domenicali il riconoscimento più grande è “che lo star system americano, presente in massa a Miami, abbia detto: «This is the place to be»”.
Altra soddisfazione: “Il Mondiale deciso all’ultimo giro dell’ultima gara, l’anno scorso ad Abu Dhabi. Tralasciando le polemiche... […] Spero che possa diventare una consuetudine, sarebbe un sogno che ogni Mondiale si decidesse nel Gp finale”.
Sul perché cambiare il format della Formula 1: “Perché bisogna provarci, le scuse per non fare sono sempre tante. È un principio di vita. I puristi che storcono sempre la bocca, ma la F1 negli anni ha cambiato decine di volte il modo delle qualifiche. È un’esigenza non rinviabile, avere ancora più spettacolo. […] Vorrei che si lottasse sempre per qualcosa che vale per il titolo. Affronteremo il tema nella prossima F1 Commission: lo vogliono i tifosi, gli organizzatori, tutti. La Sprint Race era solo il primo esempio, migliorabile”.
E Domenicali svela una proposta: “In un weekend normale, quello composto da prove libere 1 e 2 al venerdì, ogni sessione dovrebbe mettere in palio o punti, o giri di qualifica singoli, o una qualifica per una gara del sabato, diversa e più corta, al posto delle terze libere, magari con il meccanismo della griglia invertita”.
Griglia invertita? “Stiamo mettendo sul tavolo una marea di cose. Molti dicono di no, ma abbiamo visto in alcune occasioni la bellezza di avere dei rimpasti in gara, più sorpassi. Abbiamo l’obbligo di provarci”.
C’è il paragone Verstappen-Schumacher: “Gli assomiglia perché mette al centro tutto ciò che fa in pista. È maturato tanto, ha imparato a gestire le proprie emozioni. È un cannibale, non guarda in faccia nessuno. E in questo mi ricorda tanto Michael”.
E su Leclerc: “Pilota straordinario anche lui, dotato di un’empatia diversa da Max. Ha anche altri interessi oltre la F1 e ci tiene a svilupparli”.
Quanto al Gp dei sogni, Domenicali lo vorrebbe “sulle Dolomiti, ovviamente sarebbe tutto green”.