Niente di rosso addosso, solo un abito scuro ben più adatto al luogo: un’aula dell’Università di Bologna. Gigi Dall’Igna, al tavolo dei relatori del convegno “Lo sport motociclistico tra valori e diritti” se ne sta seduto a ascoltare con la solita aria di quello che sembra non sapere che sono quasi tutti lì solo per lui. Ascolta, prende appunti e alza su gli occhi solo quando, da fuori, si sente una moto che spezza il brusio del centro di Bologna: è una Ducati, il suono del Desmo è inconfondibile. Figurati se confonde Gigi Dall’Igna. Accenna un sorriso, poi ributta gli occhi sugli altri relatori: Jorge Viegas, il presidente della FIM, Giovanni Copioli, il presidente della FMI, Franco Uncini, l’ex campione del mondo e ex responsabile della sicurezza nel motomondiale e la professoressa Elena Zucconi Galli Fonseca, che questo convegno l’ha voluto. Con Gigi Dall’Igna che, vuoi o non vuoi, è il cross perfetto tra il mondo accademico e quello del motorsport: non un uomo di sport prestato all’università, ma un uomo di scienza prestato al motorsport. L’ha detto, senza dirlo, anche nel suo intervento, prima di rispondere alle domande degli altri relatori e degli studenti in aula e prima di concedersi, a lavori finiti, a selfie e autografi, oltre che a qualche consiglio e alle domande di noi di MOW che, manco a dirlo, eravamo lì…
Tanti ragazzi, dopo aver ascoltato, sono venuti a chiedere un consiglio sul percorso da seguire, magari per ricalcare la sua strada…
Sì e mi fa molto piacere. I consigli, però, sono gli stessi che darebbe qualsiasi padre. Studiare, credere nei sogni e trovare la forza di inseguirli davvero, perché è l’unico modo per raggiungerli. E’ l’unica strada possibile per qualunque cosa si vuole fare nella vita, che sia l’ingegnere in MotoGP, o il pilota o qualsiasi altro ruolo in qualsiasi altro settore. E comunque la chiave di tutto è essere aperti. Io, ad esempio, non pensavo mica che il mio futuro sarebbe stato nelle moto da corsa. Mi ci sono trovato, subito dopo la laurea, e me ne sono innamorato. L’ho capito solo mentre succedeva che era esattamente ciò che volevo
E adesso Gigi Dall’Igna è il riferimento per tutti…
Non lo so se sono il riferimento. Di sicuro ci metto tanta passione, tanto impegno e anche tanto studio perché sarà pure una frase fatta, ma di studiare non si finisce mai davvero
Conta più il talento o il genio?
Il talento da solo non basta e non può bastare e anche di un genio non saprei cosa farmene. Conta l’insieme. In Ducati, ad esempio, ogni vittoria è di tutti e ogni insuccesso è di tutti. Il genio, per sua stessa natura, lavora da solo e per se stesso e non è quello che serve, soprattutto nel motorsport. Conta la capacità di mettersi insieme, magari coordinati da qualcuno che riesce a amplificare i talenti e ammorbidire i difetti. E poi, come ho detto poco fa, conta mettersi in gioco su tutto e conta, soprattutto, studiare.
Compresi i regolamenti?
Soprattutto i regolamenti. A volte mi chiedo se sono l’unico che li legge. In MotoGP non ci sono troppe regole, ma studiarle bene significa riuscire a lavorare al limite. E’ quello che faccio, anzi, è quello che facciamo, perché Gigi Dall’Igna mica è solo: sono contornato di gente, spesso giovane, preparatissima e piena di entusiasmo.
Sono malizioso se ci leggo una velata polemica verso “le guerre” che spesso gli altri costruttori fanno contro le tante innovazioni di Ducati, sia in MotoGP che in Superbike?
Non sei malizioso, ma non la definirei velata polemica. E’ così e alla fine va anche bene così. Però penso che lavorare sul filo delle regole, interpretarle, andare a individuare margini di lavoro sia un po’ un modo per accelerare il futuro. No? Non ho problemi a ammettere che sì, sono uno che cerca di lavorare sul filo delle regole, ma non mi sembra una cosa così terribile. Oggi mi hanno chiesto se preferirei regolamenti più articolati o più snelli, ma mi viene da rispondere che li preferirei solo più chiari, così da non dover stare sempre lì a ridiscutere a cose fatte.
Come per l’abbassatore vietato in MotoGP dal prossimo anno o i giri tolti alla Panigale in Superbike…
Ci adegueremo anche alle nuove regole. Lavorare sul filo non significa trasgredirle o pretendere di trasgredirle. Noi vogliamo essere nelle regole, ci mancherebbe, e quindi, ora che ne hanno messe di nuove, agiremo di conseguenza.
Invece, venendo più strettamente alle corse, cosa manca a Ducati?
Cosa manca non lo so, ma di sicuro qualcosa manca sempre. E’ un po’ nell’indole di chi vive di competizioni cercare sempre qualcosa da migliorare.
Oggi ha parlato della possibilità di un Team di Moto3, è il nuovo sogno?
E’ qualcosa che servirebbe, magari per crescere piloti che abbiano da sempre il dna Ducati, ma non significa che lo stiamo facendo o che lo faremo a breve. Però mi piacerebbe, anche se in parte la nuova politica di Ducati è comunque quella dei giovani da crescere in seno al marchio, pur non avendo una squadra in Moto3. Sono anni, ormai, che portiamo piloti in Ducati dalla porta delle squadre satellite, con la prospettiva di farli arrivare nella squadra ufficiale.
E’ quello che è successo con Pecco Bagnaia…
Con Pecco e non solo, visto che Danilo Petrucci, Jack Miller e pure Enea Bastianini hanno seguito lo stesso percorso. Lavorare con piloti giovani è più facile e più appagante e, quando poi si è creato un rapporto in cui ci si capisce, diventa anche tutto più stimolante.
Significa che non vedremo mai Marc Marquez su una Ducati o comunque un campione già fatto da mettersi in sella con un colpaccio di mercato?
Il futuro non si può prevedere mai, ma per adesso la strada scelta da Ducati è questa e non mi sembra che non sia quella giusta
A Le Mans Ducati ritroverà anche l’ex giovane Danilo Petrucci…
E’ un uomo Ducati e con lui ci siamo sempre sentiti, soprattutto ultimamente per quanto riguarda la Superbike. E’ un piacere riaverlo con noi, anche se l’occasione è data dall’infortunio di Enea per il quale, chiaramente, sono dispiaciuto.
Come sta?
Sta progressivamente migliorando. Purtroppo, come già noto, non sarà a Le Mans, ma i medici ci dicono che la situazione sta volgendo al meglio e speriamo di poterlo avere nel box prima possibile.
A posteriori, siete pentiti di non aver spinto per l’intervento chirurgico alla spalla dopo l’infortunio di Portimao?
No che non lo siamo. Ognuno deve fare il suo mestiere e se i medici hanno detto che era meglio non operare evidentemente avevano le loro buone ragioni, se serve più tempo aspettiamo più tempo. Il bene del pilota viene prima di tutto.
Il GP di Francia sarà anche la prima volta di un’altra sua creatura. Emozionato?
Sì, ci sarà il primo Gran Premio di MotoE della stagione dove debutteranno le nostre Ducati elettriche e quindi quell’emozione di quando qualcosa sta per accadere la prima volta c’è come è giusto che ci sia. Però siamo tranquilli, non c’è nervosismo, siamo certi di aver fatto un gran bel lavoro, con tanti test e tanto studio, e non mi aspetto colpi di scena in negativo.
Tornando ai cavalli che fanno rumore e alla MotoGP, cosa ha lasciato Jerez a Gigi Dall’Igna?
Probabilmente la consapevolezza che abbiamo fatto la nostra migliore gara in assoluto. Pecco è stato straordinario, praticamente perfetto
Per il modo di gestire e di andare a attaccare Brad Binder, qualcuno ha paragonato Pecco Bagnaia a Valentino Rossi. Gigi Dall’Igna è d’accordo con questo paragone?
Non sono mai d’accordo con i paragoni, perché ogni pilota è unico. Pecco Bagnaia non è Valentino Rossi, ma a noi va bene così. Cioè, fammi essere più preciso altrimenti poi diventa facile fraintendere: Pecco non è Valentino perché è già Pecco, è già campione del mondo e è già quello che serve. Noi di Ducati dobbiamo essere bravi a metterlo in condizione di vincere ancora altri titoli, proprio come ha fatto Valentino Rossi che ne ha vinti più di uno.
A proposito di titoli, Ducati è campione del mondo anche in Superbike con Alvaro Bautista e da come è iniziata la stagione ci sono tutte le premesse per ripetersi. Quanto danno fastidio le tante polemiche sul rapporto tra peso della moto e peso del pilota?
Alvaro e Ducati vincono perché vanno più forte. Comunque adesso siamo già al secondo step di riduzione dei giri motore in Superbike, quindi credo che anche questa storia del peso finirà, visto che avremo ancora meno potenza.
Abbiamo parlato di MotoGP, abbiamo parlato di Superbike, manca solo di parlare di un pilota che, da quanto si dice in giro, potrebbe tornare in uno dei due mondiali proprio con Ducati: Andrea Iannone. Può ancora dire la sua?
E’ un grande talento e sono convinto che potrebbe dire la sua. Tornare in un mondiale, però, non è semplice, anche se è quello che gli auguro. Forse in Superbike potrebbe essere meno difficile e di sicuro a noi di Ducati piacerebbe saperlo su una delle nostre moto. Ma al momento non ho molto da dire su questo.
Nemmeno che sarebbe un “dispetto simpatico” nei confronti dei rivali italiani di Aprilia che lo hanno aspettato così a lungo?
Ma no, non mettermi in bocca cose che non ho detto e non direi (il sorriso, però, dice più delle parole, ndr)