Marc Marquez freme e morde l'asfalto, ansioso di tornare in pista dopo lo strike di Portimao, che lo ha costretto a guardare la MotoGP dal divano per oltre due settimane, con un tutore sull'avambraccio destro a proteggere la frattura del primo metacarpo. Il 93 dovrebbe riprendere il manubrio della Honda il prossimo weekend, a Jerez, per disputare la quarta tappa del Motomondiale 2023. Il Cabroncito quest'anno, dopo tre stagioni di sofferenze, aveva trascorso il primo inverno senza riabilitazioni o interventi, il che gli ha consentito di concentrare tutti i suoi sforzi sulla preparazione fisica, arrivando alla prima gara molto vicino alla condizione ottimale, deciso a lottare per le prime posizioni e per il titolo mondiale. Alla curva tre della prima domenica del campionato, tuttavia, le cose si sono subito messe in salita. Se negli ultimi tempi gli umori di Marc Marquez e della Honda soono stati pressoché sovrapponibili (a momenti di gloria o di delusione dell'uno corrispondevano analoghi momenti per l'altro), ora questa tendenza sembra essere leggermente cambiata: la Honda, con Marc Marquez ai box, è comunque riuscita a vincere. L'ha fatto grazie al team clienti di Lucio Cecchinello e grazie alla guida di Alex Rins, che ad Austin (la pista di Marc Marquez) ha riportato la Honda sul gradino più alto del podio dopo quasi due anni di digiuno (l'ultima vittoria risaliva a Misano 2021, firmata, guarda caso, Marc Marquez).
Non sarà una settimana di eccezioni, tuttavia, a cambiare le prospettive in casa Honda, che ha un quasi disperato bisogno del rientro dell'otto volte campione del mondo - unico, vero, riferimento tecnico e morale per il colosso di Asaka dal ritiro di Dani Pedrosa in poi. Honda non necessita solamente del ritorno in sella del Cabroncito, ma deve convincere Marc a rinnovare il suo contratto con il Team Repsol, che scadrà a dicembre 2024. Per trattenere Marquez, come lo stesso pilota ha più o meno velamente confessato a fine 2022, servono segnali tangibili di una risoluta svolta tecnica. Honda sembra aver captato il messaggio e, in questo senso, la presenza nei box di Portmao prima e di Austin, poi, del presidente supremo della HRC, Koji Watanabe, rappresenta un'evidente presa di coscienza. Watanabe ha guidato il progetto motoristico Honda-Red Bull in Formula 1, contribuendo agli ultimi due successi iridati di Max Verstappen e alla leadership, al momento incontrastata, che il campione olandese sta dimostrando in questo avvio di 2023. I "Motoroni" (il manager italo-giapponese Mario Miyakawa ha svelato ai microfoni di Sky che in giapponese "motore potente" si dice semplicemente "motorone") forniti da Honda alla scuderia austriaca, tuttavia, resteranno per regolamento congelati fino al 2026, senza possibilità di attuare modifiche strutturali prima di quella data. Pare che la "pausa" imposta al progetto Honda-Formula 1 abbia contribuito a spostare le attenzioni del grande capo Koji Watanabe sulle due ruote, accogliendo le svariate rischieste di sostegno pronunciate da Marc Marquez. È da qualche settimana, infatti, che nel paddock della MotoGP circolano voci insistenti riguardo ad un imminente rimpasto di personale ai piani alti di HRC (l'indiscrezione è stata confermata anche dallo stesso Lucio Cecchinello). Se il propulsore desmodromico di Pecco Bagnaia sui lunghi rettilinei di Austin è parso superiore, ma non irraggiungibile, per i cavalli della RC213V di Alex Rins, ecco che la Honda sembra pronta a giocarsi la carta "Motorone" (l'ultimo asso nella manica?) per tenersi stretto, a vita, Marc Marquez. Il nuovo progetto di Watanabe ha scadenza breve: non più di due anni affinché HRC riconquisti il dominio in MotoGP. Appena in tempo per convincere Marc Marquez ad apporre la firma sull'ennesimo contratto con il colosso giapponese.