"Una donna in Formula Uno nei prossimi cinque anni? È più probabile l’arrivo di un meteorite sulla terra". Sono queste le parole del CEO della F1 Stefano Domenicali su quello che è uno dei temi più discussi nel circus degli ultimi anni: quello di una Formula Uno aperta anche alle donne. E, se si parla della presenza femminile nel motorsport allo stesso modo di cui si parla dell’arrivo di un evento catastrofico sulla terra, effettivamente è il caso di iniziare a chiedersi se si stia facendo abbastanza.
Anche se il paragone non è dei più piacevoli, le parole di Domenicali non sono certo campate per aria. Da una parte abbiamo una FIA che spinge per le pari opportunità come mille progetti e iniziative, ma dall’altra nessuna delle ragazze della W Series (nata nel 2019) è riuscita ad approdare in Formula Uno o ad ottenere anche solo un sedile nelle categorie minori di quasi totale presenza maschile come Formula 2 o Formula 3. E' proprio per questo che, al momento, la W Series assomiglia quasi più ad un buco nell’acqua che a un trampolino di lancio.Quante possibilità può davvero dare un campionato che non ha uno step successivo?
Il caso di Jamie Chadwick ne è un esempio lampante: la pilota britannica da sempre domina la W Series e anche quest’anno non sta deludendo le aspettative. Eppure, la ragazza, seppur facendo parte dell’Academy del team Williams, non è ancora riuscita ad approdare in Formula 3 o in Formula 2. E più il tempo passa, più trovare un sedile sarà complicato: ora Chadwick ha 24 anni ed è un po’ fuori target, considerando che in Formula 3 l’età media della griglia è di circa 20 anni.
Essere donna in Formula Uno non è complicato solo per chi si cala dentro l’abitacolo, ma anche per chi lavora ai box o al muretto. Solo poche settimane fa la Gazzetta dello Sport parlava di Hannah Schmitz come una mamma e non come un ingegnere e Autosprint ha definito la presenza delle donne nella massima categoria “una realtà sorprendente, clamorosa”, mettendo in evidenza quanto le donne - quelle di successo e di potere in particolare - siano ancora un'eccezione alla regola nel circus internazionale.
Dopo le dichiarazioni di Domenicali, è stato il presidente della FIA Ben Sulayem a intervenire: "Fin dalla sua fondazione, la FIA ha sempre sostenuto e alimentato la presenza femminile nel motorsport. Il mondo del motorsport è unico in questo senso perché, nei regolamenti FIA, donne e uomini possono competere ad armi pari. Continueremo a incoraggiare attivamente la partecipazione delle donne (...) FIA e FOM si impegnano per offrire sempre maggiori opportunità per le donne nel motorsport. Nel corso delle storia le donne hanno lasciato un segno nel motorsport, dentro e fuori dalle piste ed è un nostro chiaro desiderio, sotto la mia guida, che questa tendenza continui negli anni a venire".
Insomma, arriverà prima un meteorite sulla terra o una donna in Formula Uno? Non lo sappiamo, ma le parole di Sulayem sembrano di certo incoraggianti. Attenzione però: quello che le donne chiedono è abbattere i pregiudizi, avere le stesse possibilità degli uomini, essere considerate sullo stesso piano. Non certo l’introduzione delle cosiddette “quote rosa”. Altrimenti ogni lotta e conquista fatta da chi ce l'ha maritatamente fatta nonostante le difficoltà sarà improvvisamente persa.