Le lacrime sono una cosa seria. E che spinge. Soprattutto quando gli occhi, mentre fanno fatica a contenerle, si vedono davanti l'affetto di tutti davvero. E' appena successo a Aleix Espargarò. Da solo, seduto su uno sgabello col suo casco a fianco. E davanti, appunto, tutti quegli avversari che hanno scelto di esserci, nella consapevolezza che quello che avrebbe avuto da dire sarebbe stato in qualche modo anche doloroso. Aleix Espargarò ha scelto di dire basta. E ha scelto la sua Barcellona per farlo sapere. Per togliersi un peso. Per spalancare definitivamente le porte al mercato di Aprilia. Dentro quegli occhi, insieme alle lacrime e all'immagine riflessa di tutti quelli che erano lì (quasi più commossi di lui) anche i ricordi di una vita intera passata nel motomondiale. E' il veterano. E' il punto di riferimento. Forse non ha raccolto abbastanza per tutti gli anni in cui è stato lì, ma ha firmato una storia che resterà unica e irripetibile: quella di Aprilia, il marchio che s'è fatto famiglia e che dal non vincere mai è arrivato, anche grazie a Espargarò, a giocarsi i titoli mondiali.
"Ho deciso di ritirarmi a fine anno" - L'ha detto secco così. Poi, dopo una lunga pausa e con la voce un po' spezzata, è andato avanti. "La mia carriera è stata strana, ho fatto tantissime cose - ha aggiunto - non mi aspettavo di esserci così a lungo, sono orgoglioso. Ho commesso anche tanti errori e forse senza quelli avrei raccolto di più. La testa oggi mi dice che sono ancora veloce, ma il cuore mi dice che è arrivato il tempo per la mia famiglia. Io ho sempre corso con il cuore più che con la testa e è giusto che anche adesso ascolti il mio cuore". Parole sincere, forti, sa uomo e padre che è consapevole di dover aprire un capitolo nuovo. parole che hanno preceduto la lunga fila di ringraziamenti e una chiosa che ha commosso lo stesso Aleix e l'intera sala stampa: "Ho cercato sempre di essere il migliore possibile e ringrazio per tutto quello che ho potuto vivere"
In Aprilia lo chiamano il Capitano. E probabilmente è questo il nome che si porterà dietro per sempre. Perché è chiaro che resterà legato con Noale, come collaudatore prima, e come manager o qualcosa del genere poi. Quella A è un tatuaggio (se l'è fatto davvero, insieme alla scritta Capitano), ormai. Per molti di noi, però, Aleix Espargarò è “quello che c’era”. Perché c’era quando Valentino Rossi ha vinto per l’ultima volta un titolo mondiale, c’era mentre Marc Marquez lo scalzava diventando il re indiscusso. C’era pure – anche se in quell’anno era tornato in Moto2 – mentre Marco Simoncelli se ne andava per sempre a Sepang. C’era quando i grandi della fase più gloriosa della MotoGP dicevano basta e c’era mentre tutto cominciava a cambiare. C’era a tal punto che a volte – se siamo onesti dobbiamo ammetterlo – ci siamo chiesti perché ci fosse. Il perché, poi, lo ha spiegato lui quando aveva già l’età in cui gli altri appendono il casco al chiodo: l’Aprilia, la sua Aprilia, cresciuta, fino a vincere, fino a giocarsi titoli mondiali. Mentre lui, Aleix Espargarò il Capitano, o “quello che c’era”, diventava un punto di riferimento per tutti. Tanto che in molto gli hanno chiesto di prendere il timone di qualcosa che fino a ora non c’è mai stato: una sorta di sindacato dei piloti.
Per capire se quello sarà o meno il suo ruolo ci sarà tempo. Oggi, invece, è stato il tempo di un annuncio. Da dare al Montmelò, sul circuito in cui ha mosso i primi passi e in cui, come ha detto lui stesso, ha vissuto la gioia più grande della sua carriera: vincere con l’Aprilia e avendo un’altra Aprilia dietro. C’è chi dice che da tempo meditasse di smettere, per dedicarsi all’inseparabile famiglia e alla passione di una vita: il ciclismo. C’è pure chi dice che l’incidente avuto lo scorso anno dal fratello Pol a Portimao avesse fatto entrare nella sua vita quella paura che ti fa chiedere chi te lo fa fare. E ora c’è pure chi dice che questa decisione annunciata così in fretta sia stata, in realtà, l’ultimo grande atto d’amore per Aprilia: liberare un posto sulla sella della RS-GP ufficiale per fare spazio a un giovane campione. Quel giovane campione potrebbe essere Jorge Martin, che di Aleix Espargarò è una sorta di figlioccio e che ha pure lo stesso manager, Albert Valera. E forse non è un caso se oggi, nella sala stampa di Barcellona, Jorge Martin era seduto in primissima fila, proprio a fianco a Carmelo Ezpeleta, e con gli occhi che hanno fatto fatica a contenere le lacrime.
Tra i “i si dice”, però, non c’è la spiegazione di ciò che è scattato davvero nella mente di un uomo, un padre, che ha dato tanto, ha avuto tanto e che, adesso, sente di non poter più avere e dare abbastanza a un mondo che sta cambiando tantissimo e anche in fretta. La consapevolezza he chi è stato protagonista di un vecchio corso non potrà esserlo, se non in un ruolo differente, anche di un nuovo corso. E che non c’è più niente da chiedere a una storia sportiva che è già pazzesca così.