Alex c’era. C’era a Buriram, quando ha “prestato il calore” al fratello Marc prima di vederlo andare via e c’era oggi a Termas de Rio Hondo, quando per una bella manciata di minuti gli è stato ancora davanti, ma sapendo che Marc sarebbe andato via di nuovo. Anzi, se c’è uno che c’ha creduto meno di tutti, oggi, è proprio Alex perché lo sapeva già: ci ha provato, ma sapeva come sarebbe andata e non s’è fatto problemi a ammetterlo. Proprio perché era lì come c’è stato sempre. Anche quando tutto girava storto e vedeva il fratello che provava a attraversare l’inferno dopo quel maledetto errore a Jerez nel 2020 e il calvario dei continui interventi prima e di una Honda che non voleva saperne di andare forte. Alex c’era mentre Marc rinnegava in qualche modo la sua stessa storia, scegliendo di “tradire” Honda per non tradire se stesso e l’unica cosa che gli importava davvero: vincere ancora. E non è un caso se la spiegazione perfetta sul perché Marc Marquez oggi riesca a essere così superiore a chiunque –al di là di tutti i discorsi che si fanno su gomme, set up, abbassatori, differenze e complottismi vari – sia riuscito a darla proprio il fratello Alex. Con la naturalezza di chi trova tutto anche incredibilmente normale: “lui è comodo nel limbo, io no”.

Il più piccolo dei fratelli di Cervera ha usato il termine “limbo” per definire quei momenti in sella in cui le gomme non performano più come all’inizio, la stanchezza si fa sentire e il peso di un possibile errore diventa pressione. Solo che “limbo” è pure la parola perfetta che diventa un po’ la chiave di tutto. Perché il limbo, nella teologia così come nell’opera dantesca, è quel luogo che non può essere paradiso, ma non è nemmeno inferno e meno che mai purgatorio. Il limbo è il posto dell’incertezza divina, dove stanno quelli che non potranno mai bearsi del paradiso, ma non hanno peccato abbastanza per meritare l’inferno. Un posto dove non si sta male, insomma, ma che è comunque scomodo perché privo di prospettive sicure, fossero anche brutte. Solo che nessun posto è scomodo per chi all’inferno c’è stato come c’è stato Marc Marquez. E quei piccoli dettagli lì che mancano e che fanno parlare di “feeling da migliorare” sia Alex che Pecco Bagnaia che tutti i piloti che sono appena alla seconda gara di stagione, per Marquez sono un niente da ignorare: il limbo è un lusso. “Essere comodi nel limbo”, appunto, è il segreto di tutti quelli che hanno attraversato, visto e vissuto l’inferno. Quel limbo, oggi, è il vero vantaggio di Marc Marquez, in attesa che arrivino Pecco e gli altri, fratello Alex compreso che a sua volta ha il piccolo vantaggio di aver visto e capito tutto un po’ prima di chiunque altro.
“Anche Marc deve avere un punto debole – ha detto ancora Alex a Sky - lo conosco meglio di chiunque, ma è difficile che non abbia tutto sotto controllo. La gente dice che io sono contento di essere secondo, non è vero: anche io voglio vincere su Marc, ma non ho problemi a dire quello che fa bene. Non è solo il mio rivale, ma è anche mio fratello: con mio fratello non ho paura a riconoscere quanto è forte lui e quanto devo lavorare io". E’ forse, sicuramente in piccolo, l’inferno che Alex accetta mentre studia le mosse del fratello per ritrovarsi un giorno anche lui “comodo nel limbo”. Che poi, a pensarci bene, è anche ciò che Marc gli sta insegnando, magari con metodo da fratello bullo che fa pesare di essere “il più grande”.
“Sono rimasto impressionato dal livello di Alex in queste prime due gare – ha ammesso l’otto volte campione del mondo – Oggi guidava molto bene. Da una parte mi è piaciuto, dall'altra non mi è piaciuto perché mi ha fatto tirare fuori la lingua. Ma la nostra forza è che sia io che Alex siamo molto onesti tra di noi e prima della gara abbiamo condiviso impressioni, scelte e sensazioni. Oggi gli avevo parlato del mio piano di gara, dicendogli che se fosse stato lui davanti lo avrei seguito. Ero stato onesto con lui sul fatto che gli sarei stato dietro per risparmiare le gomme e che non importava se ci avessero seguito per i primi dieci giri. E’ quello che abbiamo fatto. Ma alla fine, quando ho provato a superarlo e lui ha fatto quel giro in 1,38,2 mi ha davvero sorpreso e mi ha colto un po' di sorpresa. Ho anche dubitato se accontentarmi della seconda posizione, ma poi ho deciso di provarci comunque e è andata bene".