Brava gente gli Hayden. Una famiglia da corsa. Papà Earl, padrone di un garage e pilota a sua volta, racconta che quando Nicky aveva tre anni, per farlo addormentare invece delle favole gli raccontava le storie dei grandi motociclisti: di King Kenny (Kenny Roberts) e Fast Freddie (Freddie Spencer). Anche mamma Rose era una motociclista, tanto che –amava scherzare Nicky – Earl l'aveva sposata perché voleva i bambini più veloci del mondo!
E così è stato. Numero 69 come il padre, Nicky è stato l'ultimo pilota americano ad aver vinto un titolo mondiale in MotoGP. "Un pilota veloce, ma soprattutto un tipo sempre sorridente. Sereno", ricorda Valentino Rossi. Nel 2003 aveva esordito in MotoGP con la Honda HRC proprio accanto a Rossi. Un “cowboy” alla mano, leale, amato da tutti. Il perfetto compagno di squadra. Un pilota instancabile, capace di fare anche 100 giri al giorno durante i test. Sorrideva anche a chi lo considerava un gregario e nel 2006 conquistò di diritto il titolo che gli spettava, con la serenità e la signorilità che lo contraddistingueva, tanto da non avercela a morte neanche con il compagno di squadra Dani Pedrosa che alla penultima gara lo aveva buttato a terra all’Estoril, mettendo a repentaglio la sua corsa al titolo.
Nicky non si arrese e la vittoria del titolo a Valencia fu una sorta di catarsi collettiva: “allora c’è giustizia!”, pensarono tutti, o quasi. Tanta la gioia per quell’amico di tutti, altrettanto immenso lo sgomento per quell’assurdo incidente mentre Nicky si allenava in bicicletta sulle strade di Misano il 22 maggio 2017.
Oggi sono passati quattro anni da quando questo americano gentile e amico della gente ci ha lasciati. Ci siamo chiesti cosa sia rimasto della legacy del Kentucky Kid. Del suo sorriso e della sua semplicità.
Abbiamo così scoperto che il 29 luglio scorso, in una America ancora scossa dalla pandemia, sono stati inaugurati i “Nicky Hayden’s apartments”, dodici appartamenti destinati a poveri e senzatetto in attesa di una sistemazione duratura lontano dalla strada. Il progetto è stato realizzato a Owensboro, città natale del campione, dalla Nicky Hayden’s Foundation insieme all’associazione che si occupa degli homeless, la Daniel Pitino Shelter.
“Ho vissuto tre anni per strada”, racconta Jana Pollard, la prima inquilina che si è trasferita nel complesso di appartamenti in ricordo del numero 69, “In America è facile ritrovarsi senza casa dall’oggi al domani. Basta perdere il lavoro, oppure avere uno squilibrio mentale che ti impedisce di lavorare. Alcune persone tra i senzatetto, invece, hanno dipendenze da droghe e alcol. Il mio è stato un contrattempo finanziario inaspettato", confessa. "Sono stupita di avere l'opportunità di avere un appartamento perché non me lo sarei mai aspettato. Per molto tempo sono stato depressa ed è stato molto difficile. I “Nicky Hayden’s apartments” sono un bene per la comunità, perché tutti hanno bisogno di una possibilità".
Il Memorial di Nicky in città, la statua di bronzo realizzata dall’artista George Lundeen che ritrae Nicky e la sua Honda il giorno della la vittoria del titolo di campione del mondo MotoGP 2006, si è fatto così più tangibile, più vicino alla gente. “Molti non sanno che Nicky era un filantropo”, ricorda la sorella Kathleen, che segue direttamente i progetti della Nicky Hayden Foundation, “Nicky amava i bambini, donare agli altri ed era molto sensibile. Nicky non era solo un campione del mondo, ma una bella persona e Owensboro era la sua casa. La sua eredità vivrà per sempre”.
Inutile chiederle quanto manca Nicky a distanza di quattro anni. Quel sorriso gentile manca alla famiglia, a Owensboro e al paddock della MotoGP, dove era considerato un amico, prima che un avversario.