Sono passati quattro anni dall’incidente che ha portato alla morte di Nicky Hayden, che, qualche giorno dopo il gp di Superbike di Imola, in sella alla sua bici da corsa si era scontrato contro una Peugeot 206 sulla strada provinciale a Misano. Quattro anni che non sono bastati a fare piena chiarezza sulle responsabilità dell’accaduto, ma nemmeno a lenire in maniera significativa il dolore che, a vario titolo, segna le varie parti (letteralmente) in causa. Da un lato ci sono i familiari del pilota che pretendono un risarcimento milionario, dall’altro c’è il trentaquattrenne di Morciano che era alla guida dell’auto e che è stato messo sotto processo: da subito, anche grazie a un video, sarebbe apparso chiaro il fatto che sia stato Hayden a saltare lo stop immettendosi da una strada secondaria con scarsissima visibilità sulla principale, ma all’automobilista è stato comunque contestato un eccesso di velocità. I fronti aperti sono due: quello risarcitorio (in sede civile) e quello penale. Le cronache – risalenti all’ottobre 2018 – riportano di una prima condanna a un anno (con pena sospesa) con ritiro della patente nei confronti del giovane del posto, ma abbiamo sentito i suoi legali Pierluigi Autunno e Francesco Pisciotti, che ci hanno detto che tutto è ancora aperto, ma soprattutto che il loro assistito era e resta in condizioni di difficoltà emotiva e anche lavorativa.
“Tutto – spiega a MOW uno degli avvocati che seguono la faccenda – è ancora sotto giudizio. Non c’è ancora un pronunciamento definitivo. I procedimenti sono ancora in corso, sia quello a livello civile che quello a livello penale. Non entro nei dettagli perché fino a che non sarà messa la parola fine preferiamo che se ne parli il giusto, perché il nostro cliente da questo sinistro ha avuto delle conseguenze anche a livello personale: nonostante sia stato il povero Hayden a saltare lo stop, il nostro è un ragazzo di una sensibilità unica e l’accaduto l’ha colpito pesantemente, con delle conseguenze serie dal punto di vista della tenuta emotiva”.
Hayden era stato trasportato in gravissime condizioni al Bufalini di Cesena. Dopo un’agonia durata cinque giorni, i medici avevano staccato le macchine che lo tenevano artificialmente in vita, non prima però dell’espianto degli organi del campione per la donazione, alla quale i familiari del Kentucky Kid generosamente avevano acconsentito.
Per quel che riguarda il risarcimento, “sono stati richiesti da parte della compagna, dei familiari e di uno sponsor di Hayden complessivamente circa 15 milioni di euro di danni e dal punto di vista civilistico se ne occupa l’assicurazione, con l’Rc auto che copre fino a 6 milioni, un massimale a mio avviso congruo, considerando che si deve tenere conto del grado di responsabilità (in base al quale il danno riconosciuto andrà ricalibrato percentualmente: se per esempio fossero anche riconosciuti 15 milioni di danni, ma c’è da dire che di solito si spara alto per ottenere il giusto, il risarcimento avverrebbe sulla base di un’eventuale corresponsabilità per velocità non adeguata che difficilmente potrà superare un quarto del totale)”. Se invece, malauguratamente, il massimale dovesse essere sforato, spetterebbe all’automobilista accollarsi la differenza: “D’altra parte il ragazzo non ha nulla: aveva un lavoro ma dopo l’incidente non fu più nelle condizioni di proseguire”.
Poi c’è il procedimento penale: “La contestazione – dice l’avvocato del trentaquattrenne di Morciano – è di omicidio stradale e il procedimento sta seguendo il proprio caso. Anche in questo caso non c’è nulla di definitivo. E in questo caso non si parla di risarcimento perché per una precisa strategia processuale i soldi sono stati chiesti in sede civile. I congiunti di Hayden sono coinvolti solo nel processo civile, mentre in quello penale a chiedere la condanna c’è solo la Procura. Ora siamo in attesa di fissazione della nuova udienza”.
Il pubblico ministero che aveva chiesto una condanna a un anno e due mesi per l’automobilista, con il riconoscimento di tutte le attenuanti, aveva parlato di “due vittime dell’incidente”. Dello stesso avviso il difensore del giovane: “È stata una tragedia per Hayden e per i suoi, con una vita così bella bruscamente e prematuramente interrotta, ma, fatte le dovute proporzioni, anche per l’operaio che come tutti i giorni andava a lavorare e si è trovato davanti il ciclista senza poter far nulla per evitarlo. È evidente che il povero Hayden abbia saltato lo stop, peraltro mentre ascoltava musica con le cuffiette. Al nostro assistito viene contestata solo la velocità inadeguata: sarebbe andato a 78-79 all’ora quando il limite era di 50, per questo in sede penale è plausibile aspettarsi una condanna, seppur minima. Parliamo di un ragazzo mite, di paese, con una vita tranquilla, che non aveva mai preso nemmeno una multa per divieto di sosta. Un ragazzo che dopo essere finito su tutte le cronache avrebbe solo voluto sparire”.
A seguire un video sulla dinamica dell'incidente