Valentino Rossi è pronto per la sua seconda stagione nel GT World Challenge, che scatterà domani all'Autodromo di Monza con un Endurance di 3 ore. Il Dottore scenderà in pista oggi per le prime prove libere, al volante della sua nuova BMW M4 GT3 blu e gialla del team belga WRT. L'obiettivo del nove volte campione del mondo è quello continuare il percorso di crescita su quattro ruote cominciato un anno fa e culminato, all'inizio del 2023, con il primo podio in auto in occasione della partecipazione speciale alla 24 ore di Dubai. Intanto il 46 si gode il momento d'oro dei "suoi ragazzi" in MotoGP, con la VR46 Riders Academy assoluta protagonista in questo avvio di stagione tra la leadership iridata di Marco Bezzecchi, il secondo posto in classifica di Pecco Bagnaia, il podio di Luca Marini ad Austin e un Franco Morbidelli in ripresa. In una bella intervista sulle pagine de La Stampa, realizzata da Matteo Aglio nel paddock brianzolo, Valentino commenta subito il fresco risultato del fratello in Texas: "Sono contento per Luca, se lo meritava e ci voleva. Era veloce, ma serviva un bel risultato. Quando va sempre storto qualcosa, inizi a sentirti un incompiuto. Ora è pronto per essere sempre competitivo".
È qui che il 46 spende altre belle parole per Marini, al quale già nel 2008 (Luca aveva undici anni) promise che un giorno avrebbero corso in MotoGP assieme: "Un pò gli pesa essere mio fratello, ma lui ha scelto di correre in moto sapendo a cosa sarebbe andato incontro e ai tempi mi aveva stupito la sua scelta. Il fatto di non chiamarsi Rossi un pò lo alleggerisce e caratterialmente siamo agli opposti. Può avere la sua personalità". A proposito di MotoGP e di due ruote, il Dottore - a diciotto mesi dal ritiro - cerca di scacciare la nostalgia: "I risultati ottenuti nella mia carriera mi aiutano a non sentire la malinconia. A volte, mentre guardo i GP in tv, vorrei essere lì, ma poi penso che il mio l'ho fatto. Ora tocca a loro". Valentino rintuzza qualsiasi pensiero che lo porterebbe ad un folle ritorno in top class, a dispetto dei desideri di migliaia di persone che, senza sole, luna e giallo sull'asflato, ora guardano la MotoGP distrattamente: "Dopo di me il motociclismo è tornato ad essere quello che era prima di me, cioè uno sport per appassionati. Io, in qualche modo e per qualche motivo, ero riuscito a farlo conoscere alle nonne e ai bambini piccoli. Sinceramente non so il perché, forse è stato un insieme dei miei risultati e del mio carattere. È anche vero che negli anni '90 gli sportivi in generale venivano visti come dei miti; penso a Maradona o a Senna. Oggi la cultura, in questo senso, è cambiata. Chi è il Senna di oggi? Forse Hamilton, ma neanche lui è giovanissimo".
Infine il nove volte campione e del mondo approfondice un tema interessante, che aveva già sfiorato qualche settimana fa, quando era passato dal Basement di Gianluca Gazzoli. Stiamo parlando di finta carineria, di politically correct, di social network e di un generale appiattimento nel comportamento degli sportivi quando si presentano davanti a microfoni e telecamere. Valentino Rossi, a riguardo, ha una sua idea, sempre più convinta: "ora qualsiasi cosa dici rimbalza su 300 siti e ti porti dietro le conseguenze per almeno due settimane. Fai un'intervista di mezz'ora e poi si cerca il titolone per fare click, questo dà fastidio. Cosa succede? C'è un finto politically correct tra gli sportivi, sono tutti amici, si abbracciano. È bello? A me piaceva di più prima, quando si diceva quello che si pensava. È umano che ti stia sulle scatole chi fa la tua stessa cosa come o meglio di te, non importa se sei un dottore, un pizzaiolo, o un pilota. Dovere nasconderlo sempre fa diventafre tutto più finto".