Non è uno che parla moltissimo e quando lo fa tende a giocare più le carte dell'ironia e dello scherzo, lasciando agli altri le menate più serie. Questa volta, però, Jack Miller ha deciso di suonare la sveglia a tutti, con una mitragliata che in un primo momento (come hanno titolato molte testate internazionali) è sembrata all'indirizzo di Marc Marquez, ma che poi s'è rivelata essere un po' per tutti. Il pilota della KTM, reduce dal podio della Sprint e dal sesto posto del GP di Germania, non c'è andato proprio liscio: "I piloti sono pagati per guidare. Invece qui tanti pensano di essere principesse e non fanno altro che lamentarsi delle moto".
Il riferimento, è chiaro, è a tutti quei colleghi che sembrano essersi ormai arresi allo strapotere delle Ducati e che invece di puntare tutto sul lavoro preferiscono sparare a zero sulle moto che guidano. Non che i problemi, soprattutto nel caso di Honda e Yamaha, non siano evidenti, ma Jack Miller ci tiene a ribadire che i profumati stipendi messi in tasca dovrebbero bastare, da soli, ad avere atteggiamenti un po' più aziendalisti. Solo che lui lo dice da sopra una moto che, tutto sommato, il passo delle Ducati riesce in qualche frangente anche a tenerlo. Le Ducati vanno forte - ha tuonato - su questo non ci sono dubbi, ma noi di KTM siamo gli unici che non si lamentano delle nostre moto e che cercano davvero di fare qualcosa per renderle migliori. Li prenderemo. Tutti gli altri sembrano sapersi solo lamentare delle loro moto che fanno schifo".
Il riferimento a Marc Marquez, ammesso che ci sia, diventa un po’ più evidente subito dopo, quando Jack Miller aggiunge: “Ti pagano per guidare, non per fare la fottuta principessa e lamentarti della tua moto. La verità è che molti piloti quando sono arrivati hanno preteso i loro uomini, snaturando le squadre (proprio come ha fatto Marc Marquez, che ha voluto in Honda solo tecnici di sua fiducia), ma ora sembrano fottuti e nessuno vuole fare niente di più che dire che la propria moto è inguidabile”. Miller, però, come già accennato, sembra dimenticare che lui, così come Binder, guida una KTM e che, tutto sommato, la sua moto è l'unica che riesce un po' a tenere testa alle Ducati.
“Lo spavento del primo giro è stato il mio unico brutto momento in tutta la gara - ha concluso l'australiano - Ho guidato nei miei limiti e ho cercato di spingere nel finale per accorciare il gap su Marini. Ma era troppo tardi. Abbiamo avuto un ritmo decente per tutto il fine settimana, ma ci sono mancati quei primi due giri. Un decimo qua, un decimo là e le Ducati davanti sono soprattutto capaci di trovare quel piccolo ritmo in più e poi dare gas. Ho chiuso in mezzo a un enorme panino Ducati, ma la mia squadra sta lavorando alla grande e sfidare queste Ducati è fottutamente bello”.