Sebastian Vettel promuove l’inclusività, Lando Norris parla spesso di salute mentale, Lewis Hamilton si schiera contro il razzismo. I cambiamenti della Formula 1 non passano solo attraverso la nuova proprietà e nei nuovi regolamenti, spesso sono dovuti a piloti sempre più impegnati in tematiche sociali. Prese di posizione che, com’era prevedibile, sono arrivate ad infastidire il nuovo presidente FIA, Mohammed Ben Sulayem, il quale ha recentemente dichiarato che i piloti dovrebbero pensare a correre e basta. La sensazione è che, in risposta, riceverà un grosso dito medio dai piloti, i quali nonostante una vita passata nelle contraddizioni del circus non hanno nessuna intenzione di rinunciare al proprio pensiero.
Lo ha detto chiaramente Sebastian Vettel intervistato da Attitude, rivista britannica che negli anni è diventata un riferimento per il mondo gay. In copertina sul numero estivo, il tedesco ha discusso a lungo sull’argomento: “Penso che negli ultimi dieci, quindici anni ci sia stato un progresso incredibile in termini di inclusione in Formula 1. Si comincia a capire che siamo tutti persone, tutti abbiamo sentimenti. Non è perché c’è chi pensa alla vecchia maniera che dovremmo trattare le persone diversamente. penso che il mondo in questo senso sia andato avanti e che anche la Formula 1 abbia fatto la stessa cosa”.
Da qui, il pilota dell’Aston Martin lancia una riflessione: “Non importa che sia uomo, donna, gay, o che faccia parte in una qualsiasi maniera della comunità LGBTQ+, penso che chiunque oggi sarebbe il benvenuto in Formula 1. In passato probabilmente c’era molta paura di fare coming out a causa del mondo in cui viviamo, semplicemente non era popolare o accettato. Ora la gente ti direbbe ‘e allora? che c’entra? che persona sei?’. Penso che le cose stiano cambiando in meglio, c’è ancora tanto da fare e a molta gente dovrà cambiare mentalità, ma spero che in futuro vivremo in un mondo migliore”.
Vettel parla anche delle svariate occasioni in cui ha vestito i colori della comunità LGBT durante i Gran Premi, anche in questo caso aprendo una voragine di polemiche: “Dopo aver indossato i colori arcobaleno ho ricevuto solo commenti positivi. Che si trattasse delle scarpe, del casco o di altro le persone erano felici di quello che stavo facendo. È solo un piccolo gesto per esprimere la mia solidarietà con chi soffre a causa delle discriminazioni che è costretto a subire”.
Parole che, ancora una volta, vanno a cozzare con un calendario fatto di paesi poco tolleranti - se non addirittura ostili - al tema dell’inclusività.